Il 18 febbraio, poco prima delle ore 21:55 (ora italiana), il rover Perseverance della missione Mars 2020 della Nasa è atterrato su Marte, il pianeta rosso, dopo un viaggio di 203 giorni e 472 milioni di chilometri. Sceso a circa 1.500 km/h, una volta abbandonato lo scudo termico e aperto il paracadute, ha toccato il suolo in meno di due minuti, con successo. Pochi minuti dopo ha inviato al controllo missione le prime due immagini di Marte. “Questo atterraggio è uno dei momenti cruciali per la Nasa, gli Stati Uniti e l’esplorazione dello spazio a livello globale”, ha detto l’amministratore della Nasa, Steve Jurczyk. Il rover ora sarà sottoposto a diverse settimane di test prima di iniziare la sua indagine scientifica di due anni sul cratere Jezero.
Il rover è programmato per la ricerca di tracce di vita organica passata e nella raccolta di campioni di roccia che potranno essere recuperati in futuro da altre missioni. Con lui, al sicuro nella parte inferiore di Perseverance, c’è anche un piccolo elicottero-drone – Ingenuity – che servirà a testare per la prima volta le possibilità di volo in atmosfera marziana. L’arrivo della sonda partita ormai 6 mesi fa (era il 30 luglio 2020) suggella l’anno di Marte, dopo il successo delle missioni degli Emirati Arabi Uniti con Hope, e quella cinese con la sonda Tianwen-1.
Il programma Mars 2020 e il Mars sample return
La missione, della durata indicativa di almeno un anno marziano (ovvero 687 giorni terrestri), vedrà impegnato il rover nella ricerca di rocce che si sono formate o sono state alterate da ambienti che avrebbero potuto supportare la vita microbica nell’antico passato di Marte, oltre a rocce che possano aver preservato tracce chimiche di vita organica, le cosiddette “biofirme”. Verificherà inoltre la possibilità di produrre ossigeno a partire dalla CO2 marziana, come possibile supporto alle future missioni umane, oltre all’identificazione di altre risorse, come l’acqua nel sottosuolo.
Infine, spostandosi sul suolo marziano, perforerà e raccoglierà almeno 30 campioni di roccia e di regolite – lo strato di sedimenti che ricopre la superficie – incapsulandoli e memorizzandone la posizione, in modo tale che i campioni possano venire recuperati dalle prossime missioni, in particolare dalla Mars sample return a cui Nasa ed Esa stanno già lavorando.
Si tratta di una missione importantissima per lo studio del pianeta rosso e che spiana la strada a future spedizioni umane su Marte. Sono infatti passati quasi 20 anni dai primi rover (Spirit nel 2003 e Opportunity nel 2004), che ci diedero la conferma della passata presenza d’acqua nel pianeta. Il che ci fa supporre che possa esserci stata anche la vita organica, come la conosciamo, basata sul carbonio.
Anche gli Emirati Arabi su Marte con la sonda Hope
Lo scorso 10 febbraio invece è entrata in orbita marziana la sonda emiratina Hope, primo lancio di successo del paese arabo. Nei prossimi tre mesi Al Amal (speranza in arabo) si assesterà su di un’orbita stabile che le permetterà di scansionare e fotografare il pianeta rosso. Lo scorso 17 febbraio la sonda ha infatti inviato al controllo missione la sua prima immagine di Marte.
The transmission of the Hope Probe's first image of Mars is a defining moment in our history and marks the UAE joining advanced nations involved in space exploration. We hope this mission will lead to new discoveries about Mars which will benefit humanity. pic.twitter.com/TCM5yHTapH
L’obiettivo principale, come scrive Rainews24, rimane quello di monitorare la meteorologia e la climatologia marziana con tre strumenti scientifici: Emirs (Emirates Mars Infrared Spectrometer), uno spettrometro infrarosso pensato per lo studio degli scambi di energia che avvengono nella bassa atmosfera e che ne guidano la dinamica globale; Exi (Emirates Exploration Imager), una camera ad alta risoluzione che lavorerà alle frequenze visibili e ultraviolette e che sarà in grado di ottenere un dettaglio sulla superficie fino a 8 chilometri ed Emus (Emirates Mars Ultraviolet Spectrometer), uno spettrometro ultravioletto per lo studio delle specie chimiche negli strati più alti dell’atmosfera.
La cinese Tianwen-1 porterà un altro rover
Il cielo e i dintorni di Marte rimangono certo affollati, dato che a 24 ore dall’arrivo di Hope, anche la cinese Tianwen-1 è riuscita a inserirsi correttamente in orbita. Partita una settimana prima della “concorrente” americana, anche questa missione ha l’obiettivo di studiare l’atmosfera marziana e la superficie del pianeta, ovviamente alla ricerca di “biofirme” o della presenza di acqua, già confermata ai poli. La sonda è equipaggiata con un rover, il primo in casa cinese e l’unico dopo le missioni americane, che dovrebbe atterrare sul suolo marziano a maggio di quest’anno. Si tratterebbe di un successo per la Cina, dopo che la sonda Yinghuo-1, lanciata nel 2011, andò perduta con il fallimento della missione russa Phobos-Grunt, che non riuscì a immettersi in orbita e rientrò poi nel Pacifico nel gennaio 2012.
Si tratta solo dei primi, ma decisi passi, dell’esplorazione di Marte, ormai sempre più attiva e alla quale partecipano numerosi paesi, dall’India agli Stati Uniti, dalla Russia all’Europa, passando per la Cina. Nel 2022 è infatti prevista la missione ExoMars coordinata dall’Esa in collaborazione dellla Roscosmos Space Corporation, con l’obiettivo di determinare se c’è mai stata vita e comprendere meglio la storia dell’acqua sul pianeta. Una corsa al pianeta rosso dunque, che apre definitavamente la strada all’arrivo del primo uomo sul suolo rosso.
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