L’ultraliberismo di Milei ha fatto sprofondare l’Argentina nella povertà

Nel suo primo anno di presidenza argentina Javier Milei ha introdotto pesanti tagli alla spesa pubblica, facendo impennare la povertà. Ora i pensionati guidano la protesta.

  • In pochi mesi Milei ha ridotto del 74 per cento la spesa pubblica con tagli a pensioni, scuola, sanità, ricerca scientifica, lavori pubblici.
  • L’inflazione e il debito sono scesi, ma la povertà è cresciuta esponenzialmente, anche a causa dell’aumento dei prezzi.
  • Il malcontento oggi riguarda soprattutto i pensionati, che ogni mercoledì protestano contro il presidente.

Ogni mercoledì, da diversi mesi, gruppi di pensionati si riuniscono davanti al parlamento dell’Argentina. Protestano contro i pesanti tagli alle pensioni da parte del governo di Javier Milei e nel corso delle settimane a loro si sono uniti altri gruppi di cittadini, compreso il mondo degli ultras di sinistra. Gli ultimi presidi hanno visto pesanti scontri con le forze dell’ordine, con un bilancio di decine di feriti e di arrestati.

Il presidente ultraliberista Milei ha preso il potere a fine 2023 e da quel momento ha messo in atto una serie di misure radicali con l’obiettivo di risanare l’economia dell’Argentina. I suoi pesantissimi tagli alla spesa pubblica hanno portato alla riduzione dell’inflazione e alla stabilizzazione del peso, la moneta nazionale, ma questo è andato di pari passo con un aumento vertiginoso della povertà e un incremento della disoccupazione. Dopo poco più di un anno di amministrazione Milei il malcontento popolare è in crescita, come dimostrano le manifestazioni e gli scontri del mercoledì. E la risposta del presidente è la repressione.

Il presidente dell'Argentina, Javier Milei, e la sua motosega
Il presidente dell’Argentina, Javier Milei, e la sua motosega © Tomas Cuesta/Getty Images

La terapia shock di Milei

Il simbolo di Javier Milei, un populista di estrema destra autodefinitosi anarco-capitalista, durante tutta la sua campagna elettorale del 2023 è stata una motosega. Stava a rappresentare la sua promessa di tagli drastici alla spesa pubblica per risanare l’economia dell’Argentina, uno degli elementi che lo ha contraddistinto insieme alla sua aggressività dialettica, al suo attacco costante ai diritti civili come quello all’aborto e al suo negazionismo climatico.

Quando il 19 novembre 2023 ha vinto le elezioni presidenziali, Milei ha subito messo in atto la famosa terapia shock per l’economia del paese. “Non c’è alternativa all’austerità”, ha sottolineato nel suo discorso inaugurale, accusando i presidenti precedenti di aver fatto sprofondare l’Argentina in una crisi economica senza precedenti. In quel momento il paese si avviava verso una contrazione del Pil del 2,5 per cento, l’inflazione arrivava da picchi fino al 200 per cento e il debito pubblico viaggiava a livelli record. La ricetta di Milei è stata quella di smantellare lo Stato, privatizzando l’Argentina.

Nel giro di poco tempo il presidente ha fatto chiudere 13 ministeri e ha licenziato circa 35mila dipendenti pubblici. Una gran parte dei lavori pubblici sono stati interrotti e lo stato si è indebitato per centinaia di milioni di dollari con gli appaltatori. Sono stati ridotti drasticamente i fondi destinati all’istruzione, con una diminuzione del 50 per cento in termini reali su base annua e la fine di numerosi sussidi per gli insegnanti e di borse di studio per gli studenti, mentre le università hanno dichiarato lo stato di emergenza a causa delle drastiche riduzioni di budget.

Tagli pesanti li ha subiti anche la sanità, con una riduzione degli stipendi dei lavoratori degli ospedali pubblici e un aumento del prezzo delle assicurazioni sanitarie private, che hanno riversato nuovi utenti sul settore pubblico già in difficoltà. Anche le pensioni hanno subito le misure di austerità di Milei, con piccoli aumenti progressivi di versamenti che non hanno tenuto il passo dell’aumento dei prezzi al consumo. Il presidente ha poi tolto risorse all’informazione e alla cultura, facendo chiudere agenzie di stampa e istituti cinematografici; al settore dei diritti umani, disinvestendo nei programmi delle vittime della dittatura argentina; in quelli contro la violenza di genere; e nelle misure di sostegno sociale, come le mense per i bambini poveri, i sussidi per le bollette di gas, elettricità e acqua e gli assegni per le persone con disabilità. Tutto questo è avvenuto mentre venivano aumentati gli investimenti in sicurezza e difesa, così come è stato liberalizzato il mercato degli affitti, portando a un aumento del numero delle case sul mercato, ma anche a un incremento dei suoi prezzi, e sono state privatizzate diverse imprese statali operanti nei settori energetico, autostradale e ferroviario.

Povertà e disoccupazione

Le drastiche misure implementate dal presidente Milei nel suo anno e poco più di presidenza hanno avuto effetti visibili e concreti sul paese. Alcuni dati dell’economia argentina sono in effetti migliorati e questo ha aumentato la credibilità del paese a livello internazionale. Chi ne ha pagato il prezzo in modo drammatico è stata però la popolazione, tanto la classe media quanto le fasce più povere.

Il primo anno di presidenza Milei ha portato a una stabilizzazione del peso nei confronti del dollaro e a un notevole abbassamento dell’inflazione, oggi intorno all’84 per cento contro i picchi del 200 per cento del passato, e a una riduzione del debito pubblico, tanto che nel 2024 il paese ha raggiunto il pareggio di bilancio. Il Fondo monetario internazionale ha apprezzato questi risultati e ha acconsentito a negoziare un nuovo accordo con il paese per sbloccare nuovi fondi. Ma mentre l’immagine dell’Argentina è migliorata agli occhi delle istituzioni finanziarie internazionali, la vita nel paese si è fatta durissima per tutti, a parte per la minoranza più ricca della popolazione, che ha beneficiato di un contesto finanziario più roseo.

Una manifestazione dei pensionati contro il presidente Javier Milei
Una manifestazione dei pensionati contro il presidente Javier Milei © Tomas Cuesta/Getty Images

Il 2024 si è chiuso con il 50 per cento della popolazione in condizione di povertà assoluta, dopo picchi del 54 per cento durante l’anno. A fine 2023 si trovava in questa situazione il 40 per cento della popolazione argentina e questo significa che la terapia shock di Milei ha generato cinque nuovi milioni di poveri. I prezzi dei beni alimentari, delle case ma anche delle prestazione sociali si sono impennati dopo l’iniziale grossa svalutazione del peso voluta da Milei. Prendendo in considerazione gli ultimi due anni, l’indice generale dei prezzi ha fatto segnare un +655 per cento. I salari reali non sono stati al passo con questo trend, nonostante piccoli aumenti, e questo ha causato un crollo del potere d’acquisto della popolazione e una riduzione del 15 per cento dei consumi. Per milioni di persone fare la spesa è diventata una questione di sopravvivenza strategica, con lunghe code che si formano fuori dai supermercati quando vengono lanciate offerte vantaggiose, e picchi dei consumi nei giorni successivi al ricevimento degli stipendi, per il timore che il potere d’acquisto possa crollare ulteriormente nelle settimane successive. L’Argentina è oggi di gran lunga il paese più caro dell’America latina, dove un caffè al bar è arrivato a costare circa 3,5 euro

Le proteste dei pensionati

Tra chi sta accusando più il colpo ci sono i pensionati: due su tre ricevono l’importo minimo, pari a circa 250 euro al mese, e il valore delle pensioni è crollato del 17 per cento in pochi mesi a causa dell’impennata dei prezzi. A questo si aggiungono le difficoltà causate dai vari tagli voluti da Milei ai sussidi, alla sanità e ai servizi sociali. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica e censimento (Indec), la povertà tra gli over 65 è passata dal 17,6 per cento al 29,7 per cento nei primi sei mesi di presidenza di Milei. E proprio dal malcontento dei pensionati è nato un movimento di protesta che sta coinvolgendo sempre più persone.

Da diverse settimane, ogni mercoledì, gruppi di pensionati si danno appuntamento a Buenos Aires davanti alla sede del parlamento per manifestare contro le misure di austerità introdotte dall’insediamento di Milei. Inizialmente erano piccoli presidi pacifici, poi con il tempo si sono unite sempre più persone, tra cui gli ultras di sinistra di alcune delle principali squadre di calcio argentine. Questa insolita alleanza anti-Milei tra pensionati e ultras ha reso più rumorose le proteste e ha alzato il livello dello scontro. Le forze dell’ordine hanno represso con la violenza gli ultimi presidi, prendendo a manganellate anche alcuni pensionati. Numerosi manifestanti sono stati arrestati, mentre il presidente Milei denunciava un complotto in atto contro l’Argentina e un tentativo di colpo di stato. La giudice Karina Andrade ha poi ordinato la scarcerazione dei dimostranti.

L’indice di popolarità di Milei, che nel primo anno di presidenza è rimasto pressoché stabile nonostante le misure di austerità introdotte, ha iniziato ora a traballare. Il presidente ha dichiarato di non avere intenzione di fermarsi, insistendo sul fatto che i sacrifici di oggi avranno conseguenze positive un domani e che la tutela delle fasce più ricche della popolazione a scapito di quelle più povere porterà poi benefici anche a queste ultime. Eppure nelle scorse settimane anche gli investitori più ricchi hanno subito le conseguenze negative delle iniziative di Milei. Il presidente a febbraio ha promosso la criptovaluta $Libra, invocando una corsa al suo acquisto così da finanziare alcuni progetti imprenditoriali e sostenere la crescita economica argentina. Il suo valore si è impennato grazie all’acquisto di numerosi investitori, ma in breve tempo è crollato causando perdite ingenti per circa 40mila persone. Il presidente Milei è finito sotto indagine per truffa e ora rischia l’impeachment.

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