Meditare da soli: la meditazione spiegata a chi non ci crede

Meditare da soli, senza maestri, senza limitazioni di spazio, senza seguire una tecnica, può sembrare una pratica inconcludente. Non è affatto così

Tutte le volte che sentiamo pronunciare la parola meditazione, la nostra mente è facilmente portata a immaginare santoni indiani incastrati in improbabili posture o monaci persi nel silenzio delle loro montagne. I più informati e cinici si figurano decine di convinti orientalisti – veri o finti – stipati in piccole palestre a ripetere “ohm…ohm…ohm”, a metà fra il ridicolo e patetico. Ma meditare è molto di più, anzi molto meno, è una naturale attività umana, talmente antica che ne abbiamo perso il controllo volontario e ora, appartiene, apparentemente, a quelle che potremmo definire attività innate.

Meditare da soli, un atto naturale

Si potrebbe sostenere che la meditazione è naturale per l’essere umano, come il pensare; ma il pensare, oggigiorno, è sempre e solo rivolto alle cose, mentre la meditazione si può forse definire un “pensare senza ragionare” o un “entrare più profondamente in contatto con se stessi”, invece di limitarsi a “pensare se stessi”. Consiste nel polarizzare l’attenzione dall’esterno all’interno, per esercitarsi a cogliere sensazioni, emozioni e intuizioni. Voci sottili e discrete dell’animo umano.

Come mettersi in ascolto? Come far tacere l’incessante sottofondo di chiacchiericcio della mente? Suggerire di “pensare a niente” è solo un consiglio vuoto, che difficilmente può essere compreso da chi è da sempre stato abituato a identificarsi con i propri pensieri. Dal punto di vista pratico può essere fruttuoso iniziare a concentrarsi sulla respirazione: attività primaria che ci tiene in vita, attività involontaria che può essere volontarizzata, principio primo e ultimo della nostra esistenza.

Per meditare da soli basta respirare

L’ossigeno è necessario alla nostra esistenza, ma è anche la causa del nostro invecchiamento, del nostro deterioramento; noi, infatti, come tutti gli altri esseri viventi, e non, siamo soggetti all’ossidoriduzione (processo con il quale un organismo cede elettroni), in parole povere invecchiamo. L’essere umano, paradossalmente, vive di ciò che lo consuma,lo invecchia,lo porta alla morte. La respirazione è quanto di più rappresentativo vi sia della condizione umana, non stupisce, quindi che la meditazione, sia che la si intenda come processo di conoscenza, che di elevazione o di rilassamento, parta da questo punto.

Ascoltatevi respirare, o meglio ascoltate il vostro respiro. Per meditare da soli cominciate da qui, senza per questo partire per chissà dove o rinchiudervi in centri di qualsiasi tipo, fatelo mentre camminate, sul tram, in coda in macchina o mentre fate l’amore, i risultati saranno immediati e insperati.

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