Abbiamo intervistato Mariangela Cassano, la nuova presidente di ActionAid Italia, per chiederle quali saranno le priorità che guideranno il suo operato.
C’è una onlus che lotta contro la povertà, la violenza e le ingiustizie in tanti modi. Mentre scriviamo per esempio è impegnata a costruire una mensa scolastica in Etiopia, rimettere in sesto sette scuole nella Repubblica Democratica del Congo dotandole di materiale didattico e servizi igienici, proporre attività educative e artistiche ai ragazzini che vivono nell’hinterland milanese, sviluppare il turismo locale in Myanmar e decine di altre iniziative disseminate ai quattro angoli del pianeta, Italia compresa. Questa onlus si chiama ActionAid, ha tagliato il traguardo del mezzo secolo di storia (è stata infatti fondata nel Regno Unito nel 1972) e lavora in 45 paesi. Nel 2021 ha incassato 48,1 milioni di euro da reinvestire nei suoi 177 progetti, anche grazie al sostegno di oltre 120mila donatori stabili.
In Italia sarà presieduta per il triennio 2022-2025 da Mariangela Cassano, professionista nel campo della comunicazione, del networking e delle relazioni pubbliche e istituzionali, in particolare nell’organizzazione di eventi e nella comunicazione digitale. Oltre ad aver lavorato per Federparchi e Fondazione Symbola, ha vent’anni di esperienza nel campo della formazione e cura rubriche per diversi magazine, focalizzandosi soprattutto su empowerment femminile, cultura e sostenibilità. L’abbiamo intervistata.
Quali saranno le priorità del triennio alla guida di ActionAid? Quattro le parole che guideranno il mio operato: fiducia, coraggio, potere collettivo e inclusione. Nei prossimi tre anni di mandato mi dedicherò al rafforzamento della federazione internazionale, alla promozione e valorizzazione dei progetti e delle esperienze che realizziamo sul territorio nazionale e all’allargamento della rete delle alleanze con soggetti pubblici e privati, anche allo scopo di migliorare la partecipazione di cittadini e cittadine per renderli protagonisti di grandi cambiamenti collettivi. Credo molto nella forza delle comunità, e apprezzo molto le attività che ActionAid sta svolgendo in Italia. Per questo motivo nei prossimi mesi andrò in visita dai gruppi di lavoro nelle diverse regioni italiane, tant’è che mi sono definita “la presidente con la valigia”.
Grazie a tutti coloro che ieri sono passati a trovarci nelle piazze di tutta Italia per sostenere l'iniziativa Dream Book. Grazie al vostro supporto garantiremo l'istruzione ai bambini del Distretto di Nanumba in Ghana, costruendo una scuola elementare.https://t.co/3RBojhaV2Y
ActionAid è molto conosciuta per i suoi progetti nei paesi del sud del mondo, ma in realtà è attiva anche in Italia. Su quali temi vi focalizzate nel nostro territorio?
ActionAid in Italia promuove spazi di confronto aperto e informato tra cittadini e cittadine e tra loro e le istituzioni perché al centro della nostra azione c’è la qualità della democrazia, una condizione in cui tutti possano godere a pieno dei propri diritti, reclamarli e promuovere un cambiamento positivo che sia a beneficio della propria comunità. Questo, da parte nostra, significa lavorare quotidianamente su alcuni temi che per noi sono prioritari. È il caso dei diritti delle donne e del lavoro svolto per prevenire e contrastare la violenza in ogni sua forma, sia attraverso programmi avviati sul territorio, sia chiedendo alle istituzioni risposte efficaci e cambiamenti a livello legislativo, dove ancora mancano le tutele necessarie. Un altro fronte dell’impegno di ActionAid nel nostro paese riguarda la prevenzione e il contrasto alla povertà, in particolare ci rivolgiamo ai bambini in età scolastica e ai giovani dei quartieri più periferici o in situazioni di marginalizzazione sociale. Infine, nei nostri interventi volti a una cittadinanza inclusiva lavoriamo per contrastare l’esclusione sociale favorendo l’integrazione delle persone in arrivo da altri paesi. Migranti economici, rifugiati e richiedenti asilo: non facciamo distinzione tra chi scappa dalla fame, dalla guerra o parte alla ricerca di una vita migliore. Vogliamo per tutti una società solidale e accogliente che metta al centro i diritti umani delle persone.
ActionAid ha preso posizione per lo ius scholae, uno dei temi caldi della campagna elettorale. Perché la riforma della cittadinanza è così importante?
In Italia abbiamo più di 870mila ragazzi e ragazze che frequentano la scuola ma che non sono riconosciuti come cittadini italiani. Di fatto non sono uguali ai loro compagni e quando diventano maggiorenni non possono votare, venendo privati di alcuni diritti che vorremmo invece veder loro garantiti. Non siamo solo noi di ActionAid a sostenerlo ma, secondo un sondaggio che abbiamo commissionato a Quorum/Youtrend la scorsa primavera, circa 6 italiani su 10 sono a favore della attuale proposta sullo ius scholae: un fronte ampio di consensi che va oltre le appartenenze partitiche. Per questo motivo ActionAid ha preso posizione per lo ius scholae sostenendo le richieste della Rete per la riforma della cittadinanza, una task force composta da associazioni, ong e attiviste/i provenienti da tutto il territorio nazionale per promuovere l’approvazione di una nuova legge di cittadinanza che migliorerebbe in maniera significativa la qualità della vita di molti minori. Si tratterebbe inoltre della prima modifica strutturale a una legge, la 91 del 1992, che ormai risulta superabile perché il paese è profondamente cambiato in questi trent’anni. Ad oggi la riforma non è ancora divenuta realtà, ci auspichiamo lo diventi con la prossima legislatura.
In Italia, il terzo settore sta riuscendo a trovare i giusti spazi nei media e nell’agenda politica?
Lo spazio riservato al terzo settore è sempre troppo poco, rispetto alle reali esigenze del paese. La politica dovrebbe ridare centralità al ruolo della società civile e ascoltare con più attenzione le sue istanze. Noi come ActionAid diamo grande valore al concetto di partecipazione e di attivismo civico: sosteniamo le persone a rivendicare i propri diritti per influenzare la politica verso un cambiamento positivo per la comunità. Il panorama dei media è altrettanto complesso: trovano spazio temi che sono già al centro del dibattito o che sono guidati dall’agenda politica e che quindi sono già di per sé notiziabili. Ci sono però altre questioni altrettanto urgenti e importanti che sono purtroppo ai margini del dibattito politico e mediatico e che quindi rimangono nell’invisibilità. Penso a problemi che riguardano il nostro paese ma anche il resto del mondo, che è sempre percepito come troppo lontano da noi. Ritengo quindi che si debba fare un passo in avanti per superare qualsiasi rigidità, classificazione e incomprensione. Ciascuno deve fare uno sforzo maggiore, assumendoci tutti – politica, società civile e media – l’impegno culturale di ragionare insieme per trovare soluzioni partecipate ai problemi esistenti, collaborando per poter espandere su tutto il territorio nazionale in ottica intergenerazionale uno sviluppo sociale equo, che riduca le diseguaglianze.
Lei è founder della community Dea – #donnecheammiro ed è stata scelta da Startup Italia tra le Unstoppable Women. Sappiamo che, anche in Italia, la parità di genere ha fatto grandi passi indietro per la pandemia. Come si può affrontare questo problema?
Le donne sono la componente della società che vivono ancora in condizioni di incertezza, fragilità e vulnerabilità, nonostante siano anche le risorse più promettenti per creare un futuro più democratico e prospero. Per questo è necessario abbattere con forza le cause strutturali e culturali che impediscono il superamento di diseguaglianze, conflitti e risentimenti.
Per far sì che questo accada si deve intervenire sull’autonomia delle donne, che passa attraverso l’occupazione e la disponibilità di un adeguato ventaglio di azioni a supporto della conciliazione vita/lavoro. Le donne possono essere il principale cardine su cui sviluppare resilienza e resistenza, oltre che partecipazione e attivismo. Esse possono essere le vere interpreti di una rigenerazione, in ottica più inclusiva e intersezionale. Tuttavia, la sfida della equità di genere può essere affrontata soltanto se saremo uniti uomini e donne insieme.
Con l’esperienza della community #donnecheammiro – con cui ho sin dalla nascita cercato di seminare speranza – ho potuto constatare che la soluzione ha due ingredienti fondamentali: il coraggio e il rispetto. Abbiamo bisogno di donne e uomini audaci che abbraccino la complessità dell’esistente per offrire una opportunità di futuro. Nel nostro paese sono tanti i movimenti, soprattutto al femminile, che si adoperano per il raggiungimento della gender equality, e credo che negli ultimi anni siano stati fatti importanti passi in avanti. Basti pensare alla certificazione di genere per le aziende. A proposito del rispetto, credo sia necessario cambiare la cultura, anche a partire dal linguaggio, che deve essere sempre più inclusivo e riguardoso delle diversità. Per concludere, credo che solo dalla presa in carico di responsabilità di ciascuno – uomini e donne – la storia può cambiare. Come diceva Abraham Lincoln, “il modo migliore per predire il futuro è crearlo”, e allora invito tutti a non fermarsi perché solo insieme potremo dar vita a un domani più equo.
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