Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Medici senza frontiere ha sospeso temporaneamente le attività di salvataggio della Prudence nel Mediterraneo
Medici senza frontiere ha deciso di sospendere temporaneamente le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo della nave Prudence: “L’ambiente è sempre più ostile per le operazioni salvavita di soccorso”.
Dopo la decisione di non firmare il codice di condotta etico per le organizzazioni non governative e dopo l’annuncio della Libia dell’istituzione di una zona di ricerca e di soccorso (Sar) che limita l’accesso alle navi umanitarie nelle acque internazionali al largo delle coste del paese nordafricano, Medici senza frontiere (Msf), l’ong che aiuta le persone dove ce n’è più bisogno, fornendo assistenza medica e già premio Nobel per la Pace nel 1999, ha annunciato la sospensione temporanea delle attività di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo. Questo significa che la nave di Msf, la Prudence, resterà ferma, ma i medici continueranno a supportare le attività di soccorso a bordo di altre navi, quali la Aquarius gestita da Sos Méditerranée, una ong italo-franco-tedesca che ha firmato il codice di condotta etico dopo una lunga negoziazione, insieme a Msf.
Sospendiamo temporaneamente operazioni nel #mediterraneo con nave #MSF #Prudence https://t.co/6Qhi80O439 pic.twitter.com/wqtNiEeilA
— MediciSenzaFrontiere (@MSF_ITALIA) 12 agosto 2017
La Prudence è una nave commerciale di 75 metri di lunghezza che può ospitare a bordo fino a mille persone in caso di estrema necessità ed è equipaggiata per fornire primo soccorso a bordo grazie a un pronto soccorso, a un ambulatorio, a una farmacia e aree per trattare i casi più vulnerabili. Questa ha lavorato a stretto contatto con la Aquarius. In circa due anno, la Prudence ha soccorso o assistito quasi 60mila persone in fuga da guerre, persecuzioni o povertà.
Le dichiarazioni di De Filippi di Msf Italia
“Se queste dichiarazioni verranno confermate e gli ordini attuati, vediamo due gravi conseguenze: ci saranno più morti in mare e più persone intrappolate in Libia”, ha dichiarato Loris De Filippi, presidente di Msf Italia. “Se le navi umanitarie vengono spinte fuori dal Mediterraneo, ci saranno meno navi pronte a soccorrere le persone prima che anneghino. Chi non annegherà verrà intercettato e riportato in Libia, che sappiamo essere un luogo di assenza di legalità, detenzione arbitraria e violenza estrema”.
La stessa preoccupazione è stata avanzata anche da alcune ong che hanno firmato il codice di condotta etico, tra cui la stessa Sos Méditerranée e Save the Children che hanno definito “pericolose” le minacce pubblicate dai mezzi d’informazione libici nei confronti dell’Italia e di chi si occupa di salvataggi. Anche Riccardo Gatti, comandante dell’ong spagnola Proactiva open arms, ha affermato di condividere la “preoccupazione” di De Filippi dopo che una nave della guardia costiera libica ha sparato in aria alcuni colpi intimidatori incrociando una delle navi di Proactiva.
“I recenti sviluppi rappresentano un altro preoccupante tassello di un ambiente sempre più ostile per le operazioni salvavita di soccorso”, continua De Filippi. “Gli stati europei e le autorità libiche stanno attuando congiuntamente un blocco alla possibilità delle persone di cercare sicurezza. È un attacco inaccettabile alla vita e alla dignità delle persone”.
Quali sicurezze chiede Medici senza frontiere per tornare in mare
Per salpare di nuovo con Prudence, Msf chiede “alle autorità libiche di confermare in tempi brevi che aderiranno e rispetteranno l’obbligo legale, internazionalmente riconosciuto, di soccorrere imbarcazioni in difficoltà, e che consentiranno che questo avvenga in acque internazionali e libiche” . Inoltre, chiede “di precisare che tutte le navi, gestite da ong o da chiunque altro, saranno autorizzate a effettuare le attività di soccorso senza impedimenti e restando incolumi, e che né le autorità libiche né quelle italiane interferiranno con il diritto legalmente garantito di sbarcare le persone in un porto sicuro”.
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