Costruire auto elettriche a prezzi accessibili in Europa è possibile. Magari reinventando modelli iconici del passato e conservandone il fascino, come dimostra la Renault 5 elettrica.
Mobilità elettrica: perché l’Europa teme così tanto l’avanzata cinese
IAA, il salone di Monaco appena concluso è stato l’ultimo terreno di sfida fra Europa e Cina sulla mobilità elettrica. In ballo c’è il futuro dell’industria europea (e del clima…).
- IAA, al salone della mobilità di Monaco fra le proteste degli attivisti e le preoccupazioni dell’Europa per l’avanzata della Cina
- Su cosa si gioca la sfida per abbattere i costi di produzione dei veicoli elettrici nel Vecchio Continente
- I costruttori cinesi hanno aumentato le vendite in Eu del 55 per cento nei primi 7 mesi del 2023
IAA, Monaco: il salone della mobilità tedesco si è appena concluso. E più che dei numeri annunciati dagli organizzatori (750 espositori, oltre 300 world premieres), a lasciare il segno sono state le proteste degli attivisti e le tante dichiarazioni espresse dai (pochi) costruttori europei presenti, quasi tutti focalizzati sulla preoccupazione per l’avanzata della Cina. Non sono bastate infatti le dichiarazioni del Ceo di Renault, Luce de Meo, secondo il quale l’attesa versione elettrica della Renault 5, il cui debutto è atteso nel 2024, costerà dal 25 al 30 per cento meno degli attuali modelli elettrici, Scenic e Megane. “Dobbiamo ridurre il divario dei costi con alcuni produttori cinesi che hanno iniziato a sviluppare veicoli elettrici una generazione prima”, ha dichiarato de Meo a Reuters durante il salone dell’auto, aggiungendo che, quando i costi di produzione diminuiranno, diminuiranno anche i prezzi. Già, ma nel frattempo il mercato dell’elettrico non decolla.
E la preoccupazione degli investitori europei sale: come riportato dalla CNN, ha fatto notizia nei giorni scorsi la decisione di UBS di declassare i titoli Volkswagen e Renault proprio a causa dei rischi che comporterebbe l’aumento della concorrenza cinese. Insomma, l’industria automobilistica europea è di fronte a un dilemma: mentre l’Europa sostiene la transizione ai veicoli elettrici con l’annunciato stop ai motori endotermici al 2035, i dati sulle vendite dicono che la Cina ha accumulato un vantaggio ormai incolmabile. Allo stesso tempo, l’appello degli ambientalisti e delle autorità cittadine a favore di un numero sempre minore di auto, possibilmente più piccole, rimane inascoltato. Intanto, le polemiche crescono.
Le proteste di Greenpeace e la richiesta di supporto a Hollywood
Come anticipato, la seconda edizione (e forse ultima…) dello IAA, oltre ai timori per l’avanzata asiatica sulla mobilità elettrica, ha attirato grandi nomi dell’industria, della politica, ma anche della protesta. Greenpeace ha preso di mira ancora una volta il salone con numerose proteste dirette all’industria automobilistica. In effetti, malgrado gli sforzi degli organizzatori per realizzare un evento inclusivo, aprendo a numerosi dibattiti sulla mobilità sostenibile, le polemiche non sono mancate. Gli organizzatori hanno chiesto aiuto persino a Hollywood per avere (pagando…) celebrità dello spettacolo come l’attrice Natalie Portman che raccontassero la loro visione “green” sulla mobilità. Il risultato? Lo ha spiegato all’Afp la portavoce di Greenpeace, Marissa Reiserer: “L’industria automobilistica continua a fare affidamento su troppe auto, troppo grandi e troppo pesanti. Con questo modello di business sta affondando il pianeta”. Per ribadire il loro punto di vista, gli attivisti di Greenpeace hanno immerso parti di automobili nel lago artificiale che dà accesso alla zona fieristica che ospita l’IAA, mentre sui cartelli dei manifestanti messaggi eloquenti come “The climate crisis starts here” o “Stop driving climate change“.
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Allo IAA di Monaco oltre il 40 per cento di espositori asiatici
Che i produttori automobilistici europei si trovino di fronte a una grande sfida è emerso chiaro nelle giornate dello IAA, dove il 41 per cento degli espositori era asiatico. La sfida, apparsa particolarmente evidente fra gli stand nei giorni della rassegna, è nota: l’Europa, se vorrà resistere all’avanzata dei costruttori asiatici, dovrà produrre veicoli elettrici a costi inferiori, più accessibili e soprattutto rivolti alle necessità economiche del consumatore medio. Già, perché mentre i costruttori europei continuano a considerare l’auto elettrica come un bene “non necessariamente per tutti”, e dunque con prezzi (e dimensioni) ancora troppo elevati rispetto ai modelli endotermici, i produttori cinesi seguono altre strategie, decisamente più mirate. Qualche esempio? BYD, Nio e Xpeng, fra i maggiori attori della mobilità elettrica cinese, stanno puntando al mercato europeo dei veicoli elettrici con grande efficacia. Basti pensare che le vendite di questi marchi in Europa sono aumentate di quasi il 55 per cento a circa 820mila veicoli nei primi 7 mesi del 2023. Si tratta di numeri che da soli rappresentano circa il 13 per cento dell’intero mercato auto Europeo.
Xpeng, che ha recentemente annunciato il lancio di modelli elettrici a prezzi molto competitivi (circa 20mila euro), secondo i dati raccolti a Monaco da Reuters prevede una forte espansione nei mercati europei nel 2024 con il lancio di numerosi modelli. E così hanno fatto molti degli espositori asiatici presenti allo IAA. Secondo la società di consulenza automobilistica Inovev, l’8 per cento dei nuovi veicoli elettrici venduti in Europa quest’anno sono stati prodotti da marchi cinesi, in aumento rispetto al 6 per cento dell’anno scorso e al 4 del 2021. Capite perché l’Europa fa bene a preoccuparsi?
Il costo medio di un’auto elettrica cinese è attorno ai 30mila euro, oltre 50mila quello dei modelli europei
Produttori di auto elettriche, come MG, o i già citati BYD, Xpeng, ma anche produttori di batterie come il colosso cinese Catl. A Monaco la presenza massiccia dei produttori cinesi di veicoli elettrici ha sollevato molte preoccupazioni: “In Germania stiamo perdendo competitività”, ha dichiarato Hildegard Mueller, presidente dell’Associazione tedesca dell’industria automobilistica (VDA), aggiungendo che il salone dell’auto di Monaco ha mostrato “come la forte pressione della competizione internazionale” renda essenziale per la Germania investire di più nell’elettrificazione. E se la Germania, fra i leader della mobilità elettrica con il gruppo Volkswagen si preoccupa, figuriamoci paesi come l’Italia, la Francia o la Spagna. E per capire meglio basta dare un’occhiata all’analisi sui prezzi realizzata da Jato Dynamics, secondo la quale nel primo semestre del 2022, il costo medio di un veicolo elettrico in Cina era inferiore a 32mila euro, rispetto ai circa 56mila euro di media in Europa.
Sicuri che convenga fare la “guerra” alla Cina?
Ma la preoccupazione dei costruttori europei è emersa in più di un’occasione durante la rassegna tedesca: “Il segmento di mercato delle auto di base scomparirà o non sarà realizzato dai produttori europei”, ha dichiarato nei giorni del salone il Ceo di Bmw, Oliver Zipse, facendo riferimento all’avanzata della Cina sui mercati europei. E non sono bastate le novità (poche a dire il vero…), come le elettriche “accessibili” di Mercedes (la concept CLA) e Bmw (la Neue Klasse), pensate entrambe per offrire una maggiore autonomia elettrica a fronte di costi di produzione quasi dimezzati, a tranquillizzare. Anzi. C’è chi, al posto di combatterlo, preferisce allearsi al “nemico”, come Volkswagen che ha recentemente annunciato una partnership con la Cina con l’obiettivo di ridurre i costi delle celle delle batterie del 50 per cento; una scelta strategica visto che il costo di una batteria può influire fino al 40 per cento sul prezzo finale di un’auto elettrica.
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