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Francia 2019, l’Italia ai mondiali è una vittoria per le azzurre di oggi e di domani
Francia 2019, i mondiali di calcio si tengono dal 7 giugno e 7 luglio per un mese di grande spettacolo. Le più forti del mondo mettono in campo la tenacia che ha permesso loro di sconfiggere i troppi ostacoli che devono ancora affrontare.
Tutti i bambini giocano a pallone al centro del cortile mentre le bambine, ai lati, si intrattengono con bambole e al massimo qualche corda da saltare. Un’immagine che fino a poche generazioni fa non avrebbe suscitato alcun tipo di pensiero critico, ma se entrando in una scuola, un oratorio o un parco giochi assistessimo a questa scena oggi, resteremmo sconcertati nel vedere una divisione così netta tra i giochi dei maschi, dinamici e sfidanti, e quelli delle femmine, docili e mansueti. Una semplificazione estrema che esprime pregiudizi ancora comuni più che la realtà sul campo. Mentre culturalmente fatichiamo ad allontanarci dagli stereotipi – quei “racconti incompleti, per cui una storia diventa l’unica storia”, nelle parole dell’autrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie – le bambine e i bambini crescono in modo sempre più eterogeneo, condividendo e scambiandosi i ruoli e le caratteristiche che la società, troppo spesso, vorrebbe ascrivere agli uni e agli altri. E infatti oggi quel pallone nel cortile è nelle mani, anzi ai piedi, di tutti: bambini e bambine, ragazzi e ragazze, uomini e donne.
Mondiali di Francia 2019, il 7 luglio la finale Usa-Paesi Bassi
Benché il mondo abbia dovuto aspettare 61 anni dai primi mondiali maschili del 1930 perché anche le calciatrici potessero confrontarsi sul palcoscenico internazionale più importante per questo sport, quest’anno abbiamo la fortuna di poter assistere all’ottavo mondiale femminile: Francia 2019. Dal 7 giugno al 7 luglio si sfidano 24 squadre da sei continenti, tra cui l’Italia che mancava dalla competizione da 20 anni e le esordienti Cile, Scozia, Giamaica e Sudafrica. Le partite si sono disputate in nove città francesi ed è Lione ad ospitare le semifinali e la finale: non a caso, visto che la squadra della città, l’Olympique Lyonnais, è una delle più forti d’Europa. Le ultime due partite si sono tenute il 6 e 7 luglio. Prima la finalina per il terzo posto tra Inghilterra e Svezia, vinta dalla squadra scandinava, poi il gran finale tra Stati Uniti e Paesi Bassi il giorno seguente. A guadagnare il titolo di campionesse mondiali sono state le statunitensi guidate dalla co-capitana Megan Rapinoe.
Un mese di sfide emozionanti che la Fifa, la federazione internazionale che organizza sia i mondiali maschili che quelli femminili, stima coinvolgeranno fino a un miliardo di spettatori. Un terzo in più di quelli che hanno seguito l’ultima competizione in Canada nel 2015, che aveva già visto un picco d’interesse grazie anche all’espansione del torneo da 16 a 24 squadre e a partite spettacolari come la finale tra Usa e Giappone, in cui sono stati segnati sette gol (eguagliando il record di reti in una finale stabilito nel calcio maschile), inclusa la tripletta della statunitense Carli Lloyd, uscita trionfante dalla sfida insieme alla sua squadra.
Lo sport cresce ma le disparità rimangono
La discriminazione era che fino a poco tempo fa una bambina non potesse sognare di giocare con la maglia della squadra che tifava o di arrivare in Nazionale, mentre il suo compagno di banco sì. Milena Bertolini, Ct della nazionale italiana
Proprio negli Usa si sono tenuti i mondiali del 1999 che hanno segnato un punto di svolta nella crescita della popolarità dello sport, vinti dalla nazionale ospitante, campione anche al primo torneo in Cina otto anni prima. Infatti, gli Stati Uniti sono uno dei pochi paesi in cui le calciatrici giocano da professioniste. Al contrario, in Italia sono ancora classificate come dilettanti benché le partite siano sempre più seguite e il livello agonistico si sia alzato enormemente da quando le squadre di Serie A e B hanno creato divisioni femminili giovanili (a partire dal 2015, in seguito alla direttiva della Federcalcio).
Ricevono infatti un rimborso spese che permette ad alcune di loro, come le 23 ragazze della Nazionale, di vivere di questo sport, ma non hanno dei veri e propri contratti. Quindi, “non ci versano i contributi, la pensione è una chimera, non abbiamo diritto alla malattia, alle ferie, alla maternità – spiega Sara Gama, capitana azzurra e della Juventus, vincitrice quest’anno della Serie A –. Avete mai pensato a com’è complicato fare la mamma per una calciatrice?” Considerando anche che l’età media delle ragazze è di 24 anni e che molte di loro studiano all’università, come racconta la Ct Milena Bertolini, è fondamentale che giocare a calcio non precluda loro la possibilità di costruirsi un futuro. Ma paradossalmente, le giocatrici della Nazionale non potranno nemmeno chiedere condizioni contrattuali migliori ai loro club in base alla loro prestazione nel mondiale.
La disparità di genere non affligge solo il calcio italiano, ma tutto il panorama internazionale. “Il divario salariale è enorme, bisogna dare alle giovani donne le stesse opportunità degli uomini”, commenta l’attaccante norvegese Ada Hegerberg, una delle calciatrici più pagate al mondo, che gioca per l’Olympic Lyonnais e ha lasciato la sua nazionale da due anni. “Ci sono federazioni, squadre e uomini di potere che hanno la responsabilità di dare alle donne gli strumenti giusti, e in questo senso la strada da percorrere è ancora molto lunga”.
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Particolarmente eclatante è il caso della nazionale cilena che ha sorpreso tutti qualificandosi per i campionati di Francia 2019 anche se non giocava una partita da ben due anni, a causa di una dirigenza corrotta che non investiva nella squadra. “Ci costringevano ad allenarci nel parcheggio”, racconta Maria Jose Rojas, punta di diamante della nazionale, della sua esperienza quando giocava in una delle squadre principali del paese. Per intraprendere una carriera calcista ha dovuto lasciare il Cile, dove non riceveva neanche un rimborso per i suoi spostamenti, per giocare negli Stati Uniti, in Germania, in Giappone e ora in Repubblica Ceca.
Un traguardo non solo sportivo, ma morale
La creazione di divisioni femminili nelle squadre più forti italiane ha permesso alla Nazionale, attualmente 15esima nelle classifiche mondiali, di ribaltare le proprie sorti. Allo stesso modo, il mondiale sarà uno stimolo di ulteriore crescita per lo sport a livello globale, un termometro per misurare l’interesse di un pubblico che “si sta appassionando al calcio femminile perché il nostro è un gioco molto giovane: rispetto a quello maschile, è meno standardizzato – riflette Gama –. Nel nostro gioco emergono l’estro, il gesto tecnico”. Indicativi anche i record di spettatori registrati dalle partite Atletico Madrid-Barcellona, che ha raggiunto il primato mondiale con oltre 60mila presenti nello stadio, e Juventus-Fiorentina, con quasi 40mila, il massimo mai visto nel nostro paese.
Partite che si sono disputate entrambe quest’anno, a una sola settimana di distanza. Se in passato parlando di calcio si pensava solo ai maschi, ora le cose stanno cambiando, nonostante i preconcetti e lo scetticismo nei confronti delle calciatrici siano ancora vivi e vegeti e la parità di diritti e opportunità sia un miraggio. È in atto “una rivoluzione sportiva e culturale impossibile da fermare”, nelle parole della nostra capitana. Infatti la Fifa ha lanciato nel 2018 la prima strategia globale per promuovere il calcio femminile con l’obiettivo di “renderlo più accessibile a donne e ragazze, e sostenere l’empowerment femminile”, ha dichiarato Fatma Samoura, il primo segretario generale donna della federazione.
Siamo quello che sognavamo, siamo #RagazzeMondiali! ??? pic.twitter.com/AgPjzxt0Pl
— Nazionale Femminile di Calcio (@AzzurreFIGC) 29 maggio 2019
Le bambine nelle scuole calcio sono sempre di più perché nel momento in cui i media danno spazio a un evento, come sta accadendo ora, le ragazze trovano dei modelli e i genitori capiscono che questo è uno sport adatto alle loro figlie.Sara Gama, capitana della nazionale italiana
Disputare il mondiale non è solo un traguardo sportivo per le calciatrici, è una vittoria morale contro la discriminazione. E la vera partita, quella contro gli stereotipi, l’hanno già vinta perché vederle sulle televisioni di tutto il mondo aprirà nuovi orizzonti soprattutto per le calciatrici di domani che troveranno modelli a cui aspirare e cresceranno sapendo che questo è uno sport per donne. “Un ulteriore cambio di passo ci sarà quando troveremo squadre di pulcini miste – così Bertolini illumina la strada verso un futuro di parità –. Allora avremo anche adulti culturalmente diversi”. Per ora ci godiamo i mondiali di Francia 2019, facciamo il tifo per le nostre giocatrici ma tenendo presente che il vero traguardo è un futuro diverso. In cui, quando sentiremo discussioni animate sui “mondiali”, ci verrà il dubbio se si sta parlando di calciatori o calciatrici.
Il mondiale di calcio femminile Francia 2019, i numeri e le informazioni
Le 24 squadre che disputano il mondiale di Francia 2019 sono suddivise in sei gironi da quattro squadre. La prima partita, Francia contro Corea del Sud si è tenuta il 7 giugno, l’Italia ha debutta il 9 contro l’Australia per poi incontrarsi con la Giamaica e il Brasile, uscendo trionfante dal suo girone, il C, e arrivando fino ai quarti di finale in cui ha perso 0-2 contro i Paesi Bassi. Il 6 luglio alle 17 si è disputata la finalina per il terzo posto tra Inghilterra e Svezia che si è conclusa 1-2, e il 7 luglio sempre è andata in scena la finale Stati Uniti-Paesi Bassi, vinta dalle statunitensi 2-0. In Italia, tutte e 52 le partite sono state trasmesse su Sky mentre sulla Rai sono state 15 partite, tra cui quelle delle azzurre.
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