La Capri è la nuova elettrica Ford, con l’addio a modelli come Fiesta e Focus un tassello importante nella transizione ecologica del marchio. Vi raccontiamo come va nella nostra prova.
Mirai, in viaggio con la seconda generazione della Toyota a idrogeno
Il nuovo design, l’autonomia cresciuta fino a 650 km, l’impagabile silenzio… E quel sistema che, unico al mondo, ripulisce l’aria dagli inquinanti. Vi raccontiamo la nuova Toyota Mirai.
Ricordate? Vi avevamo anticipato le prime immagini in occasione della nostra visita al Salone dell’auto di Tokyo, l’anno scorso. Allora si trattava ancora di un concept, molti dettagli erano ancora da definire. Oggi, la seconda generazione di Toyota Mirai, una delle due auto a idrogeno (l’altra è la Hyundai Nexo) disponibili anche sul mercato italiano è finalmente in vendita a partire da fine marzo. Tantissime le novità, dalla nuova piattaforma che ha permesso di passare dai 4 posti precedenti agli attuali 5, all’autonomia salita fino a circa 650 chilometri, un incremento del 30 per cento. Fino a una delle caratteristiche che più la rendono unica: uno speciale filtro capace di catturare inquinanti come biossido di zolfo, ossidi di azoto e particolato PM 2,5 e di ripulire l’aria delle nostre città. L’abbiamo guidata ed ecco cosa ci ha lasciato la nuova Mirai.
2014-2021: della prima Mirai è rimasto poco
Basta guardarla per capire l’evoluzione. Con un netto taglio alle proporzioni un po’ sgraziate del primo modello (era il 2014), nuova Mirai è più lunga (parecchio lunga, quasi 5 metri, decisamente troppo per la città), bassa e larga. Il che basta già a renderla un “oggetto” più desiderabile. Poi c’è un aspetto più legato al piacere di guida – ebbene sì, guidare un’auto a idrogeno non significa affatto dire addio al divertimento, anzi – con il passaggio dalla trazione anteriore alla trazione posteriore, caratteristica che accomuna le auto sportive. Con la nuova Mirai Toyota chiude il cerchio “magico”, proponendo di fatto tutte le declinazioni (almeno quelle offerte dall’auto) della mobilità sostenibile: dalla tecnologia ibrida a quella plug-in, fino alla mobilità completamente elettrica, di cui Mirai e le auto con sistemi fuel cell a idrogeno sono in qualche modo la massima espressione. Non a caso Mirai significa “futuro” in giapponese.
Mirai atto secondo, cosa è cambiato
Già, sotto la “pelle” della nuova Mirai non c’è più un Prius, ma una versione “rivista e corretta” della berlina Lexus LS. Una scelta che si traduce subito in un abitacolo più ampio adesso adatto anche a 5 passeggeri. Alleggerita in numerose parti, adesso Mirai offre una distribuzione del peso quasi 50:50 (per chi ama la guida sa che è un segnale di equilibrio e piacevolezza di guida) e un centro di gravità più basso. Nuove anche le ruote, cresciute fino a 19 o 20 pollici. Insomma, da questi indizi sembrerebbe proprio che Toyota abbia voluto fare della sua auto a idrogeno non solo un’auto più attraente, ma anche più sportiva e potenzialmente adatta a un pubblico più ampio (compatibilmente con la disponibilità di idrogeno… ma questo aspetto lo vediamo fra poco).
Più efficienza. Più potenza. E acqua come unico residuo
La più grande “magia” – virtù – della Mirai è sempre quella: combinare l’idrogeno con l’ossigeno presente nell’aria per produrre corrente elettrica e acqua come sottoprodotto di scarto. Solo che questa volta, Toyota ha ottimizzato la “ricetta”: il sistema fuell cell adesso è sotto il cofano, non più sotto il pavimento come prima, dove rubava spazio. Insomma, il sistema è più efficiente e compatto. Il tutto con un incremento di potenza, 182 cavalli, 31 più di prima. Grazie a un cambio modificato adesso la coppia del motore è meglio sfruttata. E la nuova batteria agli ioni di litio che immagazzina l’elettricità in eccesso proveniente dalla cella a combustibile e dalla frenata rigenerativa è più piccola della vecchia a idruro di nichel-metallo e ha una maggior densità energetica: la tensione sale a 310,8 dai 244,8 precedenti con una capacità di 6,5 Ah e una potenza in uscita di 31,5 kW.
Più spazio per l’idrogeno, così l’autonomia di Mirai sale del 30 per cento
L’altro vantaggio della nuova configurazione e della trazione posteriore di Mirai è che si è liberato più spazio per immagazzinare più idrogeno. I serbatoi sono passati da 2 a 3 e sono più ampi: uno è montato longitudinalmente al centro dell’auto, uno posizionato trasversalmente sotto il sedile e uno è nascosto sotto la batteria. Scelte che hanno permesso di aumentare l’autonomia di nuova Mirai del 30 percento; i 650 chilometri dichiarati (i serbatoi contengono 5,6 kg di idrogeno, contro i 4,6 del modello precedente) sono comparabili a quelli della più performante Tesla Model S.
Più autonomia significa viaggi più lunghi. E più divertenti. Più maneggevole, agile nelle curve. Più piacevole e confortevole anche in autostrada. E più silenziosa, non solo grazie alla nuova aerodinamica, ma anche ai sistemi di gestione dell’idrogeno più efficienti.
Cosa aspettarsi a bordo di Mirai
Più gratificanti, oltre che ampi, gli interni. Il sistema di infotainment utilizza un display da 12,3 pollici, il clima è bi-zona, i sedili ampi e riscaldabili (volendo anche quelli posteriori). La pelle – nel caso – meglio sceglierla “eco”, comodo il caricatore wireless per lo smartphone e a prova di imbranati le 4 telecamere che vi aiutano nelle manovre (la Mirai è piuttosto lunga da parcheggiare). Fra le curiosità della versione al vertice della gamma (la Essence+, la stessa che abbiamo provato noi) anche lo specchietto retrovisore interno che al posto di riflettere le immagini adotta una telecamera, così se anche dietro si siedono tre giocatori di basket, la visibilità rimane ideale.
In strada, come un’elettrica. Meglio di un’elettrica
La prima caratteristica avvertibile guidando la nuova Mirai è l’erogazione di potenza fluida e istantanea, esattamente come un’auto elettrica. Toyota dichiara 9 secondi per raggiungere i 100 km/h da fermo e 175 km/h di velocità massima. Per capirci – semplificando – c’è potenza sufficiente per immettersi in una tangenziale con sicurezza, o per fare un sorpasso. Non ci sono ritardi o rumore, proprio come sulle auto elettriche. Quando si frena, si rigenera corrente, come su una “normale” auto elettrica. E il silenzio rimane una delle caratteristiche più apprezzabili. Completa la dotazione di sistemi Adas di assistenza alla guida.
Gratificante sapere, come anticipato, che mentre guidiamo la nuova Mirai, c’è uno speciale filtro che contribuisce a pulire l’aria esterna, catturando piccole particelle di inquinanti (quelle più pericolose per i nostri polmoni, tra 0 e 2,5 micron) e contribuendo a migliorare la qualità dell’aria delle nostre città; Toyota stima che questo sistema sia in grado, ogni 10mila chilometri percorsi, di pulire fino 4.730.400 litri d’aria, equivalenti alla quantità d’aria respirata in un anno da una persona adulta. Un video ci mostra come funziona il sistema.
Veniamo al tema (critico) dell’infrastruttura di rifornimento
Come abbiamo spiegato in un recente articolo, l’Italia potrebbe facilmente diventare un hub strategico dell’idrogeno, potenzialmente la patria ideale di auto come Mirai, o di veicoli per il trasporto pubblico. Tanto più che nelle Linee guida preliminari per la strategia nazionale, il Ministero dello sviluppo economico ha inserito nuovi progetti legati alla produzione sostenibile e al trasporto dell’idrogeno. Nell’attesa, l’Italia non è la California, dove ci sono ben 43 stazioni di rifornimento di idrogeno, l’unico stato Usa in cui Mirai sia in vendita.
Per il momento, ci dobbiamo accontentare della stazione di Bolzano e del piano LIFEalps – finanziato dal programma LIFE dell’Unione europea che in otto anni dovrebbe trasformare l’Alto Adige in una regione modello per la mobilità a zero emissioni. Mentre sembra finalmente in via di ultimazione la stazione a idrogeno di San Donato, hinterland milanese. E pensare che per un pieno di idrogeno basterebbero meno di 5 minuti; non le ore di un’auto elettrica… Nel caso, il listino della Mirai parte da 66mila euro e sarà in vendita da fine marzo.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Costruire auto elettriche a prezzi accessibili in Europa è possibile. Magari reinventando modelli iconici del passato e conservandone il fascino, come dimostra la Renault 5 elettrica.
Lynk & Co presenta la nuova elettrica 02: pensata per l’Europa, prodotta in Cina, si può (anche) noleggiare e offre fino a 445 chilometri di autonomia.
Dopo un buon 2023 si inverte la tendenza delle auto elettriche sul mercato. L’Italia resta, insieme alla Spagna, uno dei fanalini di coda del continente.
Con 600 chilometri di autonomia e dimensioni europee, l’Explorer inaugura una nuova generazione di modelli elettrici Ford. Vi raccontiamo come va nella nostra prova.
Si chiama Inster la prima elettrica da città Hyundai: due le declinazioni, urban o outdoor, dimensioni compatte e interni ispirati alla circolarità.
Stellantis sull’auto elettrica si allea con la cinese Leapmotor e annuncia in tre anni un nuovo veicolo ogni anno, si parte con la T03, una urban car sotto i 18mila euro.
Col debutto del brand Dfsk cresce la disponibilità di auto cinesi low cost e di buona qualità, una possibile risposta all’urgenza (e al costo) della transizione ecologica dell’auto.
Un anno dopo l’introduzione della Ulez, l’enorme Ztl a traffico limitato, Londra centra gli obiettivi. “Camminare previene l’obesità” spiega l’esperta Cristina Xiao.