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Prende finalmente una linea la policy dell’Unione europea contro i cosiddetti “minerali di guerra”. Nelle scorse settimane, l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton e il commissario per il Commercio Karel De Gucht hanno presentato un approccio integrato per bloccare l’impiego dei profitti derivanti dal commercio di minerali per finanziare conflitti armati La
Prende finalmente una linea la policy dell’Unione europea contro i cosiddetti “minerali di guerra”. Nelle scorse settimane, l’alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza Catherine Ashton e il commissario per il Commercio Karel De Gucht hanno presentato un approccio integrato per bloccare l’impiego dei profitti derivanti dal commercio di minerali per finanziare conflitti armati
La Commissione ha proposto un progetto di regolamento che istituisce un sistema di autocertificazione per gli importatori di stagno, tantalio, tungsteno e oro che scelgono di importare nell’Unione in modo responsabile. L’autocertificazione richiede agli importatori di osservare il dovere di diligenza (vale a dire evitare di provocare danni nelle zone in questione) garantendo che la gestione e il monitoraggio della catena di approvvigionamento e delle vendite rispettino le cinque tappe previste dalla guida dell’Ocse.
L’obiettivo è quello di operare al livello più efficace della catena di approvvigionamento di tali minerali, agevolando il flusso di informazioni a disposizione degli utenti finali sul dovere di diligenza. Il regolamento offre agli importatori dell’Unione che commerciano legittimamente con operatori di Paesi colpiti da conflitti armati l’occasione di rafforzare il loro impegno per garantire la trasparenza delle catene di approvvigionamento.
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