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Qatar 2022, i mondiali di calcio saranno carbon neutral?
Le emissioni dei mondiali Qatar 2022, in programma a novembre, supereranno di otto volte quelle annuali dell’Islanda secondo la ong Carbon market watch.
Mancano pochi mesi all’inizio dei mondiali di calcio, Qatar 2022. Un torneo che, al di là dei risultati sul campo, verrà ricordato per le innumerevoli polemiche che hanno caratterizzato la vigilia. A partire dalla decisione della Federazione internazionale (Fifa) di assegnare il torneo a un paese più volte criticato sul fronte del rispetto dei diritti umani; e proseguendo con i dubbi sulle condizioni degli operai stranieri impiegati nei cantieri e sul numero di decessi avvenuti durante i lavori di preparazione. Ora si apre un altro fronte, quello dell’impatto ambientale: gli organizzatori avevano annunciato il primo mondiale carbon neutral della storia, cioè a emissioni nette zero. Ma, dati alla mano, un rapporto dalla ong Carbon market watch contesta punto per punto questa tesi.
La strategia di sostenibilità messa in campo dagli organizzatori dei mondiali Qatar 2022
Saranno 32 le squadre (senza l’Italia che ha clamorosamente fallito la qualificazione) a partecipare al torneo in programma dal 21 novembre al 18 dicembre. In Qatar sono attesi circa 1,5 milioni di tifosi che seguiranno le partite in otto stadi, sette dei quali costruiti ex novo. Secondo la Fifa l’evento genererà 3,6 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, considerando le emissioni dirette e indirette degli alloggi, della costruzione delle infrastrutture e dei viaggi.
Insieme al paese ospitante, per la prima volta la Federazione ha sviluppato una strategia di sostenibilità per limitare al massimo l’impatto ambientale: si va dall’acquisto di crediti per compensare le emissioni fino a soluzioni tecnologiche all’avanguardia per ridurre il fabbisogno ed i consumi degli impianti, gestire al meglio i rifiuti ed evitare gli sprechi di acqua. A proposito delle infrastrutture, è stata organizzata una competizione decisamente “compatta” per ridurre al minimo il numero di trasporti di voli aerei: tutte le sedi del Mondiale sorgono entro un raggio di 50 chilometri dal centro di Doha, la capitale del Qatar.
I nodi sono il futuro degli stadi e la qualità dei crediti di CO2 per compensare le emissioni
E qui, secondo Carbon market watch, emerge un primo punto critico: i calcoli della Fifa hanno preso in considerazione solo le emissioni prodotte dagli impianti nei giorni del mondiale di calcio, e non nell’intero ciclo di vita; la restante impronta di CO2 sarà attribuita agli occupanti futuri ed all’uso che ne faranno. E invece non ci sono certezze circa il destino di infrastrutture che – come è avvenuto ad esempio nel Mondiale in Brasile – potrebbero trasformarsi in cattedrali nel deserto.
La città di Doha, che ha sempre utilizzato un solo stadio, alla fine del torneo se ne ritroverà ben otto. Si tratta, evidenzia il rapporto della ong, di “un problema importante, perché questi stadi sono stati costruiti appositamente per la Coppa del mondo e il futuro uso estensivo di così tanti impianti in uno spazio geografico così ristretto è incerto”. La reale impronta carbonica di queste infrastrutture – secondo Carbon market watch – è di almeno 1,4 milioni di tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni prodotte in un anno da 180mila famiglie statunitensi per il consumo di energia.
Per dirla con le parole dell’autore del rapporto, Gilles Dufrasne, quella sui mondiali a emissioni zero è “un’affermazione non credibile. Nonostante la mancanza di trasparenza, l’evidenza suggerisce che le emissioni di questa Coppa del mondo saranno notevolmente superiori a quanto previsto dagli organizzatori, ed è improbabile che i crediti di carbonio acquistati per compensare queste emissioni abbiano un impatto sufficientemente positivo sul clima”.
Dallo studio emerge infatti anche il tema dei crediti acquistati per compensare le emissioni, che sarebbero di “bassa qualità” anche perché calcolati sulla base di uno standard creato appositamente per il torneo; oltretutto, al momento si registrano solo due progetti attivi pari a poco più di 130mila crediti, contro gli 1,8 milioni necessari per compensare l’intero torneo. A conti fatti, tenendo conto delle emissioni degli stadi nell’intero ciclo di vita, il torneo Qatar 2022 supererà di otto volte le emissioni annue di un paese come l’Islanda. Altro che mondiali carbon neutral.
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