L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
India, Delhi pensa a un piano per garantire il diritto a un’aria più pulita
A causa dell’inquinamento atmosferico che ha raggiunto livelli altamente pericolosi a Delhi, il governo passa all’azione per ridurre lo smog delle auto.
Tredici città tra le venti più inquinate al mondo sono in India e secondo un’indagine svolta nel 2015 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Delhi, la capitale, è al primo posto della classifica. L’inquinamento atmosferico è la quinta principale causa di morte nel paese, dove ogni anno le vittime sono 620mila e, come sottolineato in uno studio condotto dall’americano Health Effect Institute, Delhi è tra le aree più gravemente colpite dal problema. Le stazioni di monitoraggio presenti nella città hanno mostrato che i livelli di particolato sospeso pm2,5 e pm10 sono tre, quattro volte superiori ai limiti di sicurezza, fissati rispettivamente a 60 e 100 microgrammi per metro cubo, e che questi livelli aumentano ulteriormente durante l’inverno. Le particelle sottili sono legate alla maggiore incidenza di alcune malattie come la bronchite cronica, il cancro polmonare e alcune malattie cardiache, dato che una volta che si depositano nei polmoni, possono finire nel flusso sanguigno.
Misure antinquinamento
Le emissioni generate dagli autoveicoli sono state ritenute la causa principale dei livelli altamente nocivi di inquinamento a Delhi: come sostiene un rapporto dell’Indian institute of science (Iisc) il settore dei trasporti produce il 32 per cento delle emissioni di gas serra. Nella capitale ci sono in tutto 8,8 milioni di veicoli per una popolazione che arriva a 9,8 milioni e ogni mese a queste vetture se ne aggiungono in media 1.400. Il numero di veicoli di Nuova Delhi supera quello di Mumbai, Chennai e Calcutta messe assieme.
Per affrontare il problema, il governo di Delhi ha adottato nuove misure (come il blocco delle auto in alcuni tratti) che hanno avuto notevoli impatti positivi. Ad esempio, il 22 novembre 2015, il secondo giorno in cui è stato istituito il blocco delle macchine, in uno dei tratti in cui era vietata la circolazione la concentrazione di diossido di azoto (NO2) è scesa del 55 per cento, con conseguente abbassamento dei livelli di pm2,5 e pm10. Stimolato da questo successo, il governo locale ha proposto di disporre un blocco totale della circolazione il 22 gennaio. Inoltre, la Corte suprema ha vietato in via sperimentale l’immatricolazione di Suv e di macchine diesel superiori a 2.0 di cilindrata fino a marzo 2016 e ha raddoppiato l’environmental compensation charge (la tassa di compensazione ambientale) su tutte le vetture commerciali che transitano per Delhi, con l’obiettivo di limitare il flusso di auto provenienti da altre città e dirette verso la capitale. I soldi raccolti saranno utilizzati per migliorare il trasporto pubblico e le strade dedicate a ciclisti e pedoni. Il governo ha inoltre disposto che entro marzo tutti i taxi siano alimentati a gas naturale compresso.
Inoltre è stato proposto il blocco dei veicoli a targhe alterne per 15 giorni in via sperimentale, a partire dal primo gennaio, per cui le auto con targhe dispari circolano nei giorni dispari e viceversa. Il governo ha fatto il bilancio dei risultati di questi primi quindici giorni, poi ha proseguito con la seconda fase, che secondo le stime ha già dimezzato il livello di inquinamento.
Cosa succederà dopo
Sebbene le misure adottate sembrino frammentarie e a breve termine, costituiscono comunque un passo avanti. Bisogna però considerare cambiamenti più olistici e multidimensionali (che coinvolgano altri settori come gli impianti termici e altre questioni come quella dell’incenerimento dei rifiuti e delle poveri stradali) per garantire una riduzione dell’inquinamento atmosferico a lungo termine e a prova di bomba. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di applicare in India gli standard europei Euro 6 per le emissioni che ridurrebbero la concentrazione di particolato di ogni veicolo cinque volte di più rispetto alle norme Euro 4 applicate attualmente a Delhi.
La corte suprema della capitale ha dichiarato che vivere a Delhi è come stare in una “camera a gas” e ha definito la situazione attuale “d’emergenza per la natura”, rimettendo la questione nelle mani del Comitato di controllo dell’inquinamento di Delhi (Delhi Pollution Control Committee) e del Consiglio centrale per il controllo dell’inquinamento (Central Pollution Control Board). La messa in atto delle misure e il monitoraggio da parte di questi due organi con il sostegno e la collaborazione della società civile saranno di vitale importanza per il successo delle stesse. Resta ancora da vedere se queste misure riusciranno ad apportare cambiamenti a lungo termine nella mentalità della gente e a ridurre l’inquinamento. Fino ad allora bisognerà tenere una mascherina sempre a portata di mano.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il nostro pianeta attraversa una crisi profonda, ma due corposi rapporti dell’Ipbes indicano alcune vie di uscita.
Innalzamento del Mediterraneo: quali impatti su acqua e coste? Lo abbiamo chiesto a Grammenos Mastrojeni, tra minacce e soluzioni sostenibili.
FacilitAmbiente mette a disposizione professionisti che riuniscono i soggetti coinvolti da un progetto, raccogliendo e valorizzando i loro contributi.
Climathon 2024 è l’hackaton che ha riunito giovani talenti a Courmayeur per sviluppare idee innovative e sostenibili, affrontando le sfide ambientali della montagna.
Dopo Milano, il progetto PiantiAmo il futuro di Nescafé arriva a Ferrara: piantato presso la Nuova Darsena il primo dei duecento nuovi alberi in città.
Paul Watson è stato rilasciato dalla prigione in Groenlandia dove era detenuto da luglio. Respinta la richiesta di estradizione in Giappone.
Sull’arcipelago di Mayotte, territorio d’oltremare dipendente dal governo francese, per ora si contano 15 morti e centinaia di feriti. I servizi essenziali sono al collasso.
Alla Cop16 si sperava in un protocollo per fronteggiare siccità e desertificazione, ma la decisione è stata rimandata.