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Meno alberghi, più bed & breakfast e agriturismi: così l’Italia accoglie i turisti
Gli alberghi tradizionali stanno cedendo il passo a ostelli, bed & breakfast e agriturismi. Lo ha rilevato l’Istat nella sua indagine annuale sulla capacità degli esercizi ricettivi e movimento dei clienti nel 2013. È un mutamento strutturale che avviene in un contesto di presenze turistiche sul territorio italiano in lieve calo (376,8 milioni nel 2013, l’1% in meno
Gli alberghi tradizionali stanno cedendo il passo a ostelli, bed & breakfast e agriturismi. Lo ha rilevato l’Istat nella sua indagine annuale sulla capacità degli esercizi ricettivi e movimento dei clienti nel 2013. È un mutamento strutturale che avviene in un contesto di presenze turistiche sul territorio italiano in lieve calo (376,8 milioni nel 2013, l’1% in meno rispetto all’anno prima).
L’Istat scatta ogni anno una fotografia precisa delle strutture turistiche presenti in Italia. Si contano dunque in tutto più di 157 mila strutture ricettive (+0,2% sul 2012) che offrono all’incirca 4,7 milioni di posti letto (-0,7% rispetto al 2012). Gli alberghi sono poco più di 33mila con 2,2 milioni di posti letto, in calo rispetto al 2012 (rispettivamente -1,2% e -0,8%). Gli esercizi extra-alberghieri sono invece 124 mila, in aumento dello 0,6% rispetto all’anno precedente, mentre il numero dei posti letto, pari a 2,5 milioni, risulta in diminuzione dello 0,7%.
Continua la crescita di bed and breakfast (+5,8% gli esercizi e +6,3% i posti letto) e agriturismi; si registra un notevole aumento anche per gli ostelli (+7,5% gli esercizi e +5,5% i posti letto). Prosegue invece il forte calo degli alberghi a 1 e 2 stelle (-5,0% gli esercizi e -5,9% i posti letto) forse proprio per la concorrenza delle nuove formule d’accoglienza. Gli arrivi sono 103,9 milioni, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+0,1%). In controtendenza al calo generale della capacità ricettiva in Italia, negli agriturismi si registra il maggior aumento del numero di posti letto che salgono di 9.020 unità. Una performance che in valore assoluto risulta ben superiore a quella registrata da bed & breakfast, ostelli per la gioventù, case per ferie e alberghi a tre stelle, che sono gli unici altri esercizi a esibire un trend positivo. Un risultato dovuto sia all’aumento del numero di agriturismi con posti letto (che salgono a 17.750) che al numero di posti letto per struttura.
In tutto, i clienti nella totalità degli esercizi ricettivi sono stati circa 376,8 milioni nell’arco del 2013 (-1,0% rispetto al 2012). Gli arrivi sono 103,9 milioni, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+0,15%). I dati relativi al 2013 confermano la tendenza strutturale, manifestatasi negli ultimi dieci anni, alla riduzione della permanenza media nelle strutture ricettive, che passa da 4,16 notti del 2003 a 3,63 del 2013. Molti turisti provengono dall’Italia stessa; seguono gli europei (primi tra tutti i tedeschi), poi americani. Difatti la clientela residente in Italia rimane prevalente in termini di presenze in strutture alberghiero-turistiche, pur perdendo l`8,5% in termini di quote (passando dal 59,5% delle presenze totali del 2003 al 51% del 2013); pertanto la componente non residente arriva quasi a costituire la metà dei flussi turistici in Italia (49% nel 2013). La Germania, con il 13,9% sul totale delle presenze registrate negli esercizi ricettivi, continua ad essere nel 2013 di gran lunga il maggior fruitore estero del turismo del nostro Paese. Seguono, con una quota intorno al 3%, la Francia, gli Stati Uniti, il Regno Unito ed i Paesi Bassi, tutti con quote in leggero aumento nel decennio ad esclusione del Regno Unito. Rispetto al 2003 si segnala, inoltre, il calo della quota dei clienti provenienti dal Giappone (dall’1% allo 0,7%). Sono in aumento le quote di presenze dei clienti provenienti dalla Russia (dallo 0,4% di inizio periodo all’1,9% del 2013), Polonia (dallo 0,5% all’11%), Cina (dallo 0,3% allo 0,8%), Brasile (dallo 0,2% allo 0,5%).
Si rimane anche un po’ meno a lungo, a dormire. I dati confermano la tendenza – manifestatasi negli ultimi dieci anni – alla riduzione della permanenza media nelle strutture ricettive, che passa da 4,16 notti del 2003 a 3,63 del 2013. Negli esercizi alberghieri sono stati rilevati circa 82,6 milioni di arrivi e 254,8 milioni di presenze, in leggero calo rispetto al 2012 (-0,3%) e lì la permanenza media resta sostanzialmente invariata. Negli esercizi extra-alberghieri aumentano gli arrivi (+0,6%), mentre le presenze (122 milioni) risultano in calo del 2,5%, con una conseguente riduzione della permanenza media rispetto all’anno precedente (-0,18 notti).
Si ravvisa un rapporto con la perdurante crisi economica che attanaglia l’Italia. Dal 2004 si è avuto un periodo di notevole espansione del settore turistico fino al 2007, anno in cui si sono registrati, rispetto al 2004, più di 10 milioni di arrivi e più di 31 milioni di presenze di clienti negli esercizi ricettivi, con una variazione, rispettivamente, del +11,9% e del +9%. L’espansione s’è interrotta nei due anni successivi, coincidenti con l’inizio della crisi economica (2008-2009). C’è stato un nuovo balzo nel 2011 (+11 milioni di presenze totali rispetto al 2010 e +16 milioni rispetto al 2009) ma a partire dal 2012, con il riacutizzarsi della crisi economica, si è registrata una nuova fase di contrazione del settore turistico. Non è improbabile che una delle vie per rivitalizzare questo settore nevralgico sia il turismo sostenibile.
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