Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Il caffè come mezzo per portare avanti pensieri condivisi di sostenibilità
La nuova esperienza museale del Muse di Trento dedicata alla sostenibilità si estende anche nella caffetteria interna, che fa parte della community dei Coffee Defenders Lavazza.
Al Muse, Museo delle scienze di Trento, scienza, sostenibilità e caffè sono in un equilibrio perfetto anche grazie alla totale condivisione di valori e intenti tra il museo e la sua caffetteria interna, il Muse café, entrambi parte della community dei Lavazza Coffee Defenders. La nuova esperienza museale si estende così al suo punto ristoro, che propone le miscele sostenibili della gamma La Reserva de ¡Tierra! Lavazza, in totale armonia con quanto vissuto dal visitatore all’interno della nuova area dedicata alla consapevolezza ambientale del museo, anch’essa realizzata in collaborazione con il Gruppo Lavazza. In questo caso più che mai, il caffè diventa un potente mezzo per portare avanti pensieri condivisi di sostenibilità.
Inaugurata lo scorso 4 ottobre, la nuova Galleria della sostenibilità del Muse è uno spazio espositivo di quattrocento metri quadrati completamente riallestito per affrontare le principali tematiche legate al cambiamento globale che stiamo vivendo: dalla crisi climatica alla perdita di biodiversità, dall’aumento della popolazione alla lotta alle disuguaglianze sociali. Scopo dell’area è quello di avviare un dibattito, attraverso la cultura e le scienze, sui molteplici e possibili scenari futuri, ma non solo: l’area presenta al suo interno la Goal zero area, una selezione di casi concreti di ricerca e sviluppo, esperienze produttive e imprenditoriali che raccontano come anche il settore privato si stia muovendo verso modelli più sostenibili.
È ispirata al Goal Zero, l’obiettivo ideato da Lavazza nel 2017 allo scopo di diffondere a tutti il messaggio dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per coinvolgere tutti nell’impegno condiviso per un futuro sostenibile, per plasmare un forte senso di responsabilità e contribuire a innescare il motore del cambiamento.
Gli intenti del museo in ambito della sostenibilità si declinano in ogni ambiente del museo stesso e il Muse Café è uno di questi. Abbiamo incontrato Michele Lanzinger, direttore del Muse, che ci ha raccontato come è nata la collaborazione con Lavazza, il cui concetto di Goal zero trova spazio all’interno dell’area, mentre Paolo Martinelli, responsabile del Muse Café, ci ha svelato in che modo la caffetteria “dialoga” idealmente con il museo.
Quando è nata la collaborazione tra Lavazza e Muse e perché?
ML: C’è una nozione comune intorno ai musei e cioè che siano torri solitarie completamente isolate dal mondo. Il Muse, Museo delle scienze di Trento, è una cosa diversa: noi desideriamo sviluppare ragionamenti e creare relazioni con la società per unire cultura, scienza e società. Sulla nostra strada abbiamo incontrato persone, società, aziende e una di queste è certamente Lavazza, che proprio sul concetto di sostenibilità sta basando molte delle sue modalità di operare. Il rapporto con Lavazza è nato proprio in occasione del rifacimento di uno spazio molto importante all’interno del museo, la Galleria della sostenibilità, dedicata all’Agenda 2030 e a una nuova visione di futuro.
In cosa consiste il nuovo allestimento della Galleria della sostenibilità e cos’è la Goal zero area?
ML: Il progetto espositivo “Un piano per la sostenibilità” è dedicato ai temi che sono così importanti oggi da trovare tutte le nazioni a riflettere, a partire da Parigi 2015 con l’agenda per lo sviluppo sostenibile dell’Onu. Il tema del clima, della biodiversità, dell’importanza delle persone, sono aspetti che vengono sviluppati dal Piano per la sostenibilità, che però ha anche un’altra caratteristica: presentare chi opera per ampliare questi aspetti. La Goal zero area, spazio che abbiamo sviluppato con Lavazza, serve proprio a introdurci in questa dimensione positiva in cui Lavazza e altre aziende si impegnano nell’ambito della sostenibilità a trecentosessanta gradi.
Il Muse café, il locale all’interno del museo, nasce con una grande attenzione verso l’ambiente e il territorio. In che modo la caffetteria dimostra la sua attenzione?
PM: Da sempre Serenissima ristorazione è stata attenta ai temi di sostenibilità ambientale: scegliere di attuare pratiche sostenibili per noi è molto importante e ci permette di portare il nostro contributo, in linea con la filosofia del museo. Ecco perché abbiamo aderito con estrema facilità e naturalezza al progetto Lavazza Coffee Defenders e alla nostra clientela offriamo le miscele La Reserva de ¡Tierra! Alteco di Lavazza. Muovendoci in questa direzione, proponiamo inoltre ai nostri clienti prodotti da filiera trentina, coltivati entro trenta chilometri dal locale, biologici e certificati; utilizziamo detergenti naturali non chimici e poniamo molta attenzione all’utilizzo di tutti quegli accorgimenti che garantiscono l’assenza di spreco d’acqua, per esempio.
Secondo lei, in che modo la caffetteria “dialoga” idealmente con il museo?
PM: In linea con la filosofia del Muse, abbiamo cercato di ampliare l’esperienza di chi visita il museo, proponendo prodotti biologici e coerenti con quanto visto prima. È in questa ottica che proponiamo le miscele sostenibili Lavazza: perché siano una coccola finale da regalare al nostro cliente per prolungare la sua esperienza museale oltre l’area espositiva, anche all’interno della caffetteria.
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