Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Decine di migranti morti in un salvataggio “ostacolato dai militari libici”
“Fermate i motori, vi prego!”. Scontro in mare tra la Marina militare italiane e una motovedetta libica che “salvava” dei migranti alla deriva.
Attenzione: alcune delle immagini nei video pubblicati non sono adatte ad un pubblico particolarmente sensibile.
È lunedì mattina, il 6 novembre 2017. Ci troviamo a 30 miglia nautiche dalle coste della Libia. La “Sea Watch 3”, della omonima ong tedesca, è stata chiamata dalla Guardia costiera italiana per effettuare un intervento di salvataggio: un’imbarcazione carica di migranti è alla deriva.
Il tentativo della Marina italiana di scongiurare il peggio
Giunge sul posto quasi contemporaneamente ad una motovedetta della Guardia costiera libica. Un elicottero della Marina militare italiana, arrivato per fornire sostegno a Sea Watch, osserva la scena dall’alto. Entrambe le imbarcazioni cominciano a caricare a bordo i migranti. Ma chi ha la sfortuna di essere ripescato dalla motovedetta, viene accolto a cinghiate, come testimoniato dai volontari della ong. Le persone ancora sul gommone alla deriva, in preda al panico, cominciano a gettarsi in mare. C’è chi si tuffa dalla motovedetta, chi rimane appeso su una scaletta. È in questo momento che i libici decidono di ripartire “a tutta velocità”, secondo quanto riferito da Sea Watch. La strage è ad un passo: la Marina militare italiana tenta in tutti i modi di scongiurare il peggio.
Quella che segue è la trascrizione del tentativo, quasi disperato, dell’elicottero della Marina militare italiana di fermare la motovedetta della Guardia costiera nordafricana.
Guarda costiera libica, questo è un elicottero della Marina militare italiana. Ci sono persone che si buttano in acqua. Fermate i motori e cooperate con Sea Watch. Per favore, cooperate con Sea Watch!”.“Questo è un elicottero della Marina italiana, canale 16. Vi chiediamo di fermarvi subito, subito, subito! Guardia costiera libica, Guardia costiera libica, avete una persona sul fianco destro, per favore fermate i motori! Fermate i motori!”.
“Stop! Stop! Stop! Fermate i motori, fermate i motori, vi prego!
“Questi morti sono responsabilità dell’Unione europea”
Nell’audio pubblicato da Sea Watch non si sente alcuna risposta da parte dei libici. La stessa ong ha diffuso alcune immagini che mostrano la motovedetta nordafricana a fianco al gommone, un video in cui si notano i maltrattamenti subiti dai migranti sul ponte. E il tentativo, vano, di rianimare un bambino con un massaggio cardiaco.
Non è chiaro quante siano le persone morte: alcune fonti parlano di almeno 50 vittime. Si sa che la ong – con l’aiuto della nave Aquarius di Sos Méditerranée e Medici senza frontiere – ha trasportato al porto di Pozzallo, in Sicilia, 59 superstiti e cinque cadaveri. “Questi morti – ha osservato Johannes Bayer, capo della missione della Sea Watch 3 – possono essere attribuiti alla Guardia costiera della Libia, che ha ostacolato un’operazione di salvataggio che si stava svolgendo in sicurezza, adottando comportamenti brutali. Ma la responsabilità è dell’Unione europea, che forma e finanzia i libici”.
Il governo italiano e i “salvataggi” dei libici
Nello scorso mese di luglio il ministro degli Interni italiano Marco Minniti ha affermato in Parlamento, nello scorso mese di luglio, che “tra mille difficoltà e con mille problemi la guardia costiera libica ha effettuato in questi mesi 10mila salvataggi. Queste cifre sono state fornite pubblicamente dall’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr), che ha anche ringraziato i libici per le operazioni effettuate”. Forse, oltre a riportare dei numeri, sarebbe il caso di chiedersi anche con quali metodi questi migranti vengono “salvati” dai militari libici.
Foto di apertura di Lisa Hoffmann/Sea-Watch
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