Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
Discriminazioni, violenze e molestie nella musica: la maggior parte delle donne ne ha subito una
Equaly ha presentato i risultati di un sondaggio su molestie e violenze contro le lavoratrici della musica. Ne abbiamo parlato con Laura Gramuglia del team Equaly.
L’83 per cento delle donne lavoratrici nell’industria musicale italiana si è sentita discriminata almeno una volta nel corso della sua carriera e, in particolare, il 73,9 per cento afferma di aver subito discriminazioni sulla base del genere. E ancora: solo il 22,9 per cento non ha mai subito comportamenti violenti durante il proprio lavoro, mentre le restanti lavoratrici della musica hanno tutte subito una o più forme di violenza: il 35,3 per cento di tipo psicologico, il 9,8 per cento di tipo economico e l’1,4 per cento anche di tipo fisico. A queste si aggiunge un 21,6 per cento di lavoratrici che dichiara di aver subito più di un tipo di violenza.
Questi sono i dati piuttosto allarmanti che emergono dal report sulle molestie e le violenze subite dalle donne che lavorano nella musica che Equaly, la prima realtà italiana ad occuparsi della parità di genere all’interno del music business, ha presentato recentemente. Il progetto, curato e condotto dalla sociologa Rebecca Paraciani, è stato lanciato il 25 novembre 2021 in concomitanza con la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne e ha raccolto per due anni tramite un questionario online le testimonianze anonime di 153 lavoratrici dell’industria musicale. I risultati, presentati durante la Milano music week lo scorso 24 novembre in un panel curato da Francesca Michielin, hanno messo in evidenza l’importanza di parlare di queste questioni nel più ampio contesto della diversità e dell’inclusione nel settore musicale.
Per parlare dei risultati del report, abbiamo coinvolto Laura Gramuglia, speaker, dj e autrice da sempre sensibile alle tematiche di genere e parte del team di Equaly.
Donne, lavoro e musica in Italia
Nonostante una crescita costante del tasso di occupazione femminile, che nel 2022 ha raggiunto il 52,6 per cento, l’Italia si posiziona ancora come fanalino di coda in Europa sul tema donne e lavoro. Sebbene il numero di lavoratrici sia passato dagli 8,7 milioni del 2004 ai quasi 10 milioni di oggi secondo gli ultimi dati Istat, in questi anni il divario con la media europea è aumentato significativamente.
Nell’industria musicale, si dipana una narrazione che riflette le dinamiche di genere nel mondo del lavoro e, addirittura, le peggiora: la musica, spesso considerata un linguaggio universale e senza confini, rivela invece al suo interno un tessuto intricato di barriere invisibili e pregiudizi radicati. Come riportato anche nelle prime pagine del report Equaly, diversi studi condotti negli anni hanno rilevato come le donne affrontino sfide peculiari nel campo musicale. Spesso si trovano a navigare in un contesto che limita il loro accesso a certi strumenti o ruoli all’interno delle band, oltre a trovarsi sotto-rappresentate in ruoli decisionali e creativi.
Nell’industria discografica c’è spazio per le donne, ma fino a un certo punto e solo in certi ruoli.
Questo scenario si riflette anche nei numeri. Per esempio, come sottolineato anche da Laura Gramuglia di Equaly, la presenza delle artiste nelle classifiche italiane è molto inferiore rispetto a quella dei colleghi uomini: “I dati Fimi del 2022 evidenziano che negli ultimi dieci anni c’è stata una drastica riduzione di donne in classifica nel nostro paese. Se nel 2012 il dato era al 27 per cento, nel 2022 la percentuale si è ridotta al 10 per cento. Questo significa che, nonostante oggi si parli sempre di più di gender gap, il problema permane e nell’industria discografica c’è sì spazio per le donne, ma fino a un certo punto e solo in certi ruoli”.
Altro esempio tutto italiano è il Festival di Sanremo, una delle manifestazioni musicali più prestigiose in Italia, che negli anni ha visto una partecipazione femminile notevolmente inferiore rispetto a quella maschile, sia in termini di presenza che in posizioni di potere decisionale. E anche quest’anno, le artiste che saliranno sul palco dell’Ariston saranno in minoranza: otto su ventisette partecipanti.
Equaly e il report su molestie e violenze
Questo sbilanciamento di genere nel settore musicale pone le donne in un’evidente posizione di vulnerabilità, specialmente in relazione a discriminazioni, molestie e violenze. Equaly ha promosso la sua indagine esplorativa partendo proprio da questi presupposti: tra il 2021 e il 2023, ha raccolto 153 questionari che hanno fornito spunti preziosi, sebbene non completamente rappresentativi dell’intero settore.
Concentrandosi inizialmente sui dettagli socio-anagrafici delle partecipanti, il sondaggio ha indagato le loro esperienze lavorative e la loro percezione di molestie o violenze. Attraverso domande sia chiuse che aperte ha offerto l’opportunità di condividere esperienze personali specifiche e situazioni offensive o discriminatorie.
Quello che amo di Equaly è che cerca di rendere visibile l’invisibile e lo fa nell’unico modo possibile: raccogliendo dati.
Il primo dato significativo è che l’83 per cento delle donne che hanno partecipato al sondaggio, ha subito una discriminazione almeno una volta e la maggior parte di esse è anche stata vittima di comportamenti violenti, con una prevalenza di violenza psicologica e finanziaria. Un aspetto particolarmente interessante è che, nonostante inizialmente la maggior parte delle partecipanti avesse negato di aver subito violenze o discriminazioni nel corso della propria carriera, di fronte a domande più specifiche che descrivevano situazioni e comportamenti molesti o violenti, quasi tutte hanno riconosciuto di averle sperimentate.
Questo mette in luce una discrepanza tra la percezione generale della violenza e il riconoscimento di specifici episodi di abuso; la necessità di definire chiaramente cosa sia considerato molestia e violenza e, soprattutto, che continuare a fare cultura sulla violenza di genere è quanto mai necessario, anche tra le donne stesse, che spesso non si rendono conto quando sono di fronte a un sopruso o una discriminazione.
Un altro dato significativo è quello che riguarda i tipi di lavori svolti dalle donne. Le artiste o le donne che svolgono lavori sul campo e tecnici sono ancora poche, a fronte di una maggioranza, il 74,5 per cento, che si occupa di ufficio stampa, gestione di social media o di altre mansioni d’ufficio: “Quei lavori che vengono definiti di ‘cura dell’artista’, laddove ‘cura’ è una parola che conosciamo molto bene, visto che di base identifica tutto il lavoro non retribuito che le donne svolgono in relazione alla cura dei figli, della famiglia e della casa. Quasi che per una donna risulti fondamentale prendersi cura di qualcuno o qualcosa in ogni ambito della propria vita, anche quello lavorativo”.
Ma perché il campo della musica è particolarmente fertile per questo genere di abusi? Secondo Laura Gramuglia, la percezione della musica come attività informale e meno strutturata contribuisce a creare un ambiente privo di tutele chiare e regole definite. In questo contesto, discriminazioni, soprusi e violenze sono più probabili e frequenti, soprattutto per le donne che mirano a ricoprire ruoli tecnici o direttivi nel settore: “L’industria della musica paga ancora lo scotto di essere un settore considerato di svago e quindi poco serio. Quando dici che lavori nell’industria musicale, le reazioni possono essere di stupore, di diffidenza, addirittura di ilarità, come se lavorare nella musica si trattasse ancora di un sogno o di un progetto irrealizzabile. Questo chiaramente porta a un gap sistemico e alla mancanza di tutele primarie. Ciò che ne consegue è che per una donna, soprattutto giovane, è ancora molto difficile immaginare di lavorare come fonica, producer, addetta alle luci, direttrice di palco… e la mancanza di tutele fa sì che ci sia invece terreno fertile per discriminazioni, soprusi e violenze”.
Il report di Equaly evidenzia che “atteggiamenti molesti e violenti hanno spazio dove mancano definizioni precise. Occorre definire lavoro quello nell’industria musicale e occorre definire la violenza che spesso è difficile da riconoscere, soprattutto quando non è fisica, ma psicologica, che è anche la più frequente”. Il questionario è ancora disponibile sul sito di Equaly ed è ancora possibile partecipare: l’obiettivo è quello di aggiornare in futuro i dati con i nuovi contribuiti.
Non vogliamo bruciare nulla, ma avere l’attenzione credo sia giusto e necessario.
Violenza di genere: ancora difficile parlarne
Parlare di violenza di genere in tutte le sue forme è, dunque, più che mai necessario, ma secondo Laura Gramuglia non è sempre facile riuscire a farlo, al di là dei fatti di cronaca: “Una cosa che ho notato da quando abbiamo iniziato a presentare i dati è la grande resistenza ad affrontare queste tematiche, anche nell’ambito di talk o panel dedicati. Mi è capitato diverse volte di partecipare come relatrice a eventi dove, quando si trattava di discutere il report specifico, sembrava necessaria una maggiore contestualizzazione, quasi come se ci fosse una sorta di disagio o difficoltà nel discutere apertamente queste evidenze (…) Questo tipo di resistenza oggi mi fa riflettere perché… non vogliamo bruciare nulla, ma avere l’attenzione credo sia giusto e necessario”.
Se poi accostiamo questa tendenza a quanto registrato dalla Casa delle donne di Bologna, associazione che da anni si occupa di violenza e sessualità nelle scuole, che racconta di una resistenza da parte di alcune famiglie a parlare di violenza con ragazze e ragazzi, scopriamo che ci sono ancora forme di reticenza pericolose, probabilmente radicate in una cattiva informazione.
Questo tipo di chiusura, che ostacola un dialogo aperto e informato su temi cruciali come la violenza, evidenzia la necessità di un cambiamento nell’approccio informativo e educativo su questi argomenti. Uno degli obiettivi di Equaly è proprio quello di dare risalto a queste tematiche e, in futuro, poterlo fare anche nelle scuole.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
I Massive Attack hanno chiuso l’edizione 2024 del Todays festival con uno show unico, dove la musica si è mescolata alla mobilitazione politico-sociale.
Dopo quasi quindici anni, il sogno dei fan si realizza: i fratelli Gallagher hanno fatto pace, gli Oasis tornano a suonare insieme.
Long Story Short è il nuovo Ep dell’artista italopalestinese Laila Al Habash. L’abbiamo incontrata per parlare di musica, attivismo e del genocidio nella Striscia di Gaza.
Hard art è il collettivo interdisciplinare fondato da Brian Eno per combattere i cambiamenti climatici e le crisi globali del nostro tempo.
Il progetto Sounds right consente agli artisti di accreditare la natura come co-autrice quando utilizzano i suoi suoni nelle loro composizioni.
La techno diventa voce di protesta contro i cambiamenti climatici nelle strade di Parigi grazie al collettivo Alternatiba Paris.
“Sulle ali del cavallo bianco” è il nuovo album di Cosmo, a tre anni dall’ultimo. Un periodo in cui il musicista di Ivrea è cambiato molto, tranne su un punto. La voglia di lottare per i diritti civili.
La commissione nazionale tedesca per l’Unesco ha dichiarato la scena techno di Berlino patrimonio culturale della Germania, riconoscendo il ruolo di musica, club e rave nei processi di trasformazione sociale.