Aumenta regolarmente il numero di App che favoriscono nuove forme di mobilità. L’ultima arrivata è OC Green Walk, messa a punto in Italia da Osborne Clarke.
Mobilità sostenibile, a Bari meno spazio alle auto in favore di pedoni e ciclisti
Intervista a Giuseppe Galasso, assessore alla mobilità del Comune di Bari: “Puntiamo su pedonalizzazioni, trasporto pubblico e mezzi in sharing”.
Le città italiane e la mobilità sostenibile. Continua il viaggio di Lifegate alla scoperta delle strategie che i principali centri dello stivale stanno mettendo in campo per ridurre il traffico e migliorare la qualità di vita dei cittadini. Dopo Torino, Milano, Verona, Bologna, Firenze e Roma, Bari rappresenta la prima “tappa” del Sud. Abbiamo parlato del nuovo corso del capoluogo pugliese con Giuseppe Galasso, assessore del Comune con deleghe alle infrastrutture, lavori pubblici e servizi connessi, viabilità, urbanizzazione e verde pubblico.
Bari è la decima città italiana per ore perse dai cittadini nel traffico. Negli ultimi mesi è stato messo in atto un piano sulla mobilità per togliere lo spazio urbano alle auto e restituirlo alle persone. Lungo quali direttrici si sviluppa?
Siamo partiti dalle direttrici centrali. Penso a Corso Vittorio Emanuele che è passato da quattro a due corsie, il che ci ha permesso di realizzare due ciclabili monodirezionali. Oppure a Viale Bruno Buozzi, uno dei principali assi di penetrazione della città, che in alcuni tratti era a quattro corsie e in altri a due: lo abbiamo reso omogeneo a due corsie, allargando i marciapiedi e realizzando una pista ciclabile. Stiamo seguendo la stessa linea anche in alcune zone del lungomare. È il caso della riqualificazione del tratto accanto al faro di San Cataldo, dove procederemo a un’importante pedonalizzazione, o al lungomare Cristoforo Colombo a Santo Spirito, dove abbiamo creato spazio per i ciclisti e per le attività commerciali, trattandosi della principale stazione balneare a nord della città.
Riguardo all’istituzione delle “zone 30” Bari è stata una delle città pioniere, anticipando anche Milano. È vero che volete estendere le “zone 20” attualmente in vigore nella città vecchia anche ad alcune periferie?
Attualmente la fotografia delle strade cittadine è la seguente: abbiamo 1,8 chilometri di “zone 10”, 12 chilometri di “zone 20” e 36 chilometri di “zone 30”. Ma vogliamo andare oltre: in alcuni quartieri periferici estenderemo le zone con limiti di velocità a 20 e 30 chilometri orari; al termine di questi interventi puntiamo ad avere rispettivamente 40 chilometri di “zone 20” e 52 chilometri di “zone 30”. L’idea di base è la seguente: laddove ci sono strade strette con piccoli marciapiedi non si potranno superare i 30 all’ora di velocità, mentre il limite scenderà a 20 chilometri all’ora laddove i marciapiedi – soprattutto nelle zone centrali – sono del tutto assenti.
Come state procedendo sul fronte delle pedonalizzazioni, in particolar modo delle zone più centrali?
Stiamo procedendo spediti seguendo l’esempio del sindaco Decaro che nel 2006, quando era assessore, decise di pedonalizzare la centralissima via Argiro. Abbiamo messo in campo importanti interventi di riqualificazione e pedonalizzazione in piazza Redentore e abbiamo pedonalizzato i due isolati estremi di via Roberto da Bari. Con il progetto “Nodo Verde” per la riqualificazione della stazione ferroviaria abbiamo previsto un parco, 350 nuove alberature ad alto fusto e percorsi pedonali e ciclabili.
Lo scorso febbraio è ripartito a Bari il servizio di bike sharing. Qual è il primo bilancio?
Il bilancio è decisamente positivo, se si pensa che in soli due mesi abbiamo contato oltre 9.000 utenti registrati, 3.800 dei quali abbonati: sostanzialmente si è già creata una buona fidelizzazione con la cittadinanza. Il numero dei chilometri percorsi supera i 42.000, con oltre sei tonnellate di CO2 risparmiate. Tutto ciò, oltretutto, è avvenuto nel periodo più freddo dell’anno, quindi i numeri sono certamente destinati a salire. Non a caso il 24 marzo scorso, nella prima giornata calda di primavera, abbiamo registrato il record di 460 noleggi in un solo giorno.
Cosa non funzionò nella sperimentazione avviata nel 2007 e a quali migliorie avete pensato?
Nel campo della mobilità sostenibile il 2007 equivale a un’era geologica fa. Probabilmente la città non si mostrò pronta di fronte a questa novità, e quell’insuccesso fu correlato anche all’elevato numero di atti vandalici ai danni di mezzi all’epoca molto vulnerabili. Oggi le bici in sharing sono particolarmente resistenti e nei primi 60 giorni dell’anno non abbiamo registrato neppure un episodio vandalico. Dal 2007 ad oggi, oltretutto, la città è cresciuta molto dal punto di vista delle infrastrutture dedicate alla ciclabilità.
La pandemia ha in qualche modo contribuito allo sviluppo di nuove forme di mobilità?
Con la pandemia abbiamo assistito a una riduzione fisiologica dell’uso del trasporto pubblico in favore dei mezzi individuali come auto, bici e monopattini. Ciò ha consentito a Bari di scalare le classifiche relative all’utilizzo dei servizi di sharing: pur essendo la nona città italiana per numero di abitanti, ci siamo piazzati al quarto posto nel 2020 e al quinto l’anno successivo. Se non ci fosse stata la pandemia, che ha stimolato il bisogno di spostarsi in maniera individuale e più sicura, difficilmente saremmo riusciti a realizzare due ciclabili light in pieno centro. Ora, però, dobbiamo tornare a un maggiore utilizzo del trasporto pubblico locale: da questo punto di vista stiamo lavorando sia sul fronte dell’efficienza con linee superveloci, sia dell’incentivazione economica, permettendo di sottoscrivere un abbonamento annuale al costo di 20 euro invece di 250 euro.
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