Mario Paterlini. L’idrogeno è essenziale per la mobilità sostenibile del futuro

Parla il presidente del Gruppo idrogeno vettore energetico di Federchimica Assogastecnici: “La tecnologia è matura ma servono incentivi e infrastrutture”.

Per dare vita a una vera e propria economia dell’idrogeno è necessaria una combinazione di fattori tecnologici e istituzionali: incentivi, un quadro normativo più chiaro e un’accelerazione per la realizzazione di infrastrutture dedicate. Ne è convinto Mario Paterlini, presidente del Gruppo idrogeno vettore energetico di Federchimica Assogastecnici che nei giorni scorsi ha presentato “Hydrogen Experience”, un progetto che riunisce le buone pratiche del settore con l’obiettivo di sostenere il passaggio ad economie di scala che agevoleranno l’avviamento di un’economia basata su questo vettore.

Mario Paterlini, presidente del Gruppo idrogeno vettore energetico di Federchimica Assogastecnici © Lifegate

Che tipo di contributo può fornire l’idrogeno nel percorso verso la decarbonizzazione dei trasporti?
Un contributo essenziale. L’utilizzo dell’idrogeno non ha emissioni, genera acqua come prodotto di scarto e quindi contribuisce in modo importante alla decarbonizzazione. L’utilizzo dell’idrogeno aumenterà in maniera esponenziale nei prossimi anni e sarà probabilmente adottato in maniera sempre crescente nei vari segmenti della mobilità, sottolineando una volta in più la grande flessibilità operativa di questo vettore energetico.

Oggi l’idrogeno viene sempre più utilizzato nel trasporto pesante oppure su treni. Il suo sviluppo massivo sulle auto è una prospettiva realistica? Se sì, quali sono le tempistiche?
La tecnologia è disponibile e industrializzata. Esistono già, per capirci, le auto ed i treni ad idrogeno. I tempi per la sua diffusione saranno dettati da due elementi esterni alla tecnologia: in primo luogo, gli incentivi al settore che gli Stati decideranno di garantire; il secondo luogo, la realizzazione di infrastrutture per garantire i rifornimenti ai veicoli a idrogeno. È evidente che finché non si realizzerà un congruo numero di stazioni di rifornimento su tutta la penisola, non ci potrà essere mercato per le auto a idrogeno.

Con riferimento al settore automotive, quali sono i vantaggi di questo vettore rispetto all’elettrico puro?
Innanzitutto i tempi di ricarica, simili a quelli dei veicoli presenti oggi sul mercato; e poi l’autonomia di percorrenza, anche in questo caso vicina ai valori attuali. Questi aspetti, peraltro, non riguardano solo le automobili: si pensi ai mezzi pesanti, i cui costi sarebbero insostenibili se dovessero fermarsi tre o quattro ore per ricaricare le batterie ogni 300 chilometri percorsi. Sempre a livello mezzi pesanti, il minor ingombro dei serbatoi a idrogeno rispetto alle batterie assicura da un lato una maggiore capacità di carico merci dei mezzi e dall’altro un veicolo più leggero.

Quasi tutte le auto a idrogeno attualmente sul mercato sfruttano la tecnologia fuel cell. Sarà questa la soluzione principale anche nel prossimo futuro o si annunciano delle novità?
Al momento questa è la tecnologia più promettente. Perché è la sola a garantire l’acqua come unico scarto. Altre tecnologie per l’utilizzo di idrogeno nei trasporti, ad oggi, presentano problematiche tecniche che non le rendono competitive.

La presentazione di “Hydrogen Experience” lo scorso 12 giugno a Vairano © Assogastecnici

Chi nutre dubbi circa il ruolo futuro dell’idrogeno ne evidenzia il costo elevato e le difficoltà di trasporto e stoccaggio. Sono problematiche destinate a scomparire per effetto dell’avanzamento tecnologico?
Analogamente a quanto abbiamo visto in passato con il fotovoltaico e l’eolico, si prevede una diminuzione dei costi di produzione grazie all’aumento della potenza installata degli elettrolizzatori. Le difficoltà legate al trasporto e allo stoccaggio si ridurranno invece con l’avanzamento tecnologico e con la crescita della domanda, che renderà possibili nuove soluzioni tecnologiche come ad esempio la liquefazione, che già esiste a livello industriale. A livello di settore, ogni anno in Italia già eseguiamo numerose consegne di idrogeno in sicurezza: questo per sottolineare che la molecola idrogeno non è nuova, ma saranno nuove le applicazioni. Come per le fonti energetiche oggi in uso nella mobilità, penso ai combustibili fossili ma anche all’elettrico, sul tema sicurezza l’idrogeno presenta le medesime criticità che, trattandosi di molecola conosciuta e utilizzata da oltre un secolo, sono ben note e altrettanto ben gestite.

Cosa serve per dare vita a una vera economia dell’idrogeno, e in particolare di quello verde?
È necessaria una combinazione di fattori tecnologici e istituzionali. La filiera dell’idrogeno necessita un contesto normativo più chiaro, che agevoli investimenti privati e un piano nazionale per l’implementazione nell’industria e nei trasporti. Ad oggi sono stati stanziati dal Pnrr incentivi per coprire i costi in conto capitale che, tuttavia, non risultano ancora sufficienti per garantire la competitività dell’idrogeno e stimolare una domanda che ripaghi i costi. È quindi necessario il supporto pubblico anche sui costi operativi per la produzione di idrogeno e sui mezzi pesanti per stimolare la domanda, come già accade in alcuni paesi d’Europa.

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