La meteorologia è uno strumento che consente di fare fronte a un clima che, anche nel nostro paese, diventa sempre più estremo.
Si è parlato anche di questo a Facciamo luce sul clima, una kermesse organizzata da 3B Meteo a Bergamo.
“La meteorologia può aiutarci ad avere un futuro migliore”. Con queste parole Paolo Corazzon, meteorologo e divulgatore scientifico, il 6 ottobre ha accolto il pubblico dell’evento Facciamo luce sul clima, una tre giorni organizzata da 3BMeteo nel monastero di Astino, suggestivo complesso in provincia di Bergamo, recentemente restaurato. Molti conoscono 3BMeteo come sito e app, ma in realtà questo è solo ciò che si vede dall’esterno. Dietro le quinte c’è il più grande centro meteo privato in Italia, con un team di quaranta professionisti, di cui venti meteorologi operativi. Ma come funziona, più nel dettaglio, un servizio di cui tutti noi usufruiamo ogni giorno fino quasi a darlo per scontato? E in quali circostanze può aiutarci a far fronte a un clima che, anche nel nostro paese, diventa sempre più estremo?
Com’è cambiata la meteorologia
“È cambiata la meteorologia e sono cambiate le aspettative delle persone”, chiarisce il meteorologo Luca Pace prima di descrivere come nascono le previsioni che ormai consultiamo tutti i giorni.
Qualsiasi piattaforma si affida ai modelli meteo, cioè strumenti informatici che traducono determinate variabili (pressione, temperatura, vento, umidità, radiazione, ecc.) in dati numerici, organizzandole in una griglia spazio-temporale. In sostanza, questi programmi partono dalle condizioni attuali e, attraverso complesse equazioni, simulano le loro evoluzioni nei giorni e nelle ore successive. Il punto di riferimento per l’Europa è lo European center medium weather forecast (Ecmwf), ma ci sono anche i local area model (Lam) che monitorano in modo più preciso un’area geografica più limitata.
Ma consultare i modelli è soltanto una parte del lavoro, sottolinea Luca Pace. Innanzitutto, il meteorologo deve scegliere di volta in volta quelli che gli sembrano più attendibili in quel momento e in quell’area geografica. Dopodiché, modifica manualmente le previsioni per perfezionarle. In un certo senso, il previsore deve fare meglio del modello: è lì che sta il suo valore aggiunto. Tanto più perché “ormai le persone non si accontentano di previsioni generiche: vogliono sapere se andare al lavoro in bici o in autobus, se prenotare o meno il weekend al mare”, ricorda Pace. “In termini educativi, ora diventa importante far capire che la meteorologia ha dei limiti. E, nel momento in cui sbaglia, spiegare apertamente il perché”.
Tra i fenomeni che destano più preoccupazione, e per i quali i cittadini auspicano che la meteorologia diventi sempre più precisa e tempestiva, ci sono senza dubbio le precipitazioni estreme. “Conoscendo meglio i meccanismi che portano alle precipitazioni estreme, diventa più facile prevederle e gestirle”, ha spiegato Silvio Davolio, primo ricercatore dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr Isac). “Gli aspetti rilevanti sono due: i processi dinamici determinano la localizzazione delle precipitazioni, mentre i processi termodinamici determinano la loro intensità. Il riscaldamento globale influisce su entrambi”, spiega.
Il bacino del Mediterraneo in questo senso è da considerare come un hotspot, cioè un’area in cui la variabilità è maggiore rispetto alle altre. Non è banale arrivare a dire che uno specifico evento è legato ai cambiamenti climatici in corso. Il World weather attribution, che ha questo compito, sostiene per esempio che la catastrofe avvenuta in Libia a settembre sia fino a 50 volte più probabile e fino al 50 per cento più intensa rispetto a quanto sarebbe accaduto con una temperatura media di 1,2 gradi in meno.
Così il meteo aiuta a monitorare il rischio idrogeologico: il caso della Liguria
Di precipitazioni estreme ne sappiamo qualcosa anche in Italia, come dimostrano le esperienze dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e della Liguria, ciascuna oggetto di un panel nella mattinata del 6 ottobre.
Nel caso della Liguria, per giunta, il meteo estremo va a colpire un territorio a elevato rischio idrogeologico. Genova, una città nata attorno al porto e circondata da campi e colline, all’inizio del Novecento è stata protagonista di un frenetico sviluppo urbanistico. “I due torrenti che la attraversavano sono stati tombinati, perché secchi per buona parte dell’anno e per guadagnare spazi edificabili. Gli alvei sono stati ristretti e si è cominciato anche a costruire in alveo”, ha raccontato all’evento di 3B Meteo Barbara Turato, dirigente ambientale dell’Arpal, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure. “In questo contesto, sono arrivati anche gli eventi estremi. Nel 2019 c’è stato l’autunno più piovoso degli ultimi cinquant’anni; nel 2020 la tempesta Alex; nel 2021 hanno preso il via tre anni di siccità, ma con forti piogge su zone ristrette”.
“In presenza delle flash floods, piogge molto intense e localizzate, i piccoli bacini idrografici si riempiono nell’arco di 15-30 minuti e il cemento riduce la capacità di assorbimento del terreno”, ha proseguito Turato. “In un contesto come questo, serve un catena previsionale fatta di previsioni meteo, idrogeologiche e sistemi di allerta”.
Su quest’ultimo tema circola ancora una certa confusione. Non sempre è chiaro che si dirama l’allerta gialla, arancione e rossa a seconda di quanto gli eventi previsti siano diffusi, intensi e persistenti. “Un temporale non è sufficiente a far scattare l’allerta rossa, perché è un fenomeno localizzato. Ma può comunque causare delle vittime”, ha chiarito Turato. “Quando i fenomeni avvengono su piccola scala spaziale e temporale, c’è un’elevata incertezza previsionale che bisogna saper gestire, anche dal punto di vista dei cittadini”. Anche in questo caso, la consapevolezza sulle dinamiche della meteorologia aiuta. Aiuta a comprendere ciò che sta accadendo e a prepararsi.
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