La maggioranza vuole far diventare reato universale la maternità surrogata, già vietata in Italia: perché e qual è il nesso con le coppie omogenitoriali.
- La maggioranza di governo punta a vietare la maternità surrogata, o gestazione per altri.
- Già oggi la pratica non è legale in Italia, ma l’intenzione è quella di rendere il divieto universale.
- Tutto nasce dalle trascrizioni delle famiglie omogenitoriali, ma il nesso è labile.
Tutto è iniziato con l’attacco alle famiglie omogenitoriali. Da lì a fare della maternità surrogata il vero obiettivo il passo è stato breve. Nei giorni scorsi il governo guidato da Giorgia Meloni ha lanciato un’offensiva a favore della famiglia tradizionale, imponendo ai sindaci di smettere di registrare i genitori non biologici negli atti di nascita di bambini con due padri o con due madri, quindi opponendosi a una proposta di regolamento europeo sul tema.
Maternità surrogata, Gpa o utero in affitto?
Sebbene le due questioni siano diverse e collegate solo in parte, la maggioranza di centrodestra ha subito creato un nesso tra le famiglie omogenitoriali e la maternità surrogata, o Gpa, l’acronimo che significa gestazione per altri. Con questa espressione ci si riferisce a una pratica di procreazione assistita in cui, a fronte di un contratto, una donna conduce la gravidanza per conto di una coppia (o di una persona singola) che non può avere figli naturalmente. Al momento del parto, il neonato sarà considerato in tutto e per tutto figlio di chi ha portato avanti la richiesta, e non della partoriente.
C’è un terzo modo in cui questa pratica viene definita, ed è il più spregiativo. “Chiamiamola con il suo nome: utero in affitto” ha detto pochi giorni fa la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, ospite di Lucia Annunziata a ‘Mezz’ora in più’ su Rai 3. “Così si mette a fuoco il passaggio di denaro: bisogna leggere i contratti di maternità surrogata, si apre un mercato per i bambini per la prima volta nella storia dell’umanità, ci sono fiere nel mondo, ci hanno provato pure a Milano”. Secondo Roccella, una Gpa “può costare sui 100mila euro, una cosa per benestanti, ma alle donne arrivano 10mila euro”.
L’assunto della ministra Roccella è che le donne che si prestano ad affrontare la gravidanza per conto terzi, facendosi impiantare l’ovulo da un donatore, lo facciano per un mero scopo economico, soprattutto quando questo avviene in paesi più poveri. Un mercimonio, in sostanza, un mercato di bambini addirittura “più grave delle pedofilia: siamo di fronte a persone che vogliono scegliere un figlio come la tinta di casa”, secondo Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera.
Secondo Gestlife, che si autodefinisce “la principale agenzia di maternità surrogata in Italia”, il costo complessivo di una maternità surrogata varia da 50mila a 200mila euro o più, a seconda del paese di destinazione scelto per realizzare il processo di maternità surrogata: i più gettonati al momento sono Grecia, Albania, Georgia, Repubblica Ceca, prima della guerra Ucraina e Russia, e poi Messico, Guatemala, India, Nepal. Ma è possibile effettuare un Gpa anche paesi “ricchi” come Belgio, Danimarca, Canada, Stati Uniti.
Basta fare una rapida ricerca sul web per trovare diverse società che, in italiano, offrono il servizio di maternità surrogata con pacchetto all-inclusive, da svolgersi rigorosamente all’estero. Questo perché in Italia la maternità surrogata è vietata per legge: l’articolo 12 della legge 40 del 2004 sulla procreazione assistita prevede esplicitamente che “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600mila a un milione di euro”.
Rendere universale il reato di maternità surrogata
Alla maggioranza però adesso non basta più: nelle ultime settimane infatti ognuno dei partiti che la compone ha presentato una proposta di legge per estendere il divieto anche alle Gpa realizzate all’estero, rendendo il reato “universale”. L’ultima proposta di legge presentata, a prima firma di Carolina Varchi di Fratelli d’Italia, spiega che “nella surrogazione di maternità le donne che ‘prestano’ il proprio corpo non hanno alcun diritto sui bambini che pure portano in grembo e non sono neanche considerati i diritti dei bambini, costretti a separarsi dalla madre biologica subito dopo il parto (un evento assolutamente traumatico) e che si chiederanno per tutta la vita chi sia la loro madre biologica. Tutto questo dimostra come la ‘favola’ della madre che generosamente presta il proprio corpo a una donna che non riesce a sostenere una gestazione sia lontana dalla realtà, mentre la verità è che si tratta di un banale mercimonio di madri e di bambini”.
Cos’è la gravidanza solidale per altri
Un approccio che va in direzione completamente opposta a quella che da anni percorre l’Associazione Luca Coscioni, la stessa che lotta per la legalizzazione dell’eutanasia e, più in generale, fa della battaglia per l’autodeterminazione della persona la propria mission. Nel 2020 l’associazione, convinta del fatto che il divieto della legge 40 “sia contestabile sia dal punto di vista giuridico sia da quello etico perché è riscontrabile una violazione dei diritti costituzionalmente riconosciuti alla salute, all’uguaglianza e alla famiglia”, aveva presentato una propria proposta che introduceva il concetto di Gravidanza solidale per altri: la possibilità di prestare il proprio corpo, gratuitamente, per una maternità surrogata. Una soluzione, mai considerata in Parlamento, che avrebbe probabilmente risolto la questione etica della commercializzazione della gravidanza e anche dello sfruttamento delle donne in condizioni di indigenza, e in qualche modo costrette ad “affittare” il proprio utero, secondo la brutta definizione in uso.
Numeri chiari che diano conto della dimensione del fenomeno Gpa non ce ne sono molti. Scienza in Rete parla di un trend in crescita del 20 per cento anno dopo anno, ma i casi di italiani che ricorrono a questa soluzione sarebbero poche centinaia, non così tanti da richiedere tre diverse proposte di legge. Mentre un altro dato disponibile riguarda gli Stati Uniti, in cui a far ricorso alla maternità surrogata, su dieci casi, solo tre sono coppie omosessuali, a dimostrazione di quanto questa questione sia legata solo in parte all’omogenitorialità.
Le adozioni gay in Italia sono ancora lontane
Ma se davvero il problema individuato dal centrodestra fosse solo la dimensione etica dell’affitto dell’utero e non la volontà di colpire le coppie omogenitoriali, ci sarebbe un’altra soluzione: consentire le adozioni per le coppie gay. Opzione che, ad oggi, non è sul tavolo, se non nei casi di ‘adozione del configlio’, la cosiddetta stepchild adoption, spesso regolata dai tribunali nel caso delle coppie gay.
Proprio in risposta al grande dibattito su famiglie omogenitoriali e maternità surrogata, Alessandro Zan, già noto per la proposta di legge a suo nome sul contrasto all’omotransfobia sfumata nella scorsa legislatura, ha rilanciato un ddl che prevedrebbe matrimonio egualitario, libertà di adottare anche per coppie dello stesso sesso e single e, naturalmente, il via libera alle trascrizioni in comune dei figli di coppie omosessuali. Dare la possibilità di adottare un bambino a due padri o due madri, per i quali oggi la maternità surrogata all’estero è di fatto l’unica soluzione per avere figli, sarebbe la soluzione più efficace alla questione, da un punto di vista pratico ed etico. Quasi sicuramente anch’essa non verrà adottata, visto che il ddl proviene dalla quota di minoranza del parlamento.
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