Mario Draghi parla alla pre-Cop di Milano @ Miguel Medina/Afp/Getty Images
A partire da oggi, giovedì 30 settembre, e fino a sabato 2 ottobre, si tiene a Milano la pre-Cop. Incontro preparatorio della ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop 26) prevista nella prima metà di novembre a Glasgow. Obiettivo della pre-Cop ospitata dall’Italia: consentire alle delegazioni di numerosi che aderiscono all’Unfccc (la Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici) di riprendere i negoziati, al fine di facilitare i lavori in Scozia.
Occorre superare l’impasse nei negoziati in vista della Cop 26
La pre-Cop riunisce in particolare i ministri dell’Ambiente di un gruppo di paesi, con l’obiettivo di approfondire alcuni dei temi-chiave che saranno affrontati alla Cop 26. L’incontro si tiene presso il centro congressi di Milano, il MiCO, ed è stato preceduto da un vertice organizzato il 20 settembre dal governo del Regno Unito e dall’Unfccc. Un summit mondiale sul clima a porte chiuse, ancora una volta con l’obiettivo di tentare di serrare i ranghi in vista di Glasgow.
A preoccupare, infatti, è da un lato l’esito dell’ultima Conferenza, la Cop 25 tenuta a Madrid nel 2019, che si è rivelata in gran parte un fallimento. Dall’altro, scardinare l’impasse nella quale sembrano essersi impantanati i negoziati nei mesi successivi.
A giugno, infatti, le delegazioni si sono incontrate per tre settimane. E anche in quell’occasione, sono stati registrati pochissimi avanzamenti, come confermato dalla stessa Patricia Espinosa, segretaria generale dell’Unfccc: “È necessario – aveva spiegato in quell’occasione – ottenere delle indicazioni a livello politico”. Un commento che era apparso più sincero rispetto al comunicato ufficiale, nel quale la dirigente aveva parlato di “molto lavoro da fare” ma anche di “giudizio complessivamente positivo”.
Draghi: “L’Italia ha destinato il 40 per cento alla transizione ecologica”
Il presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo all’apertura della pre-Cop, ha affermato: “Abbiamo due possibilità: o affrontiamo il costo della transizione ora o dovremo pagare più tardi un prezzo più alto per il disastro climatico che avverrà. La pandemia è un’opportunità e lo stato deve essere pronto ad aiutare le famiglie e le aziende. L’italia sta cercando di muoversi nella giusta direzione e velocemente. In Europa abbiamo contribuito a fare Next generation Eu per una ripresa equa e sostenibile, la green transition insieme alla digitalizzazione e all’inclusione sociale sono importanti. L’Italia ha destinato il 40 per cento dei fondi per la transizione. Dobbiamo aumentare le rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e la mobilità”.
L’Italia, dunque, secondo il nostro governo destinerà a progetti compatibili con la transizione ecologica il 40 per cento del pacchetto di aiuti stanziato dall’Unione europea. Più del 37 per cento minimo, dunque, quota che però le organizzazioni non governative hanno stigmatizzato. Il rischio, infatti, è che a fronte di quel 40 per cento, il restante (maggioritario) 60 per cento possa finire ad attività economiche incompatibili con gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale.
Prima che prendesse la parola Draghi, un gruppo di ragazzi ha mostrato uno striscione e intonato cori. La polizia è intervenuta, bloccando la manifestazione improvvisata e identificando i giovani.
Il presidente del Consiglio ha poi ripreso la parola, facendo riferimento a quanto hanno detto gli attivisti nei giorni scorsi. “Quando ci accusate di fare solo bla bla bla, dovete ricordare che a volte il bla bla bla è un modo per nasconderci dietro la nostra incapacità di implementare delle azioni. Ma quando si parla di cambiamenti, è utile convincere tutti del bisogno di quelle azioni. È utile convincere che non sono slogan creati in situazioni fittizie, ma numeri di studi scientifici. I cittadini devono essere convinti di questo”, ha affermato.
Ha poi proseguito sottolineando il bisogno di agire velocemente perché a soffrire le conseguenze della crisi climatica sono soprattutto i paesi più poveri. “Il primo passo è avere coscienza di ciò che è stato fatto e questo l’abbiamo ottenuto. Il prossimo sarà quello di convincerci che c’è davvero bisogno di agire. Le vostre proteste, il vostro scontento, la perdita di fiducia che avete è causata proprio dal rallentamento di questo processo. È lì la prova da superare. Voi giudicherete i nostri sforzi e noi verremo giudicati per ciò che faremo”. Infine, Draghi ha incontrato alcune delle leader del movimento giovanile per il clima: Greta Thunberg, Vanessa Nakate e Martina Comparelli.
Prendendo la parola in una conferenza stampa organizzata al di fuori della pre-Cop, Nakate ha anche commentato con queste parole: “Non c’è giustizia climatica senza azione. Stiamo già vivendo la crisi climatica. Ho realizzato che le alluvioni in Uganda e le siccità sono colpa dei cambiamenti climatici. Continuerò a scioperare e chiedere giustizia”. Mentre Martina Comparelli ha riferito di aver parlato con Draghi «di loss & damage, della necessità di disinvestire subito dalle fonti fossili e di renderci indipendenti grazie alle rinnovabili. Il presidente era d’accordo, ma bisogna agire. Ha anche promesso di portare la nostra voce al G20 e di parlare al posto nostro. Ma finché non vedremo fatti concreti noi continueremo a protestare”. Anche perché, ha concluso Saoi O’Connor, attivista irlandese di Fridays for future, “nel frattempo continuiamo a dare soldi a carbone, petrolio e gas. Per questo abbiamo costituto un nuovo gruppo di lavoro appositamente dedicato alla questione”.
Boris Johnson: “La Cop 26 sia l’inizio della fine dei cambiamenti climatici”
Il primo ministro inglese Boris Johnson, da parte sua, ha spiegato che “il cambiamento di cui abbiamo bisogno è perfettamente possibile: quando ero bambino, l’80 per cento dell’energia elettrica in Gran Bretagna derivava dal carbone. Oggi, la maggior parte dell’elettricità del Regno Unito viene da fonti rinnovabili. Il carbone rappresenta meno del 2 per cento della nostra elettricità e vogliamo portarlo a zero nel corso dei prossimi due anni. Voglio dimostrarvi quello che è possibile ottenere quando cittadini e politici hanno la volontà di cambiare le cose”.
“Abbiamo 190 paesi rappresentati qui questa mattina – ha aggiunto il politico britannico –. È importante che i giovani continuino a far sentire la loro voce. Vogliamo aumentare i fondi, soprattutto per i paesi in via di sviluppo, per affrontare i cambiamenti climatici. Dobbiamo arrivare a cento miliardi di dollari, e piantare miliardi di alberi in tutto il mondo. La Cop 26 deve rappresentare l’inizio della fine dei problemi legati ai cambiamenti climatici. Facciamo in modo che questa Terra sia il Pianeta che vi meritate di avere”.
“Se non cambierà, bloccheremo la città”
Mentre i negoziati riprendono a Milano, anche i militanti delle organizzazioni non governative e giovanili fanno sentire la propria voce. “Se non cambierà, bloccheremo la città”, avevano scandito nel corso delle giornate della Youth Cop, la Cop dei giovani alla quale alla quale ha partecipato anche Greta Thunberg. E così è stato: nella mattinata di giovedì due gruppi in altrettanti flash mob, hanno bloccato due ingressi al centro congressi, presso City Life e presso viale Certosa.
L’intervento di Vanessa Nakate
Un gruppo di attivisti ha tenuto alcuni brevi discorsi fuori dal Mico. Tra loro c’era anche Vanessa Nakate che ha ripreso alcune parole del suo intervento di martedì 28. Dopo aver raccontato gli effetti della crisi climatica in Uganda, il suo paese d’origine, ha proseguito raccontando il suo profondo attaccamento all’ambiente e agli animali. “A scuola non mi è stata raccontata la mia storia, quella delle mie terre, quella del mio clan. Mi chiamo Nakate, vengo dall’Uganda”, ha spiegato. “Il mio clan era responsabile della conservazione della natura. Cosa significa? Significa non fare del male agli animali, fare in modo di proteggerli. Leoni, elefanti, tutti. Per il mio clan sono considerati fratelli e sorelle, lo sono tutti gli animali. Questa è una conoscenza molto potente che sto scoprendo solo adesso. Avrei voluto impararlo a scuola. Con questa conoscenza e quella scientifica, continuerò a pretendere giustizia climatica”.
Il traffico è stato quindi deviato su strade alternative e sul posto sono intervenute le forze dell’ordine. Altre manifestazioni sono previste nella giornata e in quelle successive.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.