Biologico

La storia della riscoperta del Muetto, antico vitigno che fa rinascere una valle e il suo senso di comunità

Non si parla solo di vino quando si racconta il progetto di iscrizione del Muetto al registro delle varietà viticole piemontesi. È la vita di un territorio.

È una bella storia quella del Muetto. Perchè parla di qualcosa che nasce – o meglio rinasce – in un periodo in cui tutto sembra farci pensare solo a ciò che non c’è più o ci manca. E come spesso accade, è dal proprio territorio, curandolo e amandolo, che arrivano i doni migliori. Così, dalla terra è rispuntato un vitigno, tipico della val Borbera – una delle valli più remote e selvagge d’Italia, nell’Appennino ligure-piemontese.

Grazie all’impegno di due diverse realtà agricole della zona, ora, il vino che non esisteva, può essere prodotto. Tutto grazie a un crowdfunding che ha puntato sul senso di comunità e partecipazione che, evidentemente, non è ancora sopito nei cittadini. Un’impresa agricola di rinascita che è un bell’esempio di come si possa valorizzare il propro territorio.

Questo vino non esiste: la rinascita del Muetto

Lo scopo è abbastanza semplice: iscrivere al registro delle varietà viticole piemontesi il Muetto. Ma cos’è il Muetto? Si tratta di un vitigno antico, molto tipico, ma abbandonato. A “riscoprirlo” sono state due giovani realtà agricole, Cascina Barbàn e Nebraie, che curando le proprie vigne l’hanno ritrovato e, insieme, hanno deciso di coltivarlo. Farlo però è illegale, perché non è autorizzato. Sembra assurdo ma è così. Da qui l’idea, prima di tutto, di unire le forze e poi di cercare anche appoggio e fondi da chi crede nel valore della terra, come questi contadini.

Oggigiorno sembra che di agricoltura si parli sempre meno – specie di quella che salvaguarda il territorio e che non lo sfrutta senza farsi domande – ma invece, forse, molti cittadini continuano a credere che tutto questo sia una risorsa. Così, accendendo un crowdfunding allo scopo di raggiungere la somma necessaria alla registrazione, i nostri moderni coltivatori hanno raggiunto in breve tempo oltre il doppio della cifra richiesta. Un sogno che si avvera. E sappiamo bene quanto ce ne sia bisogno in questo momento, soprattutto in una valle per lo più sconosciuta e poco abitata. Il risultato oggi è una varietà vinicola che non andrà persa e sarà patrimonio di tutti. Non solo della val Borbera, ma dell’Italia intera.

Muetto, uva
Il Muetto © Maurizio Carucci

Le caratteristiche del vitigno Muetto

È bene sapere però che quella del Muetto non è solo una bella storia ma è anche frutto di un lavoro che viene da lontano e dal desiderio di non dimenticare e perdere il proprio passato. Le radici. Maurizio Carucci di Cascina Barbàn infatti già nel 2015 in val Borbera – territorio di confine a cavallo di quattro province: Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza – cominciò a “muoversi” per sapere quali fossero le varietà presenti nei suoi vigneti vecchi.

Per farlo si è rivolto a un esperto, Stefano Raimondi, ampelografo di professione e collaboratore del Cnr. L’ampelografia (dal greco ἂμπελος (ampelos)= vite + γραφὶα (grafia)= descrizione) è la disciplina che studia, identifica e classifica le varietà dei vitigni attraverso schede che descrivono le caratteristiche dei vari organi della pianta nel corso delle diverse fasi di crescita. Grazie alla sua professionalità, insieme sono riusciti a censire tutte le varietà presenti (più di venti varietà d’uva diverse) e a scovarne alcune interessanti tra cui una, che si è rivelata essere molto tipica nella valle, forse abbandonata perché poco colorata, o perchè, banalmente, nessuno aveva mai posto l’attenzione su di lei. Il Muetto di cui vi raccontiamo.

È un vino rosso scarico, dal colore acceso e vivido, semiaromatico, dai profumi di rosa, ciliegia, ma anche pesca, acacia e molto altro ancora. Il Muetto ha una buona capacità di accumulare zuccheri, matura presto e germoglia tardi. Sembra conoscere alla perfezione il clima della valle: infatti è precoce nel senso che l’uva matura intorno alla metà di settembre e germoglia quasi due settimane dopo gli altri vitigni.

Una pianta perfetta per l’Appennino, dove le gelate tardive sono frequenti e le temperature a settembre possono scendere anche sotto i dieci gradi. È divertente, generoso, semplice ma mai banale, così lo descrive chi l’ha bevuto.

Maurizio Carucci con il Muetto in mano
Maurizio Carucci di Cascina Barbàn © Maurizio Carucci

La forza della comunità: Paradiso val Borbera

Il successo di quest’impresa lo ha fatto sicuramente la comunità: dapprima quella territoriale che si è riunita nel “collettivo” Paradiso val Borbera che ha portato avanti questo progetto, ma poi anche quella di semplici cittadini a cui sta a cuore la terra, il vivere in maniera sostenibile e sana, la salvaguardia della biodiversità e delle eccezionalità di cui il nostro paese è colmo.

Una settimana fa, abbiamo raggiunto e superato il risultato che ci eravamo posti e in quello stesso momento abbiamo…

Posted by Paradiso Val Borbera on Thursday, November 26, 2020

Anche per questo, tutte le persone che hanno sostenuto la registrazione del Muetto, riceveranno come ricompensa prodotti ed esperienze sul territorio della val Borbera. Lo scopo è semplice: far conoscere a più gente possibile ciò che di bello c’è in questa regione così remota, selvaggia e ancora naturale. A cominciare proprio dai vigneti: non sarebbe magnifico fare presto un pic-nic tra i filari di Muetto gustando i prodotti tipici della valle?

Ricominciare a pensare ai luoghi in cui viviamo come casa nostra, qualcosa che ci appartiene profondamente e che ci determina perché ci ha dato radici, può essere l’inizio di quel cambiamento di cui molti parlano, specie in questi mesi, ma che forse è soltanto, un ritorno al passato. Felicissimo per molti aspetti.

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