Ogni anno 1,5 milioni di persone muoiono per l’inquinamento causato da incendi

Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet”, l’inquinamento atmosferico causato dagli incendi è legato alla morte di 1,5 milioni di persone ogni anno.

  • Un team di ricercatori ha pubblicato uno studio sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet a proposito dell’inquinamento atmosferico causato dagli incendi.
  • Il 90 per cento delle morti è concentrato nei paesi a basso reddito: un caso di ingiustizia climatica.
  • Per migliorare la situazione ci vogliono più investimenti, ma la Cop29 ha mostrato l’avarizia dei paesi più ricchi.

L’inquinamento atmosferico generato dagli incendi è responsabile di oltre 1,5 milioni di morti ogni anno a livello globale, con la maggior parte delle vittime concentrata nei paesi del sud del mondo. È quanto emerge da uno studio condotto tra il 2000 e il 2019, pubblicato recentemente sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.

Un incendio nelle foreste del Cile
Un incendio nelle foreste del Cile © iStock/Getty Images Plus

Il 90 per cento dei morti per inquinamento atmosferico sta in paesi a basso reddito

L’analisi avverte che il bilancio delle vittime potrebbe aumentare ulteriormente negli anni a venire, a causa dei cambiamenti climatici che rendono gli incendi più frequenti e intensi. La ricerca, portata avanti da un’équipe internazionale, ha esaminato non solo gli incendi boschivi ma anche le pratiche agricole di bruciatura dei campi, diffuse in molte regioni del mondo.

Secondo i dati, ogni anno 450mila decessi per malattie cardiache e 220mila per malattie respiratorie sono direttamente collegati all’inquinamento atmosferico causato dagli incendi. Le particelle fini e le sostanze tossiche rilasciate nell’aria compromettono gravemente la salute umana, con effetti particolarmente devastanti in Africa subsahariana, Cina e India.

Lo studio evidenzia che il 90 per cento delle morti associate agli incendi si verifica in paesi a basso o medio reddito. L’Africa subsahariana da sola rappresenta quasi il 40 per cento del totale. Tra i paesi con il maggior numero di vittime spiccano Cina, Repubblica Democratica del Congo, India, Indonesia e Nigeria.

In particolare, nel nord dell’India, i frequenti incendi illegali dei campi agricoli sono tra i principali responsabili di una nube tossica che avvolge periodicamente la capitale, Nuova Delhi. Le concentrazioni di particolato fine nell’aria superano di gran lunga le soglie di sicurezza stabilite dalle organizzazioni sanitarie internazionali, aggravando la già critica situazione sanitaria del paese.

Un’ingiustizia climatica ignorata ai negoziati

I ricercatori sottolineano come questa emergenza sanitaria sia un chiaro esempio di ingiustizia climatica: le popolazioni dei paesi più poveri sono le più colpite. Le soluzioni per proteggersi dall’inquinamento da incendi – come spostarsi lontano dalle aree colpite, utilizzare purificatori d’aria o mascherine e restare in ambienti chiusi – sono spesso inaccessibili nelle regioni più vulnerabili. Per questo, lo studio chiede un’azione urgente a livello globale, inclusa l’erogazione di maggiori finanziamenti e l’implementazione di tecnologie a supporto delle comunità più colpite.

Eppure, proprio i finanziamenti sono stati proprio al centro dell’ultima Cop, la ventinovesima, durante la quale i paesi del sud del mondo hanno giudicato insufficiente l’aumento dei fondi promessi dai paesi più industrializzati per far fronte alle crisi climatiche. L’appello è chiaro: i ricercatori evidenziano che affrontare l’impatto degli incendi non è solo una questione ambientale, ma anche un’urgenza sanitaria e un atto di giustizia globale verso le popolazioni più fragili del pianeta.

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