Un’escursionista ha scoperto per caso un sito fossile risalente al Permiano, venuto alla luce a causa dello scioglimento di un ghiacciaio.
Moda sostenibile, chi ha vinto i Global change award 2020
La Fondazione H&M ha annunciato le cinque imprese vincitrici. Tra le idee premiate, la conversione dell’anidride carbonica in poliestere e il tracciamento delle fibre sostenibili.
Nel 2015 la Fondazione H&M, nel tentativo di accelerare la transizione verso una moda più sostenibile e circolare e di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, ha istituito il Global change award. Il riconoscimento, chiamato anche premio Nobel per la moda, è dedicato alle innovazioni nel campo della moda sostenibile e premia le “idee che potrebbero, potenzialmente, reinventare l’intero settore della moda”.
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Un premio per chi guarda lontano
Per l’edizione di quest’anno sono state presentate 5.893 candidature, provenienti da 175 paesi. I cinque progetti vincitori si ripartiscono un milione di euro e possono beneficiare di un programma di incubazione d’impresa della durata di un anno. Il premio, organizzato in collaborazione con Accenture e il Kth Royal institute of technology, mira proprio a fornire agli innovatori il supporto di cui hanno bisogno per realizzare le loro idee.
I 5 progetti vincitori
Un gruppo di esperti, scelto per le conoscenze in materia di moda, sostenibilità, circolarità e innovazione, ha selezionato le cinque innovazioni che hanno vinto il Global change award 2020.
Cotone coltivato in laboratorio
La produzione convenzionale di cotone richiede enormi quantità di acqua, terra e, spesso, di sostanze chimiche. Si tratta di una coltivazione particolarmente impattante, che genera grandi quantità di gas serra. L’azienda brasiliana Galy, per ovviare a questo problema, ha iniziato a produrre cotone di alta qualità in laboratorio, producendolo dalle cellule anziché dalle piante. Il cotone coltivato in laboratorio non dipende dunque dal suolo, può essere ottenuto dieci volte più velocemente e utilizza meno dell’80 per cento di acqua.
Fibre dalla natura
I coloranti impiegati per colorare i vestiti, o le rifiniture per renderli impermeabili, sono spesso tossici e hanno un notevole impatto ambientale. L’azienda statunitense Werewool ha creato una fibra rivoluzionaria a base di DNA proteico in grado di fornire da zero le caratteristiche desiderate. Le proteine presenti negli organismi, come coralli, meduse e anemoni, sono integrate nel tessuto a livello di DNA per produrre materiali biodegradabili con il colore e l’idrorepellenza desiderati.
Addio, acque reflue
L’industria della moda produce un’enorme quantità di acque reflue e ogni giorno genera centinaia di tonnellate di fanghi tossici che vengono spesso scaricati in discarica. L’azienda statunitense SeaChange Technologies ha elaborato un nuovo sistema per la separazione e pulizia delle acque reflue. Con l’aiuto di una potente turbina a getto l’acqua viene separata dalle tossine, e queste ultime vengono trasformate in una polvere più facilmente gestibile.
Tracciabilità delle fibre sostenibili
La richiesta di tessuti sostenibili è in aumento, ma non sempre è facile stabilire l’effettiva sostenibilità di un materiale. Utilizzando la tecnologia blockchain, l’azienda indiana TextileGenesis permette di tracciare le fibre e garantire maggiore trasparenza. Ogni lotto di materiale è certificato con un “fibercoin, un token digitale che può essere paragonato a un’impronta digitale – ha spiegato l’azienda – garantendo un’identità digitale unica per il materiale che viene prodotto in modo sostenibile”.
Poliestere dalla CO2
Il poliestere è uno dei materiali più utilizzati attualmente dall’industria della moda e deriva dal petrolio. L’innovazione dell’azienda francese Fairbrics cattura la CO2 e la trasforma in poliestere, con caratteristiche analoghe al poliestere tradizionale.
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