Keenan Anderson era rimasto coinvolto in un incidente stradale. Gli agenti lo hanno colpito col taser e immobilizzato con forza. È morto per arresto cardiaco.
È morto John Lewis, storico leader per i diritti civili degli afroamericani
John Lewis aveva 80 anni ed era malato di cancro. Era l’ultimo leader in vita del movimento per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti.
Ha lottato fino alla fine, John Lewis: per la libertà, l’eguaglianza, la dignità di ogni essere umano. A sconfiggerlo è stato, nella notte di venerdì 17 luglio, un tumore al pancreas. Quella in difesa dei diritti umani e degli afroamericani è “una battaglia che dura tutta la vita”, aveva dichiarato recentemente.
Lewis è stato uno dei “big six”, i principali leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani tra gli anni Cinquanta e Sessanta, tra i quali c’era Martin Luther King. E oggi era un sostenitore degli attivisti di Black lives matter.
John Lewis: un battaglia lunga una vita per i diritti civili degli afroamericani
Un battagli lunga una vita: Lewis, nato in Alabama nel 1940, è stato uno dei primi freedom riders, gli attivisti che viaggiavano sugli autobus insieme ai bianchi per contrastare la segregazione razziale. Ha rischiato di morire per i pestaggi sull’Edmund Pettus bridge a Selma, sempre in Alabama, nella cosiddetta “bloody Sunday” del ‘65, quando seicento attivisti che stavano marciando sono stati attaccati dalla polizia con manganelli e gas lacrimogeno.
Il 28 agosto del 1963 Lewis ha parlato ad una folla oceanica dai gradini del Lincoln memorial a Washington. È lui che ha introdotto Martin Luther King prima che pronunciasse il famoso discorso I have a dream.
L’uomo, il politico
Dal 1986 Lewis era deputato della Georgia per il Partito democratico. È sempre stato rieletto ad ogni votazione da allora. Per almeno cinquant’anni è stato un protagonista della storia americana, sociale e politica. Uno dei grandi leader della comunità afroamericana, da Martin Luther King a Black lives matter.
La speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha ricordato Lewis come “un gigante del movimento dei diritti civili la cui bontà, fede e coraggio hanno trasformato la nazione”. Anche da parlamentare Lewis è rimasto fedele ai suoi ideali: negli anni Novanta si è fatto arrestare più volte fuori dall’ambasciata del Sudafrica per i picchetti contro l’apartheid.
Dal Lincoln memorial a Black lives matter
Storia personale, storia politica e lotta culturale per i diritti degli afroamericani, ma non solo. Nel giugno del 2016 John Lewis ha partecipato “all’occupazione” simbolica della Camera per chiedere leggi sul controllo delle armi. Ha boicottato fin dal suo insediamento l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tanto da spingere per il suo impeachment.
Infine, e siamo alla cronaca degli ultimi mesi, Lewis si è commosso rivedendo le strade piene di giovani americani – “non solo black”, come ha avuto modo di sottolineare – dopo la morte di George Floyd. “Mi hanno fatto piangere. Questa è una battaglia che dura tutta la vita”. Quella di John Lewis finisce qui. Ma i suoi ideali continueranno a camminare per le strade.
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