Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Miele bio: dolce, buono ed ecosostenibile
La sua dolcezza ci ha sempre conquistato, le sue proprietà benefiche anche. Ma è importante sceglierlo biologico, prodotto senza pesticidi e dalle caratteristiche organolettiche immutate. E poi, sapete quali sono le differenze tra i vari tipi di miele?
Buonissimo mangiato da solo, ottimo per preparare dolci o biscotti o da accompagnare a yogurt, cereali o semi oleosi, il miele è il primo dolcificante della storia. A proposito della sua dolcezza non c’è da discutere, anzi proprio questa caratteristica, insieme ai suoi colori caldi e delicati con riflessi dorati, lo rende un alimento che contribuisce al benessere e alla gioia di chi lo assume. Anche le sue proprietà sull’organismo non sono in discussione: ricco di enzimi, proteine, vitamine, oligominerali è energizzante e stimolante. I polifenoli gli conferiscono poi un potere antinfiammatorio, antiossidante, depurativo, antibiotico, lenitivo, lassativo.
Occorre dire invece che non tutti i mieli sono “buoni” allo stesso modo. Scegliere il miele biologico, ad esempio, vuol dire fare una prima scelta di qualità. Innanzitutto la sua produzione ha un impatto ecologico minimo; inoltre, il bando di pesticidi neonicotinoidi evita la moria delle api, insetti fondamentali per l’equilibrio del nostro ecosistema. Biologico è il miele di Alce Nero, così come tutti gli oltre trecento prodotti di questo marchio, che da più di 30 anni si dedica alla produzione di cibo senza l’utilizzo di sostanze chimiche e pesticidi, ma sperimentando invece nuove tecnologie sempre nel rispetto della campagna, bene prezioso da custodire. Tra i fondatori di Alce Nero c’è Conapi (Consorzio nazionale apicoltori) che raggruppa in tutta Italia 600 apicoltori per un totale di 63mila alveari.
Come si produce il miele
L’apicoltore dispone di un certo numero di arnie (quelle scatole di legno che tutti avrete in mente): al suo interno ci sono l’alveare con l’ape regina, le api operaie e il melario dove viene deposto il miele. Gli apicoltori si assicurano che le api abbiano sempre a disposizione fiori e pascoli, dunque spostano le arnie di notte da un luogo all’altro, sempre lontano però da strade coltivate o da ambienti dove si utilizzano pesticidi. Quando i favi del melario (ovvero le celle esagonali di cera costruite dalle api) sono pieni, è il momento di raccogliere il miele. I favi vengono centrifugati, il miele estratto, analizzato e filtrato, poi portato a 40 gradi, la temperatura che aveva nell’arnia, per mantenere inalterate le sue caratteristiche organolettiche (quelli industriali vengono pastorizzati invece a 80/90 gradi).
Di miele ne vengono prodotti tanti tipi, ognuno con le sue caratteristiche di colore e di gusto in base ai fiori da cui sono stati ricavati il nettare e il polline e al luogo di produzione. Sapete riconoscerli e sceglierli? Ecco qualche indicazione: il miele di acacia, caratteristico delle Prealpi, di Lombardia, Piemonte e Toscana, è di colore chiaro e ha un gusto delicato; il millefiori, che si produce da maggio a luglio su tutto l’Appennino, è invece più intenso e persistente con un colore che varia dal chiaro al beige. Ci sono poi quello all’arancio con un gusto di agrumi caratteristico del Sud Italia e delle isole e che si ottiene in primavera, e quello di castagno, che si produce in tutte le zone di montagna in estate, dalla consistenza liquida, il colore rossastro e l’aroma pungente.
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