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L’accelerazione sul full electric, gli ingenti investimenti e una forte spinta verso l’innovazione. Herbert Diess, ceo del Gruppo Volkswagen, spiega perché la mobilità elettrica è lo strumento più efficace per decarbonizzare i trasporti.
“La mobilità elettrica è senza dubbio lo ‘strumento’ più efficace in ottica decarbonizzazione: per questo è l’elemento centrale nella nostra strategia sulla CO2”. Herbert Diess, ceo del Gruppo Volkswagen, spiega così la visione dell’azienda e sottolinea come, per raggiungere l’obiettivo, la chiave sia quella di offrire un’ampia offerta di modelli elettrici nel prossimo futuro, “la più ampia offensiva elettrica nella storia dell’industria automobilistica” chiarisce una nota. Il gruppo tedesco ha annunciato ancora alcuni mesi fa investimenti pari a 30 miliardi di euro a favore della mobilità elettrica entro il 2023. Uno sforzo finanziario imponente che – se verrà confermato anche dopo le pesanti conseguenze che l’emergenza coronavirus potrebbe avere sull’industria automobilistica globale – aprirà un nuovo capitolo nel futuro a lungo temine dell’azienda tedesca, oggi il primo costruttore mondiale.
Fra le motivazioni del forte impegno sulla mobilità elettrica il costruttore tedesco cita l’Accordo di Parigi, il documento sottoscritto dai 195 paesi che hanno partecipato alla Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (Cop 21), nel mese di dicembre del 2015. Un documento che, fra i molti punti, indicava fra le necessità più urgenti la “decarbonizzazione” e l’abbassamento delle emissioni di gas ad effetto serra (a cominciare dalla CO2) per lottare contro il riscaldamento globale. Un obiettivo sempre più attuale e che, almeno nell’ambito dei trasporti, il Gruppo Volkswagen ritiene raggiungibile solo con l’introduzione sul mercato di un’alta percentuale di veicoli elettrici; fra i primi modelli portabandiera della strategia VW la ID.3, la prima auto elettrica (già prenotabile on-line) a sfruttare la .
La mobilità elettrica, dunque, indicata dal gruppo tedesco come strumento fondamentale per raggiungere entro il 2020 i target sulle emissioni medie della flotta, fissati dall’Unione europea, pari a 95 g/km. Si tratta di obiettivi pre-pandemia, che molti analisti considerano suscettibili di deroghe o variazioni. La Cina per esempio, oggi il mercato principale per il settore automobilistico e un player fondamentale per l’e-mobility (assorbe più della metà delle auto elettriche vendute nel mondo), come riportato a inizio aprile dalla Reuters, potrebbe allentare le norme sulle emissioni proprio a sostegno delle case automobilistiche. E come la Cina altri Paesi potrebbero seguire con iniziative analoghe. Ma un fatto rimane, la mobilità elettrica resta l’evoluzione più accreditata per abbassare le emissioni della mobilità e, se tutto dovesse rimanere confermato (entro il 2030 il tetto delle emissioni dovrebbe scendere di un ulteriore 37,5 per cento), i costruttori che dovessero superare i limiti previsti potrebbero incorrere in forti sanzioni.
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