
Il rapporto annuale dell’agenzia Irena indica che il 92,5 per cento dei nuovi impianti installati nel 2024 è legato alle fonti rinnovabili.
La Commissione industria europea snellisce la burocrazia che rallenta la transizione: le rinnovabili diventano di interesse pubblico e prioritario.
La Commissione industria del Parlamento europeo ha approvato il 14 novembre una proposta per favorire la diffusione di fonti pulite: tutti i progetti di rinnovabili, infatti, saranno dichiarati di interesse pubblico e prioritario e saranno quindi esentati da alcune valutazioni di impatto ambientale.
Tuttavia, queste nuove regole sono temporanee e pertanto si applicheranno solo fino al “prossimo inverno”, ha affermato Mechthild Wörsdörfer, alto funzionario per l’energia presso la Commissione europea che ha presentato la proposta.
La proposta fa parte del più ampio sforzo dell’Unione europea per eliminare gradualmente la dipendenza energetica dai combustibili fossili russi, accelerando la diversificazione delle fonti e accelerando l’installazione delle energie rinnovabili. Non ultimo, questa manovra farà anche abbassare il prezzo dell’energia, dicono dalla Commissione.
La proposta accorcia il periodo di approvazione per i nuovi impianti di energia rinnovabile da dodici a nove mesi e richiede agli Stati membri di determinare le cosiddette “aree di accelerazione” in cui consentire un rapido dispiegamento degli impianti rinnovabili.
I permessi devono essere approvati automaticamente se l’autorità responsabile non risponde in tempo. Al di fuori di queste aree, la concessione del permesso non dovrebbe superare i 18 mesi, affermano i deputati.
Anche i progetti su scala ridotta diventeranno più facili. Le installazioni solari per gli edifici dovrebbero essere consegnate al massimo entro tre mesi dalla richiesta e i pannelli per le abitazioni non avranno più bisogno di una valutazione ufficiale dell’impatto ambientale.
Non tutti, però, plaudono all’iniziativa. Cee Bankwatch Network, ong ambientalista con sede a Praga, ha avvertito che la legislazione potrebbe minacciare le norme ambientali e invita i legislatori a mantenere le salvaguardie esistenti e a concentrarsi sull’utilizzo di tutto lo spazio disponibile sui tetti.
Le comunità locali, inoltre, avranno meno tempo per esprimersi nel caso gli impianti sorgano in aree protette, fa notare l’ong. “Se queste proposte diventassero legge, minerebbero regole in vigore da decenni e che hanno dimostrato il loro valore per proteggere la straordinaria biodiversità europea. Attualmente, se un progetto ha un impatto significativo su un sito Natura 2000, in genere non è consentito portarlo avanti, ma esistono delle eccezioni, che vengono valutate caso per caso. Con le nuove regole si va a creare un regime speciale per i progetti di energie rinnovabili che renderanno le valutazioni ambientali in gran parte inefficaci, poiché nessun progetto sarà considerato troppo dannoso per essere portato avanti”.
La relazione è stata adottata dalla commissione per l’industria e sarà ora sottoposta al voto del Parlamento europeo a dicembre.
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