“La cosa che ricordo di più è la vista del pianeta Terra da grande distanza. Minuscola, luminosissima, bianca e blu. Bellissima, calma e così fragile”. Raccontava così il ricordo di quel viaggio di ormai 52 anni fa Michael Collins, ex astronauta della Nasa, morto il 28 aprile 2021. Collins ha fatto parte dell’equipaggio dell’Apollo 11, insieme a Neil Armstrong e Buzz Aldrin, missione che per prima portò l’uomo sulla Luna nel 1969. A rendere noto il decesso è stata la famiglia.
“Mike ha sempre affrontato le sfide della vita con grazia e umiltà, e ha affrontato questa sua ultima sfida, nello stesso modo”, ha detto la sua famiglia in una dichiarazione. “Ci mancherà terribilmente. Eppure sappiamo anche quanto sia stato fortunato Mike ad avere ha vissuto la vita che ha fatto”.
Dear Mike, Wherever you have been or will be, you will always have the Fire to Carry us deftly to new heights and to the future. We will miss you. May you Rest In Peace. #Apollo11pic.twitter.com/q4sJjFdvf8
Collins, durante la missione, rimase nell’orbita lunare mentre Armstrong e Aldrin scesero sulla superficie lunare, segnando per sempre la storia dell’esplorazione spaziale e diventando i primi uomini a salire sulla superficie di un altro corpo celeste. Messo quasi in secondo piano da quella passeggiata storica, ebbe invece un ruolo fondamentale nel riportare a casa l’intero equipaggio: in orbita a oltre 100 chilometri per più di 20 ore, fu “quasi dimenticato” e considerato uno degli uomini più soli della storia, mentre i suoi colleghi camminavano sulla Luna per la prima volta.
Nel libro “Carrying the Fire” scriveva, raccontando del momento in cui perse i contatti radio con la Terra, orbitando attorno alla faccia oscura della Luna: “Sono solo ora, veramente solo e assolutamente isolato da qualsiasi vita conosciuta. Sono questo. Se si facesse un conteggio, il calcolo sarebbe di tre miliardi più due dall’altra parte della Luna, e uno, più Dio, sa cosa c’è da questa parte”.
In una dichiarazione del 2009 disse: “So che sarei un bugiardo o uno sciocco se dicessi che ho avuto il migliore dei tre posti sull’Apollo 11, ma posso dire con sincerità ed equanimità che sono perfettamente soddisfatto di quello che ciò che ho avuto”.
Le origini e la vita di Michael Collins
Michael Collins nacque il 31 ottobre del 1930 a Roma, dove il padre lavorava come militare all’ambasciata statunitense in Italia. Si laureò alla Saint Albans School di Washington, mentre nel 1952 completò gli studi all’Accademia militare degli Stati Uniti a West Point.
Dal 1953 al 1963 fu pilota di caccia nell’Air Force One, registrando più di 4.200 ore di volo. Nel 1963 fu selezionato come membro della squadra di astronauti della Nasa e la sua prima missione fu come pilota del Gemini 10, lanciata il 18 luglio 1966: il volo della navicella, comandato da John Young, ha stabilito un record di altitudine: il razzo a cui erano attraccati li portò a un’altitudine di 766 chilometri (476 miglia).
Compresa la missione Apollo 11, Collins ha passato 266 ore nello spazio. Ha anche servito come Capcom per l’Apollo 8, trasmettendo le informazioni tra il controllo di missione e l’equipaggio. Collins si ritirò dall’Air Force come generale maggiore e lasciò la Nasa nel 1970 e divenne assistente segretario di stato per gli affari pubblici. Nel 1971 è entrato a far parte della Smithsonian Institution come direttore del National Air and Space Museum. Le sue responsabilità includevano la pianificazione e la costruzione di un nuovo edificio museale. È diventato vicepresidente di Ltv Aerospace and Defense Co. nel 1980.
Ha scritto diversi libri: “Carrying the Fire” nel 1974, “Flying to the Moon and Other Strange Places” nel 1976, “Liftoff: The Story of America’s Adventure in Space” nel 1988 e “Mission to Mars” nel 1990.
Una stazione spaziale lunare, in superficie oppure in orbita attorno al satellite: è il piano di Russia e Cina, aperto alla collaborazione di altri paesi.
All’Agri data green summit 2024, organizzato da Xfarm, si è discusso di come tecnologia e intelligenza artificiale possano supportare l’agricoltura rigenerativa e sostenibile.
Il 20 luglio 1969 il mondo guardava gli astronauti Armstrong e Aldrin calpestare il suolo lunare. Nel cinquantesimo anniversario c’è chi ancora non ci crede e chi sogna altre lune.