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A cento anni dalla nascita di Maria Lai, tre mostre celebrano la sua arte
Il gioco, la poesia, il filo cucito e l’arte ambientale: i grandi temi dell’opera di Maria Lai protagonisti delle mostre che la vedono protagonista a 100 anni dalla sua nascita.
Tenendo per mano il sole al Maxxi di Roma, Trama doppia. Maria Lai, Antonio Marras a Palazzo Lanfranchi a Matera, Tenendo per mano l’ombra e Lente sul mondo alla Stazione dell’Arte di Ulassai, in Sardegna. Sono alcune delle mostre che, come tanti tasselli di un grande collage, raccontano la libera creatività della figura di Maria Lai (1919-2013) a cento anni dalla nascita, affascinante e complessa, grande artista sarda che diceva di sé: “Io sono una bambina che gioca, una capretta ansiosa di precipizi. Ascolto il silenzio sospesa tra cielo e terra”.
Chi è Maria Lai
Considerata oggi la più internazionale degli artisti della Sardegna, Maria Lai nacque a Ulassai nel 1919. Amava tanto la poesia e credeva nel potere salvifico dell’arte. “Ogni poesia – diceva – dovrebbe essere un invito a stare insieme in pace”. Le piaceva il poeta Federico García Lorca, che “con i suoi versi come questi ‘Signore strappami al suolo perché io possa volare con il vento verso le stelle bianche’ ci può aiutare a capire come trovare poesia”.
L’arte è comunicazione tra un essere umano e l’infinito. L’arte sembra niente ma è necessaria come l’aria.Maria Lai, artista
La principale fonte d’ispirazione della sua arte sono i miti e le leggende sarde arcaiche. Dopo aver studiato all’Accademia di Venezia con lo scultore Arturo Martini ed essersi trasferita a Roma, ritorna alla sua terra d’origine e da lì nascono i progetti dei telai, delle geografie, dei cosiddetti Libri cuciti e i primi esperimenti di land art, arte ambientale, come Legarsi alla montagna nel paese di Ulassai e Essere e tessere ad Aggius. Mancata nel 2013, ha continuato a creare fino alla fine, ultranovantenne con lo spirito e lo stupore di una bambina che si affaccia a scoprire il mondo.
Dio ci lascia soli nel mondo poi si nasconde e noi passiamo la vita a cercarlo come fosse un gioco.Maria Lai, artista
In anni recenti la fama internazionale di Maria Lai è letteralmente esplosa e si susseguono grandi mostre a lei dedicate: nel 2017 alla Biennale di Venezia e a Documenta 14 ad Atene e Kassel. Nel 2018 Il filo e l’infinito a Palazzo Pitti a Firenze e A proposito di Maria Lai a Milano alla M77 Gallery dove è stato presentato il libro sulla sua opera Arte e Relazione di Elena Pontiggia. Quest’anno in occasione del centenario della nascita, a Roma il Maxxi le ha dedicato una grande retrospettiva dal titolo Tenendo per mano il sole.
La mostra al Maxxi di Roma
Tenendo per mano il sole al museo Maxxi di Roma aperta fino al 12 gennaio 2020 è il titolo della mostra e della prima fiaba cucita di Maria Lai. Contiene molti degli elementi tipici della sua ricerca: la poesia, il linguaggio e la parola; l’universo delle sue geografie evocata dal sole; la vocazione pedagogica del “tenere per mano”.
Ci sono oltre 200 lavori, tra cui i famosi libri cuciti e i telai e le sculture. Il percorso si snoda attraverso cinque sezioni, che prendono il nome da citazioni o titoli di sue opere: Essere è tessere. Cucire e ricucire, in cui il filo di tele e telai rappresenta simbolicamente l’idea di trasmissione e comunicazione; L’arte è il gioco degli adulti. Giocare e raccontare raccoglie i giochi dell’arte, riletture di giochi tradizionali con cui ribadisce il ruolo fondante della creazione nella società e del gioco come mezzo per conoscere se stessi e per imparare a relazionarsi con l’altro; Il viaggiatore astrale. Immaginare l’altrove raccoglie la serie delle geografie, mappe astrali visionarie e fantastiche che delineano costellazioni, chimere e infiniti universi immaginari; L’arte ci prende per mano. Incontrare e partecipare illustra le sue opere partecipative, Come Legarsi alla montagna, la performance realizzata nel 1981, considerata il primo episodio di arte relazionale in Italia, un intervento ispirato a un’antica leggenda locale, con cui Maria Lai riesce a coinvolgere tutta la popolazione del paese di Ulassai.
Ogni sezione è accompagnata dalla voce di Maria Lai attraverso un montaggio di materiali inediti realizzati dal regista Francesco Casu. Tenendo per mano il sole, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, è realizzata in collaborazione con Archivio Maria Lai e Fondazione Stazione dell’Arte, con il patrocinio del Comune di Ulassai e il sostegno di Fondazione di Sardegna.
A Matera, Trama doppia
A Palazzo Lanfranchi, nell’ambito degli eventi di Matera capitale della cultura 2019, la mostra Trama doppia. Maria Lai, Antonio Marras, fino all’8 marzo 2020, presenta opere tessili, in ceramica e lavori installativi di produzioni della grande artista sarda e del celebre stilista suo conterraneo. Ideata da Marras con Francesco Maggiore, la mostra è un poetico e sorprendente dialogo tra i due autori in un percorso di oltre trecento opere selezionate dagli archivi di entrambi, con lavori inediti di Maria Lai e opere realizzate a quattro mani.
Dice Marras di lei: “È stata una compagna di viaggio, una musa, un’amica geniale affettuosa e custode dell’anima“. Oltre alla comune identità sarda, ci sono profonde radici, sia concettuali, sia affettive che li legano. Entrambi hanno lavorato, ad esempio, sul tema dello scarto, del frammento, che dà nuovo valore agli oggetti. E Maria Lai, soprattutto, è stata la prima persona ad aver sostenuto le opere di Marras.
La Stazione dell’Arte a Ulassai
Ulassai, il piccolo paese d’origine di Maria Lai tra i monti dell’Ogliastra, è oggi un centro culturale rinomato per via della Stazione dell’arte, il moderno Museo d’Arte Contemporanea che rappresenta il punto di arrivo dell’ambizioso progetto da lei coltivato per oltre trent’anni. Un lungo viaggio, partito nel 1981 dal magico evento Legarsi alla montagna, che ha avuto come protagonista l’intera comunità locale, nel quale tutte le case del paese e le montagne circostanti, ispirandosi ad un’antica leggenda locale, sono state legate con un nastro celeste lungo ventisette chilometri. Una performance ambientale di grande valore che ha aperto la strada all’arte relazionale in Italia, capovolgendo il tradizionale rapporto fra autore e spettatore dell’opera, trasformando il pubblico nel vero artefice dell’atto artistico.
La Stazione dell’arte occupa i tre caseggiati della vecchia stazione ferroviaria poco fuori del paese, su un piano che domina la vallata sottostante e si affaccia sui suggestivi tornanti che portano a Jerzu. Gli spazi accolgono circa centocinquanta opere donate dall’artista realizzate con tecniche e materiali diversi come terrecotte, telai, ceramiche, tele e libri tessili. Aperta anche ad altre discipline artistiche come la musica e il teatro, il museo e la fondazione si impegnano, inoltre, in un importante lavoro di educazione alla lettura delle opere d’arte. In corso attualmente ci sono due mostre con una selezione delle opere di Maria Lai a tema: Tenendo per mano l’ombra e Lente sul mondo, fino al 22 marzo 2020.
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