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Vent’anni fa veniva ucciso Yitzhak Rabin: “Ora Israele riscopra la pace”
Il 4 novembre 1995 un estremista ebreo uccideva il premier israeliano Rabin, “colpevole” di aver posto le basi per un accordo di pace con i palestinesi.
La sera del 4 novembre 1995 la storia del Medio Oriente – e, con essa, quella del mondo intero – cambiò. Yitzhak Rabin, primo ministro israeliano, promotore assieme a Yasser Arafat degli Accordi di Oslo, che sancivano un processo di pace tra lo stato ebraico e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), veniva ucciso con due colpi di pistola. A premere il grilletto fu Yigal Amir, un estremista di destra di religione ebraica, fermamente contrario alla fine del conflitto con gli arabi.
Ancora oggi, a vent’anni da quell’episodio, i popoli dei due paesi subiscono le conseguenze di quel gesto efferato. Sabato 31 ottobre, decine di migliaia di persone si sono riunite sul luogo dell’assassinio, a Tel Aviv, nella piazza che oggi porta il nome del leader laburista israeliano. Per commemorarne la morte, ma anche per lanciare una grido di speranza: “Mai come oggi sentiamo Rabin così lontano, e per questo è rassicurante vedere così tante persone in piazza”, ha raccontato all’agenzia Afp un manifestante.
Da mesi, infatti, i dirigenti delle due parti non hanno contatti. E la domanda che molti si pongono è: “Come sarebbero, oggi, Israele e la Palestina se Rabin non fosse stato ucciso?”. “Con soltanto un altro mandato di governo, forse saremmo riusciti a firmare un accordo permanente con i palestinesi. E magari anche una pace duratura con la Siria”, ha raccontato all’agenzia di stampa francese Ouri Savir, all’epoca capo-negoziatore degli Accordi di Oslo, che avrebbero gettato le basi anche per la costituzione di uno stato palestinese. Al contrario, dopo l’omicidio la sinistra perse le elezioni, e Benjamin Netanyahu – l’attuale primo ministro – prese il potere per la prima volta, “impegnandosi a smantellare minuziosamente il lavoro di Rabin”, ha aggiunto Savir.
Alla manifestazione era presente Dalia, ex deputata e figlia del premier ucciso. Sul palco, ha abbracciato Bill Clinton, nel 1995 presidente degli Stati Uniti, che si era speso per il raggiungimento di un’intesa tra Israele e l’Olp. L’ex inquilino della Casa Bianca ha preso la parola per lanciare un appello al popolo ebraico, “affinché venga raccolta l’eredità di Rabin. Tocca a voi, oggi, scegliere se condividere l’avvenire con i vostri vicini e lavorare per la pace. Noi preghiamo affinché Israele intraprenda la giusta strada”.
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