16 giovani attivisti accusano lo stato americano del Montana di aver negato loro “il diritto a un ambiente pulito e salubre” previsto dalla Costituzione.
Lunedì 12 giugno in un tribunale di Helena, capitale del Montana, è iniziato un processo che ha già segnato la storia della giustizia climatica negli Stati Uniti. È infatti il primo in cui il governo di uno stato federato dovrà rispondere di aver negato ai suoi cittadini il diritto costituzionalmente garantito a vivere in un ambiente sano. Un caso che potrebbe aggiungere un tassello alle sentenze passate che hanno stabilito il dovere delle istituzioni di proteggere i cittadini dagli effetti dei cambiamenti climatici.
Davanti ai giudici si sono presentati 16 giovani attivisti residenti di età compresa tra i 5 e i 22 anni e residenti in Montana, che accusano lo Stato di aver messo in pericolo la salute dei propri cittadini appoggiando i combustibili fossili. L’accusa formale presentata dai querelanti, sostenuti da Our children’s trust, studio legale statunitense senza scopo di lucro, è che le politiche energetiche e ambientali protate avanti dal Montana negli ultimi anni confliggano con il “il diritto a un ambiente pulito e salubre”, contenuto nella Costituzione dello Stato.
Le storie dietro la causa contro lo Stato americano
Nella denuncia presentata i giovani hanno spiegato come i cambiamenti climatici abbiano inciso sulle loro vite. Grace Gibson-Snyder, 19 anni, ha riportato il caso degli incendi selvaggi che avvolgono regolarmente la sua città natale, Missoula, mentre il livello dell’acqua nei fiumi circostanti scende a vista d’occhio. Rikki Held, 21 anni, ha parlato delle difficoltà di approvvigionamento idrico del ranch di famiglia e delle relative conseguenze economiche e di salute.
Martedì è stata la volta di Mica Kantor, atleta 15enne, che durante la sua testimonianza ha raccontato come il fumo prodotto dagli incendi boschivi gli rende difficile gareggiare e che un medico gli ha prescritto un inalatore per aiutare i suoi problemi respiratori. Secondo quanto riportato da Associated Press, Kantor ha raccontato di quando, all’età di 4 anni, ha dettato una lettera rivolta ad un senatore locale – perché troppo piccolo per scriverla da solo – in cui esprimeva preoccupazione perchè a causa dei cambiamenti climatici era sempre più difficile correre o fare escursioni con la famiglia. Tra le tesimonianze anche quella di una pediatra Lori Byron, che ha riportato gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute fisica e mentale dei bambini, oltre che al moltiplicarsi dei casi di asma o di altri problemi respiratori.
Held contro Montana, uno scontro legale iniziato nel 2020
Il processo segna l’approdo in tribunale della causa Held vs. Montana, presentata nel marzo del 2020. Arriva sull’onda di una serie di scelte compiute dal governo repubblicano del Montana che hanno aperto a nuovi progetti riguardanti petrolio, gas e carbone. La richiesta specifica dei querelanti è quella di dichiarare incostituzionale una legge statale che impedisce alle agenzie di considerare l’effetto dei gas serra quando rilasciano permessi per lo sviluppo di combustibili fossili. La norma, sostiene l’accusa, confliggerebbe con l’articolo 3 della Carta del Montana, secondo cui tutte le persone hanno diritti inalienabili, tra cui quello “a un ambiente pulito e salubre”, mentre l’articolo 9 afferma che “lo Stato e ciascuna persona devono mantenere e migliorare un ambiente sano e pulito in Montana per le generazioni presenti e quelle future” e la premessa chiarisce che tutte le disposizioni valgono anche per le future generazioni.
Già nel 2011 lo studio legale che ora supporta gli attivisti aveva portato il caso all’attenzione della Corte suprema del Montana, senza che ci fossero risultati. Gli avvocati hanno quindi preferito costruire un’azione legale che partisse dal primo grado di giudizio, coinvolgendo la comunità locale che meglio di chiunque altro potesse portare sul tavolo i problemi concreti derivanti dalle politiche fossili dello Stato. Per ora sia il governatore Greg Gianforte che il procuratore generale Austin Knudsen, entrambi repubblicani, hanno respinto ogni accusa e contestato ogni fondamento scientifico che riconosca i combustibili fossili come causa dei cambiamenti climatico.
Per gli ambientalisti del Montana e, più in generale, per l’opposizione nazionale allo sfruttamento dei combustibili fossili, il processo potrebbe rappresentare un concreto punto di svolta, dal momento che cause simili sono già state respinte in quasi tutti gli Stati. Se il giudice riconoscesse i combustibili fossili come causa del riscaldamento globale sarebbe una sentenza storica per la giustizia climatica. Resta da capire quanto il riconoscimento legale della responsabilità delle aziende produttrici di combustibili fossili sui cambiamenti climatici possa tradursi in un concreto passo avanti dal punto di vista delle politiche.
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