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Monini e le api, un impegno sul campo con la ricerca scientifica
Monini conferma il proprio impegno nella salvaguardia delle api, supportando la ricerca scientifica al fianco di LifeGate e Università di Bologna.
Tutelare le api significa preservare la biodiversità e preservare la biodiversità significa proteggere la vita presente sulla Terra, assicurando la capacità degli ecosistemi di resistere ai cambiamenti climatici ed evitando l’insorgere di nuove minacce in termini di sicurezza alimentare.
Lo sa bene Monini, che dal 2018 collabora con LifeGate per la salvaguardia delle api: un percorso concreto e in sinergia iniziato cinque anni fa che, grazie a iniziative speciali e concorsi commerciali dedicati ai propri clienti, ha visto l’azienda olearia umbra raggiungere con largo anticipo l’obiettivo inizialmente prefissato per il 2030, ossia la tutela di un milione di api.
Ora l’azienda fa un ulteriore passo in avanti, supportando la ricerca scientifica sul campo. Promossa da LifeGate e realizzata dall’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, la ricerca valuterà lo stato di salute delle api nel nuovo oliveto biologico del Bosco Monini in Toscana, per osservare l’impatto positivo delle api in termini di biodiversità attraverso l’installazione di apiari biomonitorati e analisi mirate ad accertare le condizioni favorevoli, in assenza di pesticidi chimici di sintesi.
“La salvaguardia delle api è un impegno che ci sta particolarmente a cuore, perché siamo consapevoli che la loro sorte si intreccia profondamente con quella del nostro ambiente e della nostra salute. Solo un’agricoltura ‘amica’ delle api può dirsi capace di guardare al futuro, Per questo, nel 2018, abbiamo deciso di scendere concretamente in campo al loro fianco e quest’anno abbiamo scelto di sostenere la ricerca scientifica per valutare la vita di questi insostituibili impollinatori negli oliveti biologici del Bosco Monini, un habitat capace di garantire la tutela della biodiversità”, spiega Maria Flora Monini, direzione comunicazione immagine e relazioni esterne di Monini S.p.A.
Questa nuova iniziativa si inserisce nel più ampio progetto A hand for the Future, piano di sostenibilità presentato nel 2020 per i cento anni di Monini, con cui l’impresa ha assunto l’impegno di guardare al futuro, costruendo un modello di business in grado di generare valore condiviso con la collettività.
Le nuove postazioni per impollinatori all’interno del Bosco Monini
Entrando nel dettaglio di questo nuovo progetto sperimentale, negli scorsi mesi sono state installate tre nuove postazioni per impollinatori all’interno della nuova tenuta Monini in Toscana denominata Bosco Monini: un polmone verde in cui attualmente sono state messe a dimora più di 400mila nuove piante coltivate ad agricoltura biologica, che entro la fine dell’anno diventeranno 600mila, con l’obiettivo di raggiungere, se non superare, il milione di olivi entro il 2030.
Nello specifico sono state posizionate dieci arnie per api mellifere condotte da due apicoltrici locali, dotate di sistema di biomonitoraggio con webcam in modo da ricevere online, costantemente, informazioni sullo stato degli alveari e intervenire tempestivamente su eventuali problemi; cinque nidi per api selvatiche e solitarie, in cui sono state rilasciate circa cinquecentocinquanta api della specie osmia bicornis per ogni nido, e due grandi Bee hotel adatti a ospitare, oltre alle api selvatiche (non solo osmie), anche altri impollinatori utili all’agricoltura, come farfalle e coccinelle.
“Le api sono lo specchio di come stiamo gestendo il nostro Pianeta. L’obiettivo degli studi sugli impollinatori è quello di monitorare la salute delle api per capire qual è la salute dell’ambiente in cui viviamo. La ricerca che stiamo conducendo nella tenuta di Monini in Toscana vuole proprio studiare come nel tempo, apportando modifiche a livello di gestione ambientale dell’azienda, ci sia un aumento di biodiversità di insetti impollinatori e, nello stesso tempo, un aumento del numero di impollinatori stessi”, spiega Fabio Sgolastra, professore dell’Università di Bologna che partecipa al progetto.
In questo caso, la ricerca si concentra sia sullo studio del potenziale riproduttivo degli impollinatori che sul livello di contaminazione ambientale: “Ci aspettiamo che, se sono state condotte delle buone pratiche agricole e una buona gestione del territorio, negli anni ci sia una crescita di popolazione”, continua Sgolastra, “Inoltre, andando ad analizzare il polline, vogliamo valutare il livello di contaminazione da pesticidi di quell’area e anche capire il livello di ricchezza vegetale”.
La ricerca è condotta sia sull’osmia che sull’ape mellifera, perché tutti, avendo caratteristiche biologiche diverse l’una dall’altra, intercettano gli inquinanti in maniera diversa, rispondendo agli stress di origine antropica in modo complementare e fornendo ai ricercatori un’informazione più completa.
“Siamo molto felici di essere stati coinvolti in questo progetto: vedere che anche le aziende di altri settori sono impegnate nella tutela degli impollinatori è molto rincuorante per noi e denota la piena comprensione sulla stretta connessione tra agricoltura e impollinatori.”, spiega Valentina Talluri, apicoltrice e co-titolare di S.V.L. Di Talluri e C., società che gestisce le dieci arnie di api mellifere posizionate nel Bosco Monini, “Aver messo le nostre api nella tenuta di Monini, in un territorio privo di fertilizzanti chimici di sintesi, ci permette di sapere che le nostre api vivono in un territorio sano”.
La sostenibilità per Monini
Nel 2022, per il secondo anno consecutivo, un’indagine promossa da Il Sole 24 Ore e Statista ha riconosciuto Monini come una delle aziende più green ed etiche d’Italia. Da tempo l’azienda è impegnata a tutto tondo nel rispetto dell’ambiente e questo riconoscimento conferma la solidità del percorso avviato da Monini con il piano A Hand for the Future.
Quello della responsabilità come azienda nei confronti della collettività e delle future generazioni è un tema molto sentito in Monini, come sottolinea anche Marco Scanu, amministratore Tenimenti in Toscana (Bosco Monini in Toscana): “I vecchi contadini amavano dire che chi semina, raccoglie. Dare per ricevere, nutrire per nutrirsi. Quando in Monini ci siamo posti la domanda di come fare agricoltura oggi, l’unica risposta possibile è stata quella di immaginare come vorremmo che fosse l’agricoltura tra cinquant’anni. La sostenibilità non può essere uno slogan pubblicitario, ma azioni concrete sul campo, in prima linea. Ecco, quando con LifeGate abbiamo intrapreso il progetto sulle osmie, ho pensato proprio alle necessità impellenti del meraviglioso mondo che ci permette di fare agricoltura da sempre, l’unico che abbiamo possibile. Urgente dare, fare, costruire”.
LifeGate e Monini insieme per le api
Da cinque anni LifeGate accompagna Monini nella sua preziosa alleanza con le api, da quando nel 2018 è diventata partner scientifico e di comunicazione della campagna “Le api e l’olio” – riproposta nel 2019 e nel 2020 in seguito al grande successo ottenuto. Nel 2020, per i suoi cento anni, Monini ha anche deciso di aderire al progetto Bee my Future di LifeGate, adottando 100mila api nell’Area Metropolitana di Milano.
Ora, LifeGate ha avviato per Monini la ricerca scientifica nell’oliveto bio del Bosco Monini in Toscana: “Il nostro obiettivo è quello di unire gesti concreti, come il progetto promosso insieme a Monini, alla ricerca scientifica e alla sensibilizzazione della società civile, forti della consapevolezza che ognuno di noi, con le proprie scelte quotidiane, può fare la differenza anche per questi piccoli insetti così fondamentali per la nostra sopravvivenza”, così Lajal Andreoletti, responsabile progetti ambientali di LifeGate, ha commentato il nuovo progetto in sinergia con Monini. Un’alleanza, quella tra LifeGate, Monini e le api, preziosa per la salvaguardia del territorio.
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