Settimana dopo settimana prende forma la squadra di Joe Biden che, a partire da gennaio, prenderà ufficialmente il posto di Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente eletto promette di agire nel segno della discontinuità, anche e soprattutto sul fronte ambientale. Spetterà quindi un ruolo di primo piano a Michael Regan, designato come nuovo capo dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Epa). Per l’ufficialità bisognerà attendere il voto favorevole da parte del Senato.
The undeniable reality of climate change is taking a toll on lives and livelihoods across the country.
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Non era la prima opzione e non porta con sé una grande visibilità mediatica, sottolinea il New York Times. Ma Michael S. Regan, già segretario del dipartimento per la qualità ambientale della North Carolina, ha di fronte a sé una responsabilità di tutto rispetto: prendere la guida dell’Agenzia per l’ambiente, l’alleata di punta del piano sull’energia e il clima della nuova amministrazione democratica. Se arriverà il semaforo verde da parte del Senato, Regan sarà il primo uomo nero a ricoprire questa carica.
For the first time, Fed identifies climate change as a risk to financial stability – MarketWatch https://t.co/STYISxfLTx
Il suo operato in North Carolina ha ricevuto parole di encomio da parte delle organizzazioni ambientaliste. Fondamentale il suo contributo nel patteggiamento raggiunto con Duke Energy. Il colosso dell’energia si è dovuto fare carico della più grande operazione di bonifica dalle ceneri di carbone nella storia dello stato. Regan ha anche ordinato alla società chimica Chemours, ex-sussidiaria di DuPont, di intervenire contro l’inquinamento da Pfas nelle acque del fiume Cape Fear. Anche consultandosi con lui, il governatore democratico Roy Cooper ha messo a punto un piano per raggiungere la neutralità climatica della North Carolina entro il 2050.
La nomina di Michael Regan è il tassello che mancava per chiudere il team dedicato alla transizione ambientale, guidato da due pesi massimi della politica a stelle e strisce. Il punto di riferimento per le politiche climatiche federali sarà Gina McCarthy, già amministratrice dell’Epa per l’amministrazione di Barack Obama. L’ex-segretario di Stato John Kerry sarà invece l’inviato speciale per il clima negli appuntamenti di carattere internazionale.
Tagliare i ponti con il passato di Trump
Mobilitare oltre 5mila miliardi di dollari di investimenti in rinnovabili e nuove tecnologie a basse emissioni. Raggiungere il 100 per cento di energia da fonti rinnovabili e azzerare le emissioni nette degli Stati Uniti entro il 2050. Il piano per il clima con cui Joe Biden si è presentato alle elezioni non potrebbe essere più diverso dalla linea seguita dalla precedente amministrazione.
Trasformarlo in realtà, però, non sarà così semplice. Con un Congresso destinato a restare spaccato a metà, l’ago della bilancia sarà proprio l’Epa. Un organismo uscito indebolito dagli ultimi quattro anni. Trump l’aveva affidato a Scott Pruitt, dichiaratosi scettico addirittura nei confronti del legame tra emissioni di CO2 e riscaldamento globale. Coinvolto in uno scandalo sulle spese folli durante il suo mandato, si è dimesso ed è stato sostituito da Andrew Wheeler, ex-lobbista per l’industria del carbone.
Regan “affronta un’imponente operazione di ricostruzione e riorganizzazione”, commenta al quotidiano newyorkese la docente dell’università di Harvard Jody Freeman, già consulente per l’energia e il clima dell’amministrazione Obama. Dovrà “risollevare il morale dello staff” e “chiarire che la scienza e l’integrità sono tornate. Ha una gamma di regole da annullare, sostituire e rinforzare”. Tutto questo con una tabella di marcia serrata. La crisi climatica non può attendere, e bisogna recuperare quattro lunghi anni di ritardo.
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