Mentre anche a ottobre le immatricolazioni auto calano, con l’elettrico fermo al 4%, l’offerta cresce, con modelli come Opel Grandland che offrono fino a 700 km di autonomia.
Mobilità elettrica, perché le batterie fanno la differenza
Peso, dimensioni, capacità di stoccaggio. Lo sviluppo di batterie sempre più efficienti è cruciale per la diffusione della mobilità elettrica. Oltre all’autonomia devono avere altre caratteristiche, vediamo quali.
Quanta autonomia? Che tempi di ricarica? Quali prestazioni? Ecco, pensate che molti dei quesiti legati alla scelta di un’auto elettrica sono legati alle batterie. Un’auto elettrica, lo abbiamo visto molte volte, ha una meccanica decisamente più semplice rispetto a un’auto tradizionale, anche rispetto a un’auto ibrida. E se dovessimo elencarne i componenti essenziali, certamente troveremmo la batteria, da cui dipende l’autonomia elettrica e il motore, che invece determina le prestazioni e l’efficienza. Ecco perché ci sono molti interrogativi sulle batterie, le cui caratteristiche, in particolare il peso, il loro posizionamento a bordo dell’auto, la loro durata nel tempo e l’energia che riescono a stoccare sono caratteristiche che possono definire in modo sostanziale la bontà o meno di un’auto elettrica.
Batterie nascoste nel pavimento dell’auto
Per questo Volkswagen ha pensato di progettare i suoi modelli elettrici di nuova generazione, a cominciare dalla ID.3, partendo proprio dalle batterie. Meglio, da una piattaforma modulare, ossia capace di adattarsi a modelli di auto elettriche di diverse tipologie e dimensioni (si chiama piattaforma MEB), che prevede che la batteria sia montata sotto il “pavimento” dell’auto e in posizione centrale rispetto alle ruote anteriori e posteriori. La ragione è intuibile: il peso (una delle caratteristiche cruciali per le batterie) si trova così più in basso possibile, a vantaggio dell’equilibrio dell’auto e del piacere di guida, oltre che della sicurezza. L’obiettivo? Produrre auto elettriche che forniscano un’autonomia superiore ai 500 chilometri, possibilmente a prezzi accessibili.
Come e di cosa sono fatte le batterie?
Dipende dai costruttori e dai modelli. I pacchi batterie sviluppati dal Gruppo Volkswagen hanno una forma completamente piatta. Il costruttore tedesco, che alle batterie ha dedicato un avanzatissimo centro ricerca a Salzgitter, ha scelto una struttura modulare, composta da un numero variabile di moduli, a loro volta costituiti da singole celle: “L’evidente vantaggio di una struttura di questo tipo è la flessibilità: a seconda dell’autonomia richiesta, il pacco batterie si estende con l’aggiunta di moduli, conservando comunque l’architettura di base”, hanno spiegato gli ingegneri tedeschi. Quanto al materiale, attualmente il litio è la soluzione più adottata per realizzare le batterie, grazie alla densità energetica che può assicurare. E sul tema critico dell’approvvigionamento, Volkswagen fa sapere che “tutti i fornitori delle materie prime, anche quelle più critiche come il cobalto, sono sottoposti a controlli riguardanti l’etica del lavoro e i diritti dei dipendenti e devono rispettare standard ambientali e sociali”. Ma all’orizzonte ci sono già nuove alternative e VW, che sta lavorando a uno sviluppo con la QuantumScape e che ha fondato il consorzio European Battery Union che promuove la ricerca sugli accumulatori, assicura che fra 2025 e il 2030 le auto elettriche abbandoneranno il litio per le batterie allo stato solido, più leggere, economiche e rapide da ricaricare.
Quanto devono durare le batterie di un’auto elettrica?
Il più possibile verrebbe da dire. In effetti è a questo che tende l’industria dell’auto, proponendo batterie elettriche sempre più potenti da un lato e sempre più longeve dall’altro. Quanto longeve? Per Volkswagen, per esempio, parliamo di 8 anni o 160mila chilometri, più o meno coincidenti con la durata media della vita dell’auto. E in questo lasso di tempo la capacità energetica delle batterie (che tende a diminuire col tempo e con i cicli di ricarica) è garantita al 70 per cento. Non a caso abbiamo citato fra gli elementi di durata della batteria i cicli di ricarica, oltre che lo stile di guida. Dal tipo di ricarica scelto (quello rapido alla lunga è più “usurante”), dipende infatti la durata della batteria che – chi possiede già un’auto elettrica lo sa bene – sarebbe importante non ricaricare sempre al 100 per cento, ma fino all’80: un’accortezza che contribuisce ad allungarne la vita; da molte ricerche emerge infatti che per gli spostamenti casa-lavoro non è quasi mai necessario raggiungere il massimo della carica. Naturalmente il discorso cambia se con un’auto elettrica si fanno spesso lunghi trasferimenti autostradali. In questo caso l’infrastruttura di ricarica di un Paese è fondamentale, così come l’impegno dei costruttori auto che, come nel caso del Gruppo Volkswagen, si consorziano con diversi partner per creare una rete di colonnine di ricarica rapida sulle autostrade d’Europa.
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