Nel suo discorso all’Assemblea federale, il presidente russo ha detto di voler vedere il personale militare che combatte in Ucraina in posizioni di comando. E non sono mancate le minacce all’Occidente.
Gli Stati Uniti vogliono trascinare la Russia in una corsa agli armamenti come negli anni Ottanta. L’Occidente deve rendersi conto che Mosca ha armi che possono colpire obiettivi sul suo territorio. Il vecchio ordine mondiale sta crollando. Gli eroi dell’operazione militare speciale devono assumere posizioni di comando nel Paese.
Queste sono solo alcune, non tutte, delle dichiarazioni fatte dal presidente russo Vladimir Putin nel suo discorso annuale all’Assemblea federale russa. Un discorso che, oltre a lanciare nuove minacce all’Occidente, colpevole secondo il Cremlino di aver istigato la guerra in Ucraina, può essere interpretato come il messaggio elettorale di Putin, e apre le porte dei palazzi del potere a una nuova classe sociale: i militari che hanno combattuto in Ucraina.
Il lungo intervento di Putin si è tenuto ad appena due settimane dalle presidenziali del 15-17 marzo (che con ogni probabilità lo confermeranno al potere per altri sei anni) e alla vigilia del funerale del suo principale oppositore politico, Aleksej Navalny, sepolto oggi, primo marzo, a Mosca, davanti a migliaia di persone che sono accorse per rendergli omaggio nonostante il timore di ritorsioni da parte delle autorità.
Dure le accuse all’Occidente. Tante le promesse ai russi. Il discorso di Putin, trasmesso per la prima volta in ventitré cinema del Paese e proiettato addirittura sulle pareti di alcuni edifici, si è aperto con il tema della guerra. Un tema al quale Putin ha dedicato però relativamente poco tempo: appena venti minuti su due ore di monologo. Dopo le minacce all’Occidente, la promessa di portare gli “eroi dell’operazione militare speciale” a ricoprire posizioni di leadership nel Paese.
“Hanno iniziato a parlare della possibilità di inviare contingentimilitari della Nato in Ucraina, ha detto Putin all’inizio del suo discorso. Ma ricordiamo il destino di coloro che in passato hanno inviato i loro contingenti nel territorio del nostro Paese. Ora le conseguenze per gli eventuali interventisti saranno molto più tragiche. Devono capire che anche noi abbiamo armi che possono raggiungere i loro territori”.
Le inquietanti dichiarazioni di Putin sono arrivate dopo che il Presidente francese Emmanuel Macron non aveva escluso l’invio di truppe di terra occidentali in Ucraina per sconfiggere la Russia. Parole successivamente ridimensionate dal ministro degli Esteri francese Stéphane Séjourné, secondo il quale l’eventuale futura presenza di truppe occidentali in Ucraina “non andrebbe oltre la soglia della belligeranza”.
“Ma non capiscono che tutto quello che si stanno inventando porta davvero alla minaccia di un conflitto con armi nucleari e quindi all’annientamento della civiltà?”, ha chiesto Putin, aggiungendo che “il sistema di missiliipersoniciKinzhal non solo è stato messo in servizio, ma viene anche utilizzato con grande efficienza per colpire obiettivi particolarmente importanti nel corso dell’operazione militare speciale”. I test di altre armi, ha sottolineato Putin, sono in fase di completamento.
E sul nucleare: “Le forze nucleari strategiche sono pienamente preparate per un uso garantito. Ciò che avevamo pianificato nel settore degli armamenti, di cui avevo parlato nel miodiscorso del 2018, è stato realizzato o è in fase di completamento”. Putin ha poi definito “infondate le accuse sui presunti piani della Russia di collocare armi nucleari nello spazio”. E sempre a proposito di Ucraina, ha assicurato che “i membri delle forze armate non si ritireranno, non falliranno, non tradiranno”. Vittoria certa, dunque, e nessun ritiro dalle zone occupate.
The atmosphere at Putin's address to the Federal Assembly of Russia
Ma la maggior parte del suo discorso è stato incentrato sulle promesse di sostegnosociale ed economico alla Russia, con obiettivi a sei anni, tanti quanti la durata del suo prossimo mandato.
In totale, Putin ha promesso di voler spendere 10-11 trilioni di rubli (circa 100-110 miliardi di euro) entro il 2030 in diversi settori, dalla ristrutturazione delle scuole nei luoghi più remoti della provincia russa, alla posa di nuove condutture del gas.
Nulla di particolarmente nuovo, in realtà, così come non sono nuovi gli interrogativi e i dubbi sollevati da alcuni analisti indipendenti. Come Aleksandra Prokopenko, esperta del Centro Carnegie Russia Eurasia, che si è chiesta da dove verranno pescati questi soldi. “In realtà una buona parte delle spese per gli investimenti promessi, circa la metà, era già stata conteggiata nel budget statale, ha spiegato Prokopenko. Perciò Putin non ha fatto altro che promettere le spese correnti di bilancio. Il resto delle spese promesse rappresenta appena lo 0,6 per cento del Pil, che probabilmente verranno sostenute con nuove tassazioni sulle imprese. Se leggiamo attentamente il suo discorso, ci rendiamo conto che Putin non ha promesso nulla di così nuovo per il futuro del Paese. Credo che il suo discorso si potrebbe riassumere così: “sarà tutto esattamente come prima, ma meglio”. Ma a chi andrà meglio, e in che modo andrà meglio, lo vedremo solo più avanti”.
Secondo Prokopenko, alcune delle promesse di politica interna fatte da Putin non sono altro che déjà vu delle precedenti campagne elettorali: la posa delle nuove condutture del gas e la modernizzazione degli alloggi e dei servizi comunali, infatti, sono cose già sentite. “La modernizzazione dei servizi comunali era già stata promessa varie volte, ed effettivamente si tratta di un investimento di cui ci sarebbe molto bisogno, basta ricordare quanta gente è rimasta al freddo a gennaio in varie città della Russia a causa della rottura delle condutture del gas, risultato di finanziamenti insufficienti. Ma non è chiaro da dove verranno presi i soldi per questi finanziamenti. Se diamo per buono il suo discorso, il Putin del 2024 cercherà di correggere gli errori commessi dal Putin del 2018”.
Il futuro dei Brics
Parlando di economia, Putin ha detto che “nel 2028 i Paesi Brics, compresi quelli che sono entrati recentemente a far parte di questa associazione (che inizialmente comprendeva Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ai quali si sono appena aggiunti Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, ndr), genereranno circa il 37 per cento del Pil globale, mentre il Pil dei Paesi del G7 scenderà sotto il 28 per cento. Sono dati molto interessanti, ha detto Putin, perché 10-15 anni fa la situazione era completamente diversa”. E soffermandosi sull’andamento dell’economia russa, ha dichiarato che “l’anno scorso è cresciuta a un ritmo superiore rispetto all’economia globale. Secondo gli indicatori, abbiamo superato non solo i Paesi leader dell’Unione Europea, ma anche tutti i Paesi del cosiddetto G7”.
“La questione però è come vengono calcolati questi dati, ha commentato Aleksandra Prokopenko del Centro Carnegie. Se guardiamo la parità di potere d’acquisto, una metrica non così tanto utilizzata dagli economisti, effettivamente la Russia risulta ora al quinto posto, ma è più uno strumento di marketing. Se osserviamo i dati pro capite, infatti, la situazione è molto diversa. Quindi dipende molto dal punto di vista”.
Il futuro della guerra e dei soldati
Putin ha poi dedicato particolare attenzione alla situazione dei soldati e al calo delle nascite, ribadendo a tal proposito la necessità che le donne inizino a fare più figli. Una contraddizione in termini, se si accostano le due questioni, visto che le migliaia di persone morte al fronte dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina sono per l’appunto giovani uomini, che avrebbero potuto portare avanti la loro vita e fare una famiglia.
“Nel suo discorso all’Assemblea federale Putin non si rivolge al popolo, bensì alle élite, alla classe dirigente, ha commentato il giornalista indipendente Dmitrij Kolezev. La cosa più importante di questo suo discorso è che si è svolto a poche settimane dalle elezioni. E anche se Putin sa già che le vincerà, è anche consapevole che ogni mandato rappresenta una nuova tappa, e prima di ogni nuova tappa deve spiegare alla nomenklatura che vita la attende, e perché lo dovrà sostenere ancora una volta”.
Ma le prospettive per il futuro, secondo Kolezev, non sono così rosee. L’operazione speciale si trascina ormai da due anni e può durare ancora a lungo. La crescita dell’economia è trainata dalla guerra e non offre reali vantaggi ai comuni cittadini. L’isolamento economico non fa che aumentare. “Molti vorrebbero ormai arrivare a un concordato di pace, ma l’Ucraina rifiuta categoricamente i negoziati, e gli Stati Uniti e l’Europa non stanno facendo nessun passo in avanti verso la riconciliazione, ha detto Kolezev. I russi che osservano il mondo al di là degli schermi della televisione si rendono conto che la situazione è difficile e che le opzioni sul tavolo sono o una misera vita di isolamento sotto le sanzioni, o una guerra con la Nato con prospettive di conflitto nucleare. Per questo l’obiettivo di Putin è stato quello di tranquillizzare, senza perdere la faccia. Da lì il suo mantra iniziale sui successi dei nostri soldati e sull’imminente vittoria. Ma dietro a tutti questi suoi discorsi, il senso è semplice: la Russia è pronta a fermare la corsa agli armamenti nucleari e a smetterla di minacciare gli Usa e l’Europa, a patto che l’Occidente la finisce di sostenere l’Ucraina… anche se si è poi contraddetto in altri passaggi”.
Uno dei passaggi più interessanti che potrebbe addirittura delineare il futuro del Paese, secondo Kolezev, è stato quello sui veterani d’Ucraina che potranno ricoprire posizioni di comando nel Paese. Un modo per arruolare uomini più facilmente, in caso di una nuova chiamata alle armi dopo le presidenziali, e uno stratagemma per assicurare la fedeltà dei comandanti al Cremlino, evitando nuove minacce e colpi di Stato, come quello intentato dall’ex capo della Wagner Evgenij Prigozhin, poi ucciso. “Un’altra ipotesi, ha concluso Kolezev, è che Putin voglia integrare nella vita politica dello Stato coloro che hanno combattuto in Ucraina: un modo per assicurarsi che il suo nome, quando sarà morto, non venga infangato per via di questa guerra, anzi, che venga difeso proprio da coloro che questa guerra l’hanno combattuta. Ma dubito fortemente che l’attuale nomenklatura sia disposta a dividere il potere e le risorse con chi ha preso parte alla guerra”.
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