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La mobilità a noleggio rallenta tra pandemia, crisi dei chip e burocrazia
Colpiti in particolar modo il noleggio a breve termine e il car sharing, in un settore centrale per la transizione ecologica del comparto della mobilità.
La mobilità a noleggio può offrire un importante contributo nel percorso del comparto verso la decarbonizzazione. Ma tra pandemia, crisi dei chip, burocrazia e fiscalità non vantaggiosa, il settore sta affrontando una fase storica decisamente complessa. Come emerge dal Rapporto Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, negli ultimi due anni sono state colpite in particolare le attività di noleggio a breve termine e in sharing, mentre il noleggio a lungo termine è stato meno impattato.
Dal 2019 a oggi un calo di 106.000 immatricolazioni
Rispetto al 2019, quando le immatricolazioni del noleggio si erano attestate sulle 482.000 unità, nel 2021 il dato è sceso a 376.000: un calo di oltre 106.000 immatricolazioni, per un valore complessivo di 2,6 miliardi. Il blocco del turismo – italiano e soprattutto internazionale – ha avuto un forte impatto sul noleggio a breve termine. Guardando alla fase pre-pandemica, il settore ha visto dimezzarsi le attività e ridursi di un terzo la flotta, i giorni di noleggio e il complessivo giro d’affari; a questo si è aggiunta la crisi dei semiconduttori, che ha reso molto difficile l’approvvigionamento di vetture proprio nei periodi in cui la domanda era più elevata.
Allo stesso modo, la forte riduzione della mobilità cittadina e il ricorso al telelavoro in modo strutturale nella prima parte del 2021 hanno caratterizzato l’andamento delle attività di car sharing, che hanno registrato una contrazione dei noleggi del 57 per cento rispetto al 2019 (da 13 a 5,5 milioni), a fronte di una flotta che oggi può contare su 6.200 vetture contro le quasi 8.000 del periodo pre-pandemico. Tiene invece il noleggio a lungo termine, forte della stabilità del business e della continua espansione nel canale dei privati: il fatturato complessivo ha raggiunto gli 8,8 miliardi (in aumento del 12 per cento rispetto al 2020) e per la prima volta la flotta ha superato il milione di veicoli, grazie a un più ampio ricorso alla proroga dei contratti concordati con la clientela.
Il noleggio è sempre più all’insegna delle motorizzazioni verdi
In un quadro generale di decisa contrazione, il settore del noleggio ha comunque confermato la sua centralità nella transizione ecologica, potendo contare su quote crescenti di immatricolazioni di vetture ibride plug-in (47 per cento del totale mercato) ed elettriche (30 per cento). Per raggiungere gli obiettivi fissati dal Fit for 55, avverte Aniasa, l’Italia deve allineare la fiscalità delle auto aziendali alla media dei paesi europei. Secondo i calcoli dell’Associazione, su una vettura aziendale media (valore 30.000 euro) il totale di detrazioni e deduzioni fiscali in Italia ammonta a 5.778 euro, meno di un quinto di quanto riescono a “scaricare” le aziende tedesche e spagnole, e circa un quarto di Francia e Gran Bretagna.
“Il nostro Paese – evidenzia il presidente di Aniasa, Alberto Viano – è chiamato nei prossimi anni a compiere l’attesa transizione ecologica della mobilità. Proprio per questo l’esclusione delle auto aziendali e del noleggio dagli incentivi messi in campo dal Governo in questa primavera rende oltremodo perplessi. Il noleggio, dati alla mano, è il principale strumento in grado di favorire questa transizione del parco circolante e di accelerare il ricambio dei veicoli più inquinanti. L’esclusione rivela una visione limitata, ancorata al concetto di proprietà del bene auto, che rischia di rallentare il passaggio verso un modello di mobilità sempre più pay-per-use, un’evoluzione che porta con sé evidenti positive ricadute in termini di sostenibilità ambientale e sicurezza dei veicoli, nonché certezza sul fronte delle entrate tributarie per l’erario”.
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