Almeno 213 persone sono state uccise nel giro di pochi giorni nel Darfur, regione del Sudan occidentale nel quale sono esplosi violenti scontri. Secondo il Coordinamento generale per i rifugiati e i profughi, alcuni villaggi della minoranza etnica Massalit sono stati attaccati da miliziani armati di tribù arabe, come rappresaglia dopo la morte di due loro membri.
Recent intercommunal violence in areas of West #Darfur, #Sudan has left scores of people dead.
The UN High Commissioner for Human Rights has called for an investigation and urged Sudanese authorities to prevent further violence.
Epicentro degli scontri nel Darfur le città di Krink e Geneina
Le violenze sono cominciate venerdì 22 aprile, e non si sono placate fino a mercoledì 28. Epicentro della contrapposizione è la città di Krink, abitata in prevalenza da Massalit. Ma gli scontri si sono propagati anche nel capoluogo del Darfur occidentale, Geneina. La giornata più sanguinosa è stata quella di domenica 24, con ben 201 morti e 13 feriti, secondo quanto indicato dal governatore della regione Khamis Abkar.
Le Nazioni Unite hanno immediatamente condannato gli omicidi e chiesto che le autorità locali aprano un’inchiesta “rapida, completa, imparziale e indipendente” al fine di accertare le responsabilità. In particolare, si chiede di far luce sul comportamento delle forze governative: lo stesso Abkar le ha accusate di essersi “ritirate senza alcuna giustificazione” da Krink nel momento in cui la situazione stava degenerando.
Le accuse alla milizia filo-governativa janjawid
Alcun testimoni hanno accusato direttamente la milizia janjawid, forza vicina al governo del Sudan, di aver orchestrato le violenze. Si tratta degli stessi combattenti che furono utilizzati dal dittatore Omar al-Bashir nella guerra avviata nel 2003, e che negli ultimi anni si sono uniti alle Forze di sostegno rapido dirette dal potente generale Mohammed Hamdane Daglo. Il tutto favorito dalla destabilizzazione creata dal golpe ordito da Abdel Fattah al-Burhane a Khartoum il 25 ottobre 2021.
“Siamo scioccati e condanniamo con forza i violenti attacchi. A causa della violenza e dell’insicurezza nel #Darfur Occidentale, non possiamo raggiungere le strutture sanitarie che supportiamo né condurre cliniche mobili” Bakri Abubakr #MSF#Sudanhttps://t.co/Xc8gXGDD6P
Il governatore Abkar ha aggiunto che Krink è stata “distrutta, comprese le sedi delle istituzioni” e ha parlato di “crimini contro l’umanità” perpetrati a danno della popolazione. Anche l’organizzazione non governativa Medici senza frontiere ha denunciato attacchi barbari, anche ad alcuni ospedali della zona, con l’uccisione di numerosi membri del personale sanitario.
#UPDATE A Darfur aid group said that at least 160 people were killed Sunday in violent clashes between rival groups
The violence first erupted on Friday and is still ongoing in the Krink region of West Darfur, the group said pic.twitter.com/5MiF0xjbEx
Le Nazioni Unite riuniscono il Consiglio di sicurezza
Da parte sua, l’Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha espresso la propria costernazione di fronte alle violenze nel Darfur. E il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito d’urgenza, su richiesta di Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Albania, Irlanda e Norvegia. Tuttavia, al termine della sessione non è stato pubblicato alcun testo di condanna esplicita.
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