I risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti ipotizzano un collegamento tra 22 pesticidi e i tassi di incidenza e mortalità del cancro alla prostata.
Microplastiche alla conquista del mondo, trovate nel sale e nelle feci umane
Due studi hanno rivelato che le microplastiche sono presenti nella maggior parte dei campioni di sale da cucina analizzati e perfino nel nostro organismo.
Due studi recentemente pubblicati hanno reso ancora più evidente l’elefante nella stanza, il gravissimo problema che la plastica rappresenta per l’ambiente e, di conseguenza, per la nostra salute. Uno studio austriaco ha dimostrato, per la prima volta, che la plastica è ormai anche dentro di noi. Non che fosse difficile prevederlo d’altronde, da tempo le microplastiche, ovvero quei frammenti di plastica che hanno un diametro compreso in un intervallo di grandezza che va dai 330 micrometri e i 5 millimetri, sono entrate nella catena alimentare ed era solo questione di tempo perché finissero anche nello stomaco di un predatore apicale quale l’Homo sapiens.
Microplastiche nella cacca
Lo studio condotto dai ricercatori della università di Medicina di Vienna e dell’Agenzia per l’ambiente austriaca ha mostrato per la prima volta la presenza di microplastiche nelle feci umane. I ricercatori hanno analizzato un piccolo gruppo di volontari, composto da appena otto persone provenienti da otto diverse nazioni: Austria, Italia, Finlandia, Giappone, Paesi Bassi, Polonia, Russia e Regno Unito. In tutti i loro campioni di feci sono state trovate particelle di plastica, in particolare sono state individuate nove diverse materie plastiche, le più comuni sono polipropilene e polietilene tereftalato.
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Oceani di plastica
Questa notizia, come detto, è tutt’altro che sorprendente considerato che ogni anno otto milioni di tonnellate di plastica si riversano negli oceani e che la plastica viene ingerita dalla maggior parte degli animali marini. Una ricerca pubblicata nel 2015, ad esempio, ha rilevato che fino al 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo ha residui di plastica nelle viscere. Eppure, forse, non ci rendevamo ancora conto dell’entità del problema, d’altronde si tratta di un campo di studio emergente e non si sa ancora molto delle microplastiche e del loro impatto. Gli studiosi austriaci hanno stimato che oltre il 50 per cento della popolazione mondiale potrebbe avere microplastiche nelle loro feci.
Le implicazioni per la nostra salute
“Questo studio, il primo nel suo genere, conferma ciò che sospettavamo da tempo – ha affermato Philipp Schwabl, ricercatore dell’università di Medicina di Vienna che ha diretto lo studio – ovvero che la plastica alla fine raggiunge l’intestino umano”. Questa scoperta potrebbe essere importante, secondo Schwabl, per lo studio delle malattie gastrointestinali che potrebbero proprio essere collegate alla presenza di microplastiche nell’intestino. Le particelle di plastica potrebbero infatti indebolire le difese immunitarie dell’intestino o intossicare l’organismo con gli agenti patogeni e le sostanze chimiche tossiche che contengono. “Le microplastiche più piccole sono in grado di entrare nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e possono persino raggiungere il fegato – ha spiegato Schwabl. – Ora che abbiamo le prime prove circa la presenza di microplastiche negli esseri umani abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per capire cosa questo significhi per la nostra salute”.
Microplastiche anche nel sale da cucina
Una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Science & Technology lo scorso 4 ottobre, ha girato ulteriormente il coltello nella piaga rivelando che nel 90 per cento dei campioni di sale da cucina analizzati sono presenti microplastiche. Gli autori dello studio, condotto dai ricercatori dell’università sudcoreana di Incheon in collaborazione con Greenpeace East Asia, hanno analizzato campioni di sale di 39 marche provenienti da 21 paesi in Europa, Nord e Sud America, Africa e Asia, rinvenendo frammenti di plastica in 36 di essi (compresi tre campioni di sale provenienti dall’Italia). “I risultati suggeriscono che l’ingestione umana di microplastiche attraverso prodotti marini è fortemente correlata alle emissioni o rilasci di plastica in una determinata area”, ha spiegato uno degli autori dello studio, Seung-Kyu Kim, professore di Scienze marine dell’università di Incheon. Per impedire che le microplastiche mettano ulteriormente a rischio la nostra salute e quella dell’ambiente non abbiamo che una soluzione, interrompere l’immissione di plastica in mare e ridurne drasticamente la produzione.
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