Monsanto ha detto sì. Dopo cinque mesi di trattative e tentennamenti, la società americana ha accettato l’offerta di Bayer: 66 miliardi di dollari, compreso il debito. Si passa così da 127,5 a 128 dollari ad azione. Per giunta, la casa farmaceutica tedesca si impegna a pagare una commissione da 2 miliardi di dollari qualora l’Antitrust
Bayer vuole Monsanto a tutti i costi. Ma i dubbi restano
La telenovela Bayer-Monsanto durante l’estate si è arricchita di nuovi episodi, ma resta ancora apertissima. La casa farmaceutica tedesca sembra più che determinata a comprare l’azienda americana, leader nel mercato degli Ogm. Ma finora tutte le sue offerte miliardarie sono state rifiutate senza appello. Nel frattempo, il mondo dell’agricoltura (e non solo) guarda con preoccupazione
La telenovela Bayer-Monsanto durante l’estate si è arricchita di nuovi episodi, ma resta ancora apertissima. La casa farmaceutica tedesca sembra più che determinata a comprare l’azienda americana, leader nel mercato degli Ogm. Ma finora tutte le sue offerte miliardarie sono state rifiutate senza appello. Nel frattempo, il mondo dell’agricoltura (e non solo) guarda con preoccupazione a questa fusione-monstre. E alcuni studiosi puntano il dito: la fusione Bayer-Monsanto a detta loro sarebbe una chiara violazione dei principi della concorrenza.
Bayer-Monsanto, a che punto siamo
Tutto inizia a maggio, quando i vertici della multinazionale tedesca incontrano quelli di Monsanto. L’offerta è mostruosa (62 miliardi di dollari, pari a 122 dollari ad azione), ma ancora non convince gli americani. I negoziati continuano e a luglio arriva la nuova offerta: 64 miliardi di dollari, 125 dollari ad azione. Ancora niente da fare. A inizio agosto, l’agenzia Bloomberg rivela che Monsanto ha accordato a Bayer il permesso di condurre un’indagine approfondita sui suoi conti (due diligence). Ma non è finita qui. Si vocifera che Bayer sia disposta a far salire il prezzo fino a 135 dollari ad azione. O, in alternativa, a ricorrere a un’Opa ostile: vale a dire a convincere qualche azionista a schierarsi dalla sua parte, andando contro la volontà del consiglio di amministrazione di Monsanto. Il 14 settembre potrebbe essere un momento-chiave: in quella data – fa sapere infatti l’agenzia Reuters – si riunirà il consiglio di vigilanza della multinazionale tedesca, che potrebbe decidere la prossima mossa.
Gli esperti avvertono: la concorrenza è a rischio
Se andasse a buon fine, quest’operazione gigantesca sarebbe destinata a stravolgere gli equilibri dell’agricoltura mondiale. E sono già arrivate le prime analisi, documentate e approfondite, che lo dimostrano. Ne è un esempio un paper del Konkurrenz Group, una società di consulenza formata da due ex-esponenti dell’Antitrust statunitense, citato da Linkiesta. Le conclusioni a cui giungono, dopo una fitta analisi, sono nette. Sulla base della sezione 7 del Clayton Act, che costituisce il principale riferimento normativo per il tema della concorrenza nelle fusioni, il matrimonio Bayer-Monsanto sarebbe contrario ai principi della concorrenza. Questo perché:
- Renderebbe ancora più oligopolistici settori che già lo sono: per fare un solo esempio, una “Bayersanto” controllerebbe circa il 70 per cento della superficie statunitense coltivata a cotone.
- Amplificherebbe lo strapotere di Monsanto nel campo degli erbicidi e delle sementi.
- Eliminerebbe la concorrenza diretta tra Bayer e Monsanto in campo di genetica, sementi ed erbicidi, ma anche in innovazione, ricerca e sviluppo.
- Violerebbe una sentenza del 2008 che vieta a Monsanto di riacquisire alcuni asset che ha dovuto cedere.
- Si tradurrebbe in un aumento dei prezzi di produzione e al dettaglio. Inoltre ridurrebbe drasticamente la possibilità di scelta, tanto per gli agricoltori quanto per i consumatori.
Foto in apertura: Volker Hartmann/Getty Images
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