Nel 2021 altri duecento militanti ambientalisti hanno pagato con la vita il loro impegno. Lo rivela Global Witness che indaga su questi casi da dieci anni.
Nel 2021 è stato un altro anno nero per i difensori dell’ambiente, con duecento omicidi. Lo rivela l’ultimo report della ong Global witness.
Complessivamente, negli ultimi dieci anni 1.733 militanti ambientalisti sono stati uccisi.
L’America latina è la zona del mondo più pericolosa per chi difende l’ambiente, soprattutto tra gli indigeni.
A fine aprile del 2012 Mike Davis, amministratore delegato della ong Global witness, era impegnato in una riunione nel suo ufficio londinese. Un collega l’ha preso da parte e gli ha dato una notizia che è stata un fulmine a ciel sereno: un attivista con cui aveva lavorato qualche anno prima in Cambogia, Chut Wutty, era morto. Era stato colpito da un proiettile durante uno scontro con le forze di sicurezza e le guardie dell’azienda su cui stava indagando per disboscamento illegale. Ben presto il governo ha fatto il possibile per insabbiare l’accaduto. Da allora, Global witness ha scelto di tenere traccia degli omicidi di militanti ambientalisti in tutto il mondo, e di renderli noti attraverso un report pubblicato ogni anno. Per evitare che cadessero nell’oblio e per testimoniare quanto la difesa del nostro pianeta sia una missione che, soprattutto in certi contesti problematici, espone a enormi rischi. A distanza di dieci anni, 1.733 persone hanno pagato questa missione con la vita. La media è di una ogni due giorni.
Il 2021 è stato un altro anno nero per i difensori dell’ambiente
Nel 2021 sono stati uccisi 200 difensori dell’ambiente, circa quattro alla settimana. Un numero che non pareggia il record assoluto dell’anno precedente, quando i casi accertati erano ben 227, ma che resta comunque altissimo. Inaccettabile. Tre omicidi su quattro sono avvenuti in America Latina. La situazione si aggrava soprattutto in Messico, passato in un anno da 30 a 54 attentati letali, e in Brasile, passato da 20 a 26. Viceversa, altri due paesi tradizionalmente molto pericolosi vedono un temporaneo miglioramento: si tratta della Colombia, dove si sono verificati 65 omicidi nel 2020 e 33 nel 2021, e delle Filippine, a quota 30 nel 2020 a 19 nel 2021.
Era messicano anche José Santos Isaac Chávez, avvocato e leader indigeno. Tra i candidati all’Ejidal Commissariat of Ayotitlán, un ente locale che si occupa della gestione delle terre indigene, è stato l’unico a opporsi strenuamente alle operazioni della miniera Peña Colorada. Gestita da ArcelorMittal e Ternium, è un’enorme miniera a cielo aperto che ha deturpato il territorio del monte Cerro de Los Juanes. Gli alberi sono stati abbattuti, la fauna selvatica è stata sfrattata dal proprio habitat, le sostanze tossiche hanno contaminato l’ambiente. Impossibile quantificare la reale portata dei danni, perché i reporter indipendenti hanno il divieto di accesso all’area. José Santos Isaac Chávez è stato trovato morto all’interno della sua auto che era stata spinta da un dirupo.
Quanti militanti ambientalisti sono stati uccisi in dieci anni
La decima edizione del report, oltre a scattare una fotografia del 2021, fa un bilancio dell’intero decennio. Un bilancio di una gravità inaudita: tra il 2012 e il 2021 sono stati uccisi 1.733 militanti ambientalisti, in media uno ogni due giorni. Tale stima per giunta è inevitabilmente parziale, sia perché molti delitti restano nell’ombra, sia perché non comprende tutte le altre azioni intimidatorie, come minacce, pedinamenti, violenze sessuali, detenzioni arbitrarie.
Circa un omicidio su cinque è avvenuto in Brasile, per un totale di 342. Di questi 342, più dell’85 per cento si è verificato in Amazzonia e circa uno su tre ha riguardato una persona indigena o afrodiscendente. Si trovavano nella foresta amazzonica anche il giornalista britannico Dom Philipps e l’avvocato Bruno Pereira, caduti in un’imboscata tesa a giugno 2022 per volontà della criminalità organizzata. Le indagini sulla loro morte, finora, si sono rivelate un fallimento. Al secondo posto c’è la Colombia con 322 omicidi accertati in dieci anni: il governo ha promesso di porre fine al clima di violenza ma, finora, queste rassicurazioni sono rimaste solo sulla carta. Sono invece 270 i militanti ambientalisti ammazzati nelle Filippine: erano soprattutto persone che si battevano contro i colossi agricoli e minerari.
Lo scorso anno oltre duecento ambientalisti, quasi quattro ogni settimana, sono stati assassinati in tutto il mondo. Lo rivela il nuovo rapporto di Global Witness.
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Il livello di inquinamento supera di 60 volte il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il governo ha chiuse le scuole e ha invitato gli anziani a stare a casa.