Dopo aver scioperato per il clima venerdì 24 settembre, gli attivisti del movimento Fridays for future, assieme a giovani di tutto il mondo, sono riuniti a Milano a partire da martedì 28 settembre per la Youth4climate, la conferenza mondiale sul clima dei giovani. L’evento prosegue fino al 30, giorno in cui inizierà la Pre-Cop, l’evento preparatorio della ventiseiesima conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite prevista a Glasgow (Cop 26), in Scozia, a novembre.
L’azione degli attivisti per il clima
A partecipare, presso il MiCo, il centro congressi a Milano, sono 400 giovani tra i 15 e i 29 anni selezionati nel rispetto dell’equilibrio geografico e di genere, provenienti da paesi che hanno aderito all’Accordo di Parigi.
“La selezione – spiegano gli organizzatori – ha premiato l’attivismo sui temi dei cambiamenti climatici e dello sviluppo sostenibile. Sulla base delle risposte a un questionario di sei domande, sono stati selezionati coloro che hanno dimostrato di avere capacità di pensiero strategico, leadership e motivazione”.
A dare il “saluto” ai lavori, anche un gruppo di attivisti per il clima di Fridays for future che si sono trovati fuori dal MiCo per chiedere maggiori “momenti di discussione e di creazione di un piano per sconfiggere la crisi climatica”. Tra loro c’era anche l’attivista svedese Greta Thunberg prima di essere assalita da fotografi e giornalisti all’ingresso del centro.
“Non possiamo più aspettare discussioni vuote e inutili, che mettono in vetrina personaggi che mentre tingono di verde la propria comunicazione continuano a ostacolare una transizione ecologica equa: è tempo di ascoltare realmente la nostra voce”, hanno urlato gli attivisti.
“La pandemia – hanno aggiunto i partecipanti – ha causato danni profondi, incidendo negativamente sui sistemi sanitari, sugli indici di povertà e sull’andamento dell’economia globale, venendosi a sommare alle altre grandi sfide dei nostri tempi, dai cambiamenti climatici alla lotta contro le disuguaglianze. Ha anche evidenziato una lezione essenziale: nell’epoca in cui viviamo, i problemi locali possono rapidamente trasformarsi in sfide globali. Non si può quindi prescindere da soluzioni comuni, che ci consentano davvero di ricostruire meglio, adottando tecnologie e strumenti innovativi per assicurare una crescita più verde e resiliente”.
L’intervento della segretaria dell’Unfccc
“Avete una sfida: condensare questi contributi in una dichiarazione da presentare ai ministri”, ha dichiarato Patricia Espinosa, segretaria esecutiva della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), rivolgendosi ai 400 giovani presenti alla Youth for climate. “Ciò che vi ha portato qui mi dà speranza sul fatto che le vostre idee animeranno gli obiettivi per il clima. So che lavorate sodo nelle vostre comunità per far prendere in considerazione i target di riduzione delle emissioni nei vostri paesi. Abbiamo bisogno dello stesso stimolo anche a livello internazionale e siete voi che potete rendere possibile tutto questo”.
Greta Thunberg alla Youth4Climate di Milano
Greta Thunberg, tra le leader del movimento, ha preso la parola anche nel corso della seduta plenaria di apertura. “I cambiamenti climatici – ha affermato – non sono solo una minaccia, ma un’opportunità per creare un Pianeta più verde e più sano. Possiamo avere una soluzione win-win. Ma serve forza di volontà per mettere in pratica i cambiamenti necessari. Dobbiamo puntare ad una transizione senza traumi”.
L’attivista ha quindi spiegato che va in ogni caso scongiurato il greenwashing: “Non si può più andare avanti col ‘bla bla bla’, con le promesse. La crisi climatica è un sintomo della crisi sociale, della crisi legata alle disuguaglianze, a livello globale, che risale al colonialismo. Una crisi basata sull’idea che alcune persone valgono più di altre e quindi dovrebbero avere il diritto di derubare al prossimo terre e risorse”. Greta Thunberg ha quindi ricordato che i cambiamenti climatici sono sempre più gravi, e nonostante ciò “si continuano ad aprire centrali a carbone. La speranza non è qualcosa di passivo. Possiamo invertire questa tendenza, ma servono riduzioni drastiche delle emissioni, riduzioni mai viste prima. Non possiamo più permettere ai potenti di decidere cosa sia la speranza. La speranza è dire la verità, agire, e la speranza viene sempre dalla gente. Noi vogliamo un futuro sicuro, vogliamo giustizia climatica. Ora”.
Insieme a Greta anche la collega del movimento Fridays for future Uganda, Vanessa Nakate: “Negli ultimi anni – ha raccontato – ho assistito a come la crisi climatica abbia un impatto sul continente. È un’ironia perché emette meno gas, escludendo l’Antartide. Storicamente l’africa è responsabile solo del 3 per cento delle emissioni globali, eppure subisce gli impatti più forti della crisi: uragani, inondazioni, siccità. Le persone stanno morendo, e tante altre hanno perso le terre. Così rimangono solo la sofferenza, l’agonia e la morte”. “È giunto il momento – ha aggiunto – di occuparci degli impatti e della perdita. È tempo che i leader ne facciano il centro dei negoziati. Abbiamo bisogno di fondi per migliorare i danni, oltre a quelli già promessi. Devono essere sussidi e non prestiti o si aggiungeranno a quelli già concessi ai paesi in via di sviluppo”.
Ma saranno numerose le altre personalità che parteciperanno, dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani fino a papa Francesco, che non sarà presente fisicamente, ma invierà un messaggio ai ragazzi.
Nel corso della Youth for climate verranno affrontati in particolare quattro temi: in primo luogo, la questione partecipazione dei giovani alle decisioni politiche che vengono assunte sui cambiamenti climatici. Quindi si parlerà della necessità di rilanciare l’economia mondiale in modo compatibile con l’abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra, di maggiore coinvolgimento delle organizzazioni non governative nei processi decisionali e di creazione di una società cosciente dei rischi legati alla crisi climatica.
Occorre scongiurare un nuovo fallimento dei negoziati sul clima
Tutti nodi che verranno inevitabilmente affrontati anche alla Cop 26 di Glasgow, per la quale anche la pre-Cop di Milano sarà fondamentale. Occorre infatti facilitare i lavori delle delegazioni che si incontreranno in Scozia, per evitare che si ripeta quanto accaduto in occasione della Cop 25 di Madrid, quando nonostante siano stati perfino allungati i tempi della conferenza, i rappresentanti dei governi di tutto il mondo non sono riusciti a trovare un’intesa.
As per the first day to arrive in Milano to join the #Youth4Climate#DrivingAmbition we begun our activism to speak up, give interviews to several media companies. We are also so excited to officially start Small act and but fast actions are always needed to tackle #ClimateChangepic.twitter.com/H6xSZv4DcS
Occorre rendere operativo, concretamente, l’Accordo di Parigi del 2015, al fine di centrare il suo principale obiettivo, ovvero la limitazione della crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. Ma rimanendo “il più possibile vicini agli 1,5 gradi”, come indica lo stesso Accordo.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
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