Il film vincitore del Leone d’oro all’ultimo festival di Venezia, di Mira Nair narra la tradizione del matrimonio, oggi come nel passato
Ci racconta l’India, della classe media, in cui tradizione e
modernità sono in cerca di un tranquillo equilibrio o di una
violenta spaccatura. Attraverso il tema classico del matrimonio
organizzato, viene alla luce questa contraddizione. Nei tre giorni
di preparativi e quello del matrimonio, la Nair mostra i primi
momenti di intimità tra gli sposi, il rinnovarsi di antichi
legami, confessioni e altro, tutto scandito a ritmo di musiche e
passi di danza, come è nella tradizione di Bollywood. E’
infatti da sottolineare che il cinema per gli indiani è
motivo di orgoglio nazionale e risulta normale che le giovani spose
danzino imitando le star del grande schermo; il cinema è
ormai parte integrante della vita e della realtà
indiana.
Il film è girato a Delhi, chiassosa, bella e sporca
capitale, ma anche accogliente allo stesso tempo; la famiglia si
riunisce per l’evento, tra cugini che arrivano dall’Australia e chi
arriva addirittura alla fine della cerimonia: tutti insieme in una
villa addobbata in pompa magna, ma confinante con le
baraccopoli.
In questo susseguirsi di festeggiamenti, la regista, mostra una
storia secondaria, in cui gli affetti e i piccoli gesti dei
servitori trascendono i conti per le spese del matrimonio, donando
anche a loro la possibilità di un amore puro.
E’ un India in cui coesistono griffe, mode, ristoranti, intasamenti
di traffico, riksowala, e gli imprevedibili black out elettrici: il
film con leggerezza e ironia evidenzia come si conservi la propria
identità pur assorbendo i modelli occidentali.
La tradizione del matrimonio, che supporta l’evento, indica come
tutti abbiano un ruolo preciso nella cerimonia e nei preparativi,
sia nella classe media sia nella più povera, che sia il
padre della sposa che si aggira con mazzette di rupie per pagare le
spese o l’operaio che deve montare i teloni colorati
Forse, sono proprio questi momenti così estemporanei che le
diverse realtà trovano un punto di contatto e un modo di
coesistere complesso quanto i vari livelli all’interno della
società castale.
L’amore è senz’altro l’esperienza che mette in contatto
tutte queste diversità sia esso organizzato o no.
Tornando al titolo, non poteva infine mancare il monsone, muro di
pioggia, prepotente e rumoroso che non risparmia nessuno, trasforma
in fango, ma che arriva a benedire e a suggellare un legame antico
più di 3000 anni.
Serena Penagini
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