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Cos’è il microbiota e perché è importante nell’alimentazione del cane
Nella dieta dei nostri amici a quattro zampe un ruolo importantissimo viene svolto dal microbiota intestinale. Una ricerca al riguardo offre nuove interpretazioni in materia di alimentazione canina.
Anche nell’alimentazione dei nostri cani il microbiota è un fattore importante da tenere in considerazione per una dieta sana e soprattutto all’insegna del benessere. La ricerca scientifica ha identificato, a questo proposito, nuove tecniche di approccio e nuove soluzioni per preservare lo stato di salute dell’apparato gastrointestinale, evidenziandone specifiche particolarità che fino ad ora non erano state prese in considerazione. Uno di questi aspetti, infatti, è proprio costituito dal microbiota di cui si sente spesso parlare sia per gli uomini che per gli animali.
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“Per microbiota intestinale si intende quel complesso di batteri, virus, protozoi e funghi che coabitano nel tratto gastrointestinale sia dell’uomo sia dei nostri animali. Sono circa 10mila volte più numerosi di tutte le cellule dell’ospite e le moderne ricerche stanno evidenziando come proprio il microbiota sia coinvolto nel determinare lo stato di benessere o l’insorgenza di determinate malattie”, spiega la dottoressa Maria Mayer, medico veterinario e omeopata.
È interessante notare, a questo proposito, come gli ultimi studi non distinguano più gli ospiti del nostro intestino in “buoni” e “cattivi”, ma cerchino di differenziare queste componenti secondo le quantità e gli effetti prodotti sull’organismo.
L’influenza dell’alimentazione canina sul microbiota intestinale
Sempre più persone scelgono per i loro animali da compagnia una dieta definita “naturale” in alternativa ai comuni prodotti commerciali. I suoi effetti sulla popolazione batterica intestinale, nel medio-lungo termine soprattutto, non sono però ancora del tutto chiari, nonostante un microbiota in salute sia la garanzia di una buona condizione fisica generale. Proprio per questo motivo è stata recentemente condotta una nuova ricerca sulle influenze dell’alimentazione canina sul microbiota intestinale. Se ne parla nello studio coordinato dal professor Junhyung Kim della Seoul national university, pubblicato da Gut pathogens.
I ricercatori hanno confrontato il profilo batterico di sei cani normalmente alimentati con dieta naturale composta al 90 per cento di carni (canguro, manzo, oca o pollo) ed al 10 per cento di vegetali con quello di altri cinque esemplari in regime commerciale (proteine, grassi, fibre grezze). Alla fine della ricerca gli studiosi hanno verificato che il regime alimentare influenza il profilo batterico intestinale dei cani, incrementandone la ricchezza e la diversità nel caso della dieta naturale. Considerando i batteri maggiormente espressi, però, sembrerebbe che i cani con alimentazione di tipo naturale siano più a rischio di incorrere in infezioni da patogeni opportunisti.
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Uno studio controverso
In merito alla ricerca dell’università di Seoul abbiamo chiesto delucidazioni al dott. Simone Ventura, medico veterinario che da anni studia i problemi legati all’alimentazione animale e al microbiota: “È bene sottolineare che lo studio citato non porta dati clinici, ma solo di laboratorio. Ciò non permette effettivamente di trarre conclusioni applicabili alla realtà quotidiana della popolazione canina. Dal punto di vista scientifico non abbiamo a disposizione una mappatura del microbioma ideale: sappiamo solo che la disbiosi (cioè lo scarso equilibrio intestinale che caratterizza i soggetti più delicati a livello gastroenterico) rappresenta una perdita di biodiversità della flora intestinale. Con le analisi possiamo quindi solo verificare se un intestino è ricco o povero nella propria biodiversità”.
E in merito alla “vulnerabilità” dei cani alimentati con dieta naturale? “La pratica clinica evidenzia che in realtà le cose stanno in modo molto diverso: la maggior parte dei pazienti affetti da patologie gastroenteriche è infatti alimentata quotidianamente con cibi industriali, spesso di bassa qualità. Il cambio di dieta, a favore di alimenti più naturali, favorisce in altissima percentuale un sensibile miglioramento delle condizioni generali. Si sa che gli alimenti commerciali sono poveri nell’apporto di ceppi probiotici a causa della cottura ad alta temperatura degli ingredienti e vengono addizionati con sostanze chimiche come integratori o conservanti”, delucida Ventura. Il loro utilizzo, alla luce di queste considerazioni, può a lungo termine danneggiare il patrimonio biologico della flora intestinale, impoverendola e interferendo con il suo normale sviluppo durante la vita del cane.
Qual è la dieta ideale per il nostro amico a quattro zampe
Gli studi in merito al microbiota del cane e degli animali in genere sono ormai ricchi di spunti di riflessione, non solo per quel che riguarda i nostri amici a quattro zampe, ma anche per la salute e il benessere dell’uomo e dell’ambiente che lo circonda. “I primi 12 mesi di vita di un soggetto sono, infatti, importantissimi per lo sviluppo di una flora intestinale ricca e varia”, spiega Ventura. “I continui stress chimici, spesso non necessari, a cui sottoponiamo i cuccioli e i giovani cani, favoriscono quell’infinità di patologie che giornalmente osserviamo nei nostri ambulatori. La scienza ci dice che ciò che si perde in questo primo periodo di vita, in termini di biodiversità della flora intestinale, lo si perde purtroppo per sempre e non si riesce più a recuperarlo nemmeno integrando la dieta quotidiana con fermenti lattici”.
D’altro canto la ricerca scientifica in ambito veterinario ha dimostrato con diversi studi che una dieta varia a base di alimenti naturali, possibilmente crudi o poco cotti, permette anche a soggetti affetti da disbiosi di ritrovare un nuovo equilibrio intestinale. “La cosa importante è che gli alimenti che compongono la dieta contengano la minore quantità possibile di sostanze chimiche, cosa che solo con l’alimentazione naturale si può avere”, prosegue Simone Ventura. “È basilare, poi, che la dieta preveda un limitato contenuto di ingredienti ad alto indice glicemico e glucidico come cereali, patate e legumi, perché rappresentano dei fattori predisponenti sia per le patologie del tratto gastroenterico sia per alcune patologie metaboliche”.
In conclusione, quindi, l’apporto di alimenti freschi non può che aiutare il cane, arricchendone il microbiota e aiutandolo a reagire in modo ottimale a malattie e disturbi. Attenzione, però: questo non vuol dire che tutti gli alimenti industriali debbano essere esclusi. Quelli di alta qualità possono rappresentare un’alternativa utile alla diversificazione della flora batterica, purché vengano scelti con cura, anche con l’aiuto di un nutrizionista. Il consiglio del veterinario competente sarà, sempre e comunque, indispensabile per metter a punto una dieta ideale che mantenga a lungo salute e vitalità dei nostri amici a quattro zampe.
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