
Il presidente russo risponde con un assenso molto cauto alla proposta statunitense di un cessate il fuoco in Ucraina di 30 giorni. E parla di “sfumature” di cui si dovrà discutere.
Michail Gorbaciov è morto a Mosca dopo una lunga malattia. Fu il fautore della perestrojka, la ristrutturazione sovietica in chiave democratica.
Michail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Urss – l’Unione Sovietica –, è morto all’età di 91 anni. A darne notizia è stata l’agenzia di stampa russa Tass in seguito alla conferma arrivata dal Central clinical hospital di Mosca. Gorbaciov è morto “dopo grave e lunga malattia”,
Eletto segretario del Partito comunista sovietico (Pcus) nel 1985 dopo la morte di Konstantin Chernenko, Gorbaciov è stato insignito del premio Nobel per la Pace nel 1990 per essere riuscito a “guidare un cambiamento radicale nelle relazioni tra Oriente e Occidente” e per aver messo la parola fine alla Guerra fredda senza che si trasformasse in un nuovo conflitto mondiale. Per questo può essere annoverato tra i grandi statisti della storia contemporanea. Durante la sua presidenza si è verificata la caduta del muro di Berlino, nel 1989.
In particolare, ha portato avanti una serie di riforme in senso democratico del regime sovietico che può essere riassunta in due parole simbolo degli anni Novanta: glasnot, che vuol dire “trasparenza” su diverse questioni politiche e sociali, e perestrojka, che vuol dire “ristrutturazione” dell’economia in senso progressista.
Questo periodo è stato segnato da una politica estera fatta di dialogo e diplomazia con gli Stati Uniti e di non ingerenza nella politica interna dei paesi comunisti dell’Europa orientale.
Nato a Privolnoye il 2 marzo 1931, Gorbaciov si dimise da presidente dell’Urss nell’agosto del 1991 dopo un tentativo di colpo di stato da parte dei nostalgici del vecchio regime sovietico. Verrà sepolto nel cimitero di Novo-Dyevitchiye, a Mosca, vicino alla moglie.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il presidente russo risponde con un assenso molto cauto alla proposta statunitense di un cessate il fuoco in Ucraina di 30 giorni. E parla di “sfumature” di cui si dovrà discutere.
Potrebbero essere addirittura 5mila le tonnellate di carburante riversate nel mar Nero da due petroliere russe, travolte da una tempesta il 15 dicembre.
Il 17 novembre 2024 russi e ucraini hanno marciato insieme a Berlino per chiedere la fine della guerra. Abbiamo parlato con il dissidente Kara-Murza, attivista ed ex prigioniero politico.
Narva è una città del nord dell’Estonia, uno degli ultimi confini con la Russia ancora aperti e percorribile solo a piedi. Un piccolo paese di frontiera con un ruolo geopolitico importante.
Il 15 dicembre una petroliera russa si è spezzata a metà e un’altra è rimasta incagliata, riversando combustibile nello stretto di Kerch.
Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.
Dichiarazioni tiepide sono arrivate da Mosca dopo la vittoria di Trump. Rimane incerto il futuro dell’invasione dell’Ucraina.
Il partito Sogno georgiano confermato con il 53,9 per cento dei voti. Ma piovono accuse di brogli e interferenze. L’Ue chiede di indagare. Intanto la presidente del Paese invita alla protesta. I vincitori: “Questo è un colpo di Stato”.
Nei giorni in cui Zelensky incontrava Joe Biden e i più alti esponenti politici americani, portando a casa altri 8 miliardi di dollari di aiuti, il leader russo ha annunciato di abbassare la soglia per l’uso delle armi nucleari.