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Cosa ci dice il caso Morgan sulla gestione della violenza di genere
Minacce, pedinamenti, insulti e revenge porn: sono alcune delle violente e gravi azioni che Marco Castoldi, in arte Morgan, avrebbe messo in atto contro la cantante e musicista Angelica Schiatti, con cui ha avuto una relazione in passato.
Come ricostruito per la prima volta da Il Fatto Quotidiano, in un articolo pubblicato il 10 luglio scorso, Morgan dal 2020 è accusato da Schiatti di stalking e diffamazione. Del processo, però, fino a questi giorni, non si era saputo niente, se non che nel 2021 l’artista era stato rinviato a giudizio dalla Procura di Monza. Proprio in questa occasione Morgan aveva dichiarato alla stampa: “mi vuole trascinare in Tribunale perché ho scritto delle poesie?”, ma l’articolo di Selvaggia Lucarelli per Il Fatto Quotidiano, mostra come quelli dell’artista non fossero esattamente versi romantici. Nel pezzo, infatti, sono presenti anche gli screenshot di alcune chat WhatsApp, pubblicate dalla giornalista anche su X, in cui Castoldi insulta Angelica Schiatti e la minaccia di diffondere immagini e video privati e intimi della cantante. Ma non solo, Morgan avrebbe contattato direttamente anche Calcutta, pseudonimo di Edoardo D’Erme, attuale compagno di Schiatti, insultandolo e usando pesanti espressioni razziste e omofobe.
Le reazioni che hanno messo in luce la violenza
Subito dopo la pubblicazione dell’articolo Angelica Schiatti ha rotto il suo silenzio con un post su Instagram in cui ha dichiarato di essersi sentita e di sentirsi ancora “molto sola e abbandonata dalle istituzioni” perché dopo quattro anni dalla denuncia la giustizia non ha espresso alcuna sentenza nei confronti di Castoldi, ma soprattutto non l’ha protetta in alcun modo.
Anche Calcutta dopo l’articolo del Fatto Quotidiano si è esposto sui social confermando quanto riportato e assicurando “che i fatti atroci riportati nell’articolo sono solo una piccola parte di quelli accaduti e hanno modificato la nostra vita più di quanto si possa immaginare”.
Il processo contro Morgan è sospeso
Tutto cominciò circa dieci anni fa quando Angelica Schiatti e Morgan si conobbero ed ebbero una breve frequentazione, finita con appuntamenti saltuari e buoni rapporti. Ma nel 2019 i due iniziarono un rapporto più intimo e burrascoso, troncato dopo circa tre mesi per volontà della cantante e musicista.
Successivamente a un’apparente accettazione da parte di Morgan, con l’inizio del lockdown nel 2020 Castoldi iniziò ad essere sempre più pressante e da qui: l’inferno. Cominciano lo stalking, i messaggi incalzanti, le minacce e Angelica Schiatti nel maggio 2020 lo denuncia e le autorità giudiziarie avviano il codice rosso, cioè il modo in cui è comunemente conosciuta la legge 19 luglio 2019, n. 69 nata per introdurre importanti disposizioni per aumentare le tutele nei confronti delle donne e dei soggetti deboli che subiscono violenze, maltrattamenti e atti persecutori.
Morgan subisce una perquisizione in casa, ma questo non cambia il suo comportamento nei confronti di Schiatti, la minaccia di rendere pubbliche immagini e video intimi e addirittura intimidisce la sua famiglia. Lo stesso Castoldi in una lettera inviata al settimanale Oggi aveva accusato la famiglia di Schiatti di averla sottoposta a un qualche imprecisato trattamento psichiatrico. Fino al fatto più grave, avvenuto nel 2021. Nell’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano Lucarelli racconta che l’artista avrebbe ingaggiato, dietro compenso “due ragazzi siciliani conosciuti online di cui uno pregiudicato (M.R. e L.P.) per pedinare Angelica e il suo nuovo compagno (il cantautore Calcutta). Chiede ai due “di portargliela” perché “ho bisogno di svuotare le palle” e li invita a “tirare un pugno in faccia a Calcutta”.
Nonostante la denuncia e il codice rosso, non è stata avviata alcuna misura cautelare per la protezione della cantante e musicista che ha subito le violenze. Dopo il rinvio a giudizio del 2021, sempre Lucarelli ha raccontato che il 10 ottobre 2023 è stata celebrata l’udienza preliminare, ma il processo non è mai proseguito e il 31 maggio 2024, davanti a un nuovo giudice i legali di Morgan hanno chiesto di trovare un accordo. Nonostante la ferma opposizione dell’avvocata di Schiatti, il giudice ha deciso di rinviare l’udienza al 13 settembre prossimo per tentare di trovare un’intesa tra la vittima e l’uomo accusato di stalking e diffamazione e, per ora, il processo è sospeso.
Gli avvocati di Castoldi, successivamente alla pubblicazione dell’articolo sul Fatto Quotidiano e all’attenzione mediatica guadagnata, hanno evidenziato che “nessun altro tipo di reato di revenge porn o maltrattamenti è contestato al signor Castoldi, come si è letto ad esempio sulla stampa e sui social, e tantomeno asserite condotte successive al settembre 2021”, proclamando l’innocenza del loro assistito poiché “nulla è stato ancora vagliato e tantomeno provato”.
La vita professionale di Morgan è andata avanti come se non fosse sotto processo per stalking
Nonostante la denuncia, la perquisizione seguita all’attivazione del codice rosso e l’inizio del processo, Morgan non ha mai smesso di apparire in televisione ed essere scritturato per programmi ed eventi pubblici. Ad esempio nel 2023, dopo che era già stato rinviato a giudizio, Castoldi si è assicurato una delle sedie riservate ai giudici di X Factor, salvo poi essere allontanato per “comportamenti inappropriati” che, però, non hanno nulla a che fare con i comportamenti violenti, la denuncia e il processo che coinvolgono Angelica Schiatti. In una nota Sky aveva comunicato che si era trattato di una valutazione fatta “a seguito di ripetuti comportamenti incompatibili e inappropriati, tenuti anche nei confronti della produzione e durante le esibizioni dei concorrenti” e di altre numerose dichiarazioni.
Come ha fatto notare Giulia Blasi in un articolo pubblicato su Valigia Blu, è difficile non fare un parallelismo con la vicenda che colpì Asia Argento nel 2018, quando, contrariamente a Morgan, fu immediatamente rimossa da X Factor dopo che Jimmy Bennet l’aveva accusata di violenza sessuale.
Lo scorso 4 maggio Castoldi ha persino partecipato a un incontro intitolato “Canzoni violente contro le donne: che fare?”, promosso dal Ministero della Cultura, presentato dal sottosegretario alla cultura Gianmarco Mazzi come “un’occasione di dialogo con il mondo della musica e del sociale sul tema dei testi violenti nelle canzoni e sui provvedimenti che il ministero della cultura intende proporre”.
Lo stesso Calcutta si era esposto su Instagram pubblicando alcune storie in cui annunciava di voler interrompere ogni suo rapporto lavorativo con l’etichetta Warner music Italia che, secondo le sue parole, aveva deciso di offrire un contratto a Morgan nonostante fosse a conoscenza dei fatti. Anche la cantante Levante aveva chiesto all’etichetta di prendere le distanze da Castoldi.
Solo dopo queste dichiarazioni pubbliche la società ha annunciato, il 10 luglio 2024, di aver interrotto “il rapporto contrattuale in corso con l’artista Morgan lasciando che la questione sia dibattuta nelle giuste sedi”. Recentemente, Morgan aveva anche annunciato che avrebbe condotto un programma sulla Rai e dopo la pubblicazione dell’articolo la televisione pubblica ha ricevuto numerose critiche per averlo coinvolto. La Rai ha quindi emesso un comunicato dichiarando di non aver stipulato alcun contratto con Morgan e che il progetto del programma menzionato non si era mai concretizzato, precisando di non avere in essere alcun accordo con l’artista.
La solidarietà ha fatto rumore più rumore della giustizia
Dopo aver reso pubblico il suo dolore e la sua paura, Schiatti ha ricevuto solidarietà da molte colleghe e molti colleghi del mondo della musica e dello spettacolo, come Elodie, Emma, Rose Villain, Andrea Delogu, BigMama, Annalisa ed Emma Marrone ma anche uomini come il cantante Tommaso Paradiso, per citarne uno.
Anche la fondazione “Una nessuna centomila“, dedicata alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, ha espresso la sua vicinanza ad Angelica Schiatti.
Ancora una volta ci troviamo di fronte alla solita situazione, di cui pagano le conseguenze, involontariamente, tante donne che hanno il coraggio di denunciare.
L’ondata di sdegno per la realtà dei fatti e di solidarietà che ha scatenato reazioni come quella dell’etichetta che aveva stipulato un accordo con Morgan, ora reciso, è sicuramente una buona notizia.
Questo però evidenzia anche come, quando si tratta di violenza di genere, la giustizia non riesce ancora ad essere uno strumento davvero efficace e spesso casi di violenza subiti da donne non famose, che non riescono ad attirare tanta attenzione come questo, finiscono nel peggiore dei modi: con un femminicidio.
Nonostante le denunce, il caso Morgan lascia sicuramente molto sdegno, ma scatena anche l’ennesima riflessione su quanto la politica, ma soprattutto la giustizia, in Italia prendano seriamente la violenza di genere.
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