De Nittis. Impressionista italiano. Milano, Fondazione Mazzotta ? Foro Bonaparte 50Dal 22 marzo al 19 giugno.
Max Ernst, surrealista “eccentrico”
Pittore e scultore tedesco si pu
Nasce nel 1891 a Bruhl, una cittadina nei pressi di Colonia un vero
e proprio crogiuolo di tendenze fondamentali per la formazione di
Max Ernst come fondamentale risulta essere l’influenza del padre,
un singolare personaggio, docente di una scuola per sordomuti e
pittore dilettante che conduceva con sé il piccolo Max nelle
escursioni silvestri dove andava dipingendo figure immaginarie e
strani eremiti.
Nel periodo che va dal 1909 al 1918 la vita di Max Ernst è
caratterizzato dal recupero di luoghi ed eventi dell’infanzia e da
una vorace assimilazione culturale. Molteplici sono le influenze
che si riscontrano nei suoi lavori: dalle tele di Van Gogh,
Gauguin, Goya, Seurat, Matisse, Kandinskij ammirate più
volte, alla partecipazione attiva al gruppo “Giovane Renania”
chiaramente ispirato ai programmi di rinnovamento da cui muovono
gli espressionisti per approdare poi alle tecniche dadaiste. E’ la
stessa identità dell’opera quella che viene messa in dubbio
da Ernst: si diverte a caricare l’immagine di rimandi ed allusioni
che realizzano una realtà stratificata e plurima.
Max Ernst vive in prima persona il clima storico e culturale legato
alle due guerre mondiali e pur operando all’interno della tematica
surrealista del sogno, dell’inversione del senso, del recupero
ancestrale e dello stupore inconscio, si dedica al lavoro di
ricerca attraverso la tecnica: è questa che lo conduce a
invenzioni formali inedite che allargano gli orizzonti della
pittura e della scultura.
Le immagini di Ernst sono dotate di una loro struttura, vivono di
una loro capacità inventiva e fantastica le cui risultanze
sfuggono dalla portata revisionale dell’autore.
L’immagine genera il sogno: l’artista dopo aver assistito al
nascere dell’immagine “come uno spettatore” sogna e si affida ad
essa. Ecco allora che la sua arte si qualifica non come
registrazione passiva di un gesto o di un moto della psiche,
bensì come mezzo per l’approfondimento del mondo, come
strumento di ricerca e di apertura per il proseguimento
dell’esperienza storica.
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