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A Milano istituito il primo registro di genere in Italia: una svolta per le persone transgender
Le persone transgender hanno ora il diritto alla piena autodeterminazione a Milano grazie al primo registro di genere in Italia.
Milano si distingue in Italia in merito al riconoscimento dei diritti delle persone transgender, gender non conforming e non binarie. Il consiglio comunale ha approvato la mozione presentata da Monica Romano – prima donna transgender eletta a Milano – per l’istituzione di un registro per il riconoscimento del genere di elezione per le persone transgender e non binarie. Scopriamo cosa significa concretamente e perché è un provvedimento storico nel nostro paese.
Che cos’è il registro di genere
Grazie al registro di genere ai cittadini transgender milanesi sarà consentito avere documenti di riconoscimento di competenza del Comune (per esempio l’abbonamento ai mezzi di trasporto, tessere delle biblioteche e documenti di riconoscimento aziendali per i dipendenti del Comune di Milano e delle aziende partecipate) che riportino il nome da loro scelto e non più il nome anagrafico. Piena autodeterminazione dunque, anche se solo a livello comunale.
La mozione approvata prevede misure per rendere effettivo il diritto di voto delle persone transgender che – a causa del problema dei seggi elettorali suddivisi in base al sesso – in passato hanno spesso disertato le urne per evitare situazioni di imbarazzo. D’ora in poi, per ottenere i documenti con il nome scelto, per i cittadini transgender sarà quindi sufficiente fare una dichiarazione davanti a un ufficiale di stato civile, questo a oggi nel solo Comune di Milano. Accade ancora infatti che una persona non binaria debba superare test e visite psichiatriche oltre che lunghi procedimenti legali, prima di veder riconosciuto il diritto a essere chiamata con il nome che sente proprio, diverso da quello avuto alla nascita. Incredibile che un provvedimento di civiltà appaia in Italia rivoluzionario: di fatto è la prima volta che un’istituzione riconosce questo diritto.
Chi è Monica J Romano, la promotrice della mozione
Grazie alla sua determinazione e al seguito del suo lavoro, il registro di genere a Milano è ora una realtà. Ma chi è Monica J Romano? Nata maschio nel 1979, Monica si fa chiamare così dall’età di 19 anni, appoggiata dai genitori, ma è solo nel 2006 che lo stato italiano le riconosce questo diritto. Nel suo sito ufficiale leggiamo cosa significa la J del suo nome:
Del nome maschile che mi è stato assegnato alla nascita, ho voluto conservare a livello informale la sola iniziale, la “J.”, da una parte per tributare memoria, affetto e testimonianza ai primi diciannove anni della mia vita, ma anche per dare rappresentazione di quella non binarietà che ho sempre sentito appartenermi. La “J.” esprime inoltre un posizionamento politico di rifiuto di quella pratica che porta molte persone trans* a scomparire nell’anonimato dopo essere riuscite ad acquisire le sembianze del genere di elezione, da me chiamata «cismimetismo». Tale pratica opprime da sempre le soggettività e le comunità transgender, gender non-conforming e non binarie. Oggi mi definisco una donna transgender e non binaria.
Nel 1998 inizia a impegnarsi attivamente nell’associazionismo Lgbt+ (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) italiano e con Daniele Brattoli e Laura Caruso, fonda nel 2020 l’Associazione per la cultura e l’etica transgenere (Acet), di cui oggi è Presidente onoraria. Dopo più di vent’anni di militanza, lo scorso anno si è candidata alle elezioni comunali a Milano con il Partito democratico a sostegno del sindaco Beppe Sala, guadagnando 938 preferenze e diventando la prima consigliera comunale transgender eletta a Milano. Oggi è anche vicepresidente della commissione Pari opportunità e diritti civili.
L’istituzione del registro di genere a Milano, la sua città, è una grande vittoria, di tutti i cittadini che l’hanno votata e che quindi rappresenta. L’aspetto ancor più importante è che, come la stessa consigliera ha annunciato, molti consiglieri comunali di altre città le hanno chiesto il testo della mozione per poterlo presentare nei loro comuni. Dunque l’onda dei diritti civili prende forza, in tutta Italia.
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