Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Msf salva 850 migranti. Ma recupera i cadaveri di 21 donne
Le navi Aquarius e Bourbon Argos rientrano con più di 850 migranti a bordo. Recuperati i corpi senza vita di 21 donne e di un uomo.
Erano in 209, ieri, in mezzo al mare. Ammassati su due gommoni tra la Libia e l’Italia, alla deriva. A salvarli è stata la nave Aquarius, gestita in collaborazione da Medici senza frontiere e da Sos Méditerranée. Ma erano partiti in 231, almeno: i corpi di 21 donne e di un uomo sono stati infatti recuperati senza vita.
“Cadaveri per ore in mezzo ai sopravvissuti”
“Quando la nostra equipe si è avvicinata al primo gommone – racconta Jens Pagotto, capo missione di Msf per le operazioni di ricerca e soccorso – ha visto dei cadaveri che giacevano sul fondo dell’imbarcazione in una pozza di carburante. I sopravvissuti hanno passato diverse ore a bordo con i cadaveri. Molti di loro sono troppo traumatizzati. Non è ancora chiaro come queste donne siano decedute”.
Complessivamente, sulla Aquarius sono stati accompagnati 177 uomini e 32 donne, tra i quali due ragazze incinte e 50 bambini, di cui 45 non accompagnati. “Quello che è chiaro – ha aggiunto Pagotto – è che questa perdita di vite non era necessaria ed è il risultato di una risposta globale insufficiente e inadeguata” alla crisi dei migranti. “Le politiche attuali non stanno funzionando. Quante altre vite dobbiamo perdere in mare prima che le persone che necessitano di assistenza e protezione abbiano un’alternativa più sicura?”.
La Bourbon Argos attracca con 628 migranti a bordo
Mentre la Aquarius cominciava la sua navigazione verso le coste italiane, a Pozzallo, in Sicilia, attraccava un’altra delle tre navi gestite da Medici senza frontiere: la Bourbon Argos. A bordo, 628 migranti, di cui 101 donne e tredici bambini (uno di soli sette mesi). Recuperati al largo della Libia, di fronte a Sabratah in una serie di operazioni di soccorso.
“Anche in questa occasione quando siamo arrivati per effettuare le operazioni di soccorso, due dei gommoni erano già sgonfi su un lato e avevano cominciato a imbarcare acqua” ha spiegato Kim Clausen, coordinatore delle operazioni di Msf sulla nave. I responsabili della ong sottolineano che ormai i barconi viaggiano in condizioni sempre più pericolose: con poco carburante, pochissimo cibo, pochissima acqua. Nessun giubbotto di salvataggio, niente bussole o radio.
Per questo l’associazione umanitaria chiede “l’istituzione di canali legali e sicuri che consentano ai richiedenti asilo di raggiungere l’Europa senza essere costretti a pagare i trafficanti per la pericolosa traversata del Mediterraneo”.
Immagine di apertura: ©Gabriel Bouys/Afp/Getty Images
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