Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Non cerchiamo di fermare i migranti
Pattugliamenti in mare, fragili accordi con la Libia e chiusure delle frontiere non possono contenere il flusso di migranti nel mar Mediterraneo.
I migranti non si fermeranno mai. Se ne facciano una ragione quelli che vorrebbero bloccare le frontiere, pattugliare ogni metro quadrato del mar Mediterraneo, sorvegliare ogni centimetro delle nostre coste. I migranti non si fermeranno mai perché chi scappa da una guerra, da anni di carestie, violenze, persecuzioni e povertà non si ferma. Chi ha già perso tutto, tranne la speranza, è disposto a tutto. Anche a rischiare la vita.
12mila migranti salvati in una settimana, l’Italia chiede di nuovo aiuto
Ogni anno, da decenni, decine di migliaia di migranti lasciano le loro terre, dall’Africa all’Estremo Oriente, pur di tentare di raggiungere l’Europa, nella speranza di una vita migliore. Del loro cammino noi vediamo solamente l’ultimo tratto, quello che passa per scafisti, gommoni e barconi fatiscenti. Possiamo stimare il numero di morti nel Mediterraneo, ma non abbiamo idea di quanti perdano la vita nel lungo percorso che precede il mare.
C’è chi viaggia per anni prima di arrivare sulle coste libiche. Passando per i deserti, le guerre, la fame, la sete. Molte persone finiscono nelle carceri dei paesi che attraversano. Molte donne vengono stuprate. Molti minorenni rimangono soli. Eppure non si fermano. “Le persone che scappano da una casa in fiamme si buttano nel vuoto. Sanno che si andranno a sfracellare, ma non si lasciano bruciare dal fuoco”, ha sintetizzato con grande efficacia lo scrittore Erri De Luca.
Le ultime cifre che hanno fatto lanciare dall’Italia l’ennesimo grido d’allarme rivolto agli altri paesi europei non devono stupire. 12mila migranti sono stati messi in salvo nel giro di pochi giorni, raccolti al largo della Libia e trasportati nei porti della penisola da 22 navi, in prevalenza di organizzazioni non governative. Dall’inizio dell’anno sono 60mila le persone che sono state raccolte in mare; 1.700 non annegate. Nel 2016 i morti sono stati 7.100, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
L’Europa cerca un accordo impossibile con la Libia
L’Unione europea punta a concludere un accordo con la Libia per “regolare i flussi illegali”. Nel corso di una riunione del Consiglio europeo a Malta, nello scorso febbraio, è stato proposto di “formare, equipaggiare e sostenere i guardacoste nazionali libici”. L’idea è di intercettare i migranti sulle coste o in mare per inviarli immediatamente nei “centri di accoglienza in Libia”.
Un progetto che le ong rifiutano in modo unanime, ricordando che tali “centri” non sono altro che prigioni nelle quali non vengono rispettati neppure i diritti umani più elementari, come sottolineato da Judith Sunderland, dirigente di Human Rights Watch. Inoltre, le dimensioni del fenomeno migratorio sembrano rendere l’operazione impossibile: il numero totale di “clandestini” presenti in Libia è stato stimato in oltre 700mila tra uomini, donne e bambini. La maggior parte è nelle mani degli scafisti, che grazie a loro guadagnano 300 milioni di euro all’anno: in parte facendosi pagare i passaggi in mare, in parte vendendoli a bande di criminali che li rapiscono per sfruttarli, rivenderli o per chiedere risarcimenti alle famiglie nei paesi di origine.
Soprattutto, in uno stato dilaniato dalla guerra civile, il cui governo riconosciuto dalla comunità internazionale controlla solamente una porzione infinitesimale dell’immenso territorio nazionale, il rischio è che l’accordo possa essere del tutto inutile anche nell’ottica poco umanitaria di reprimere il fenomeno. “La Libia non è la Turchia”, ha ammonito l’Oim. “Meglio organizzare canali regolamentati che consentano ai rifugiati e ai migranti di raggiungere l’Europa in modo legale e sicuro”, ha spiegato Tommaso Fabbri, capo missione di Medici senza frontiere in Italia. Perché i migranti, in ogni caso, non si fermeranno mai.
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