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Il fenomeno riguarda gli elefanti femmina e, si è ipotizzato, potrebbe essere un adattamento al bracconaggio, ma la spiegazione è probabilmente un’altra.
Per quindici anni, dal 1977 al 1992, il Mozambico è stato teatro di una cruenta guerra civile che ha martoriato la nazione lasciandola in una situazione di instabilità politica. Oltre all’elevato numero di vittime umane, sono morti nel conflitto tantissimi elefanti. La fine delle ostilità non ha però garantito tranquillità ai pachidermi, il bracconaggio è infatti una piaga molto diffusa in Mozambico, anche a causa del minore controllo del territorio rispetto ad altre nazioni africane.
Solo nella riserva nazionale del Niassa, nella parte settentrionale del Paese, al confine con la Tanzania, dal 2011 sarebbero stati abbattuti quasi 11mila elefanti, circa il 70 per cento della popolazione dell’area protetta, massacrati dai bracconieri per ottenere le loro preziose zanne. I cacciatori di frodo potrebbero però ritrovarsi senza zanne da tagliare, un recente studio, non ancora pubblicato e annunciato su National Geographic dalla cofondatrice di Elephant Voices, Joyce Poole, ha infatti rivelato il numero di femmine di elefante che nasce senza zanne è in costante aumento.
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La ricerca, condotta nel parco nazionale di Gorongosa, ha evidenziato l’accentuarsi di una tendenza già riscontrata in altre zone e che riguarderebbe, in quest’area protetta del Mozambico, quasi un terzo delle femmine: la generazione nata dopo la fine della guerra nel 1992. Il 32 per cento delle duecento femmine adulte presenti nel parco è privo di zanne. Solitamente, tra le femmine di elefante africano (Loxodonta africana), l’assenza di zanne riguarda il 2-4 per cento degli esemplari.
La coincidenza tra il massiccio incremento del bracconaggio e la “perdita” delle zanne, ha fatto ipotizzare i ricercatori che il fenomeno possa essere una sorta di risposta evolutiva degli elefanti ai bracconieri. “È possibile che il bracconaggio abbia determinato una selezione artificiale degli elefanti senza zanne, che avrebbero trovato così un ‘trucco’ per sopravvivere all’uomo – ha commentato Luigi Boitani, zoologo dell’università Sapienza di Roma ed esperto di biologia della conservazione. – L’ipotesi però, per quanto suggestiva, è ancora tutta da verificare: è altrettanto plausibile che la scomparsa delle zanne sia un semplice fenomeno di deriva genetica, dovuto a una modifica casuale della variabilità genetica che in popolazioni così piccole potrebbe aver portato questo carattere a essere sempre più diffuso”.
La risposta a questo quesito potrebbe essere più semplice, e triste, del previsto e annidarsi proprio nella genetica. È infatti più probabile che i geni delle zanne grandi siano stati spazzati via insieme agli esemplari che li portavano. Gli elefanti maschi caratterizzati da grandi zanne sono i più ambiti dai bracconieri, infatti quelli che vengono definiti “tusker”, ovvero maschi che, per una variante genetica, sviluppano zanne di enormi dimensioni, talmente lunghe da sfiorare il suolo, sono praticamente scomparsi.
Quale che sia la causa di questo fenomeno i ricercatori stanno cercando di capire come cambierà la vita degli elefanti con la progressiva scomparsa e riduzione delle dimensioni delle zanne. Le zanne, che non sono altro che gli incisivi superiori allungati, sono infatti importanti per questi enormi mammiferi, che le usano per bere, scavare, scorticare alberi o impressionare le femmine, ma anche per gli equilibri ecosistemici, dalle attività degli elefanti (ritenuti una specie chiave) dipendono infatti molte creature più piccole e la salute degli habitat che frequentano.
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